Protesi mammarie Pip, acronimo di Poly Implant Prothese – chi ha subito un intervento di mastoplastica (additiva o ricostruttiva) effettuato con l’ausilio delle protesi Pip deve prontamente compiere un controllo sullo stato dell’impianto che indossa.
Le Pip sono protesi di provenienza francese, il “difetto” che gli viene attribuito è l’uso IMPROPRIO di silicone non medico; in altre parole le protesi incriminate non sarebbero riempite con il silicone precipuamente pensato ed usato per gli impianti chirurgici, ma, piuttosto, con comune silicone industriale. Questo “difetto” determinerebbe una maggiore propensione alla rottura e la fuoriuscita di materiale tossico, il silicone non medico – a differenza di quello ad uso chirurgico – è, infatti, cancerogeno.
A fronte di ciò è chiaro che lo stato di salute delle protesi deve essere prontamente controllato.
Laddove, poi, la regola del controllo e della “manutenzione” dell’impianto vale sempre (l’esame ecografico o mammografico – a seconda dell’età – deve costituire per le donne un appuntamento improrogabile e per le donne con protesi mammaria ancor di più).
Le Pip erano protesi a basso costo, rendevano, quindi, accessibile l’intervento a molte donne abbassando il prezzo complessivo dell’operazione, ciò ne ha favorito la diffusione. Si stima che nel nostro paese con le protesi Pip siano stati effettuati tra i 4.000 ed i 4.300 i impianti.
Attenzione: a tutela della salute della donna il Sistema sanitario nazionale si accollerà il costo degli interventi di espianto delle protesi Pip, quando, però, la rimozione sia strettamente necessaria, in primis ove si sia verificata o si dovesse verificare la rottura della protesi.
Questa notizia è stata offerta al pubblico dal ministro della salute Renato Balduzzi; si tratta di una decisione che nasce in favore delle donne e della loro salute, tenuto conto dal parere espresso ieri dal Consiglio superiore di sanità.
In vero le Pip sono state protesi a basso costo: di fatto l’impianto ab origine costava “meno” di altri, le protesi avevano un prezzo assai inferiore rispetto agli impianti certificati e più sicuri. Ma altrettanto vero è che le donne portatrici di protesi, scegliendo l’intervento al seno per risolvere i loro problemi, si sono affidate alle cure di un professionista e al medico spetta il compito di valutare la provenienza e la qualità dei materiali scelti; l’indagine sulla protesi, intesa come “strumento” chirurgico esula dalle competenze della paziente.
- Cosa deve fare una donna portatrice di protesi ma non a conoscenza della marca dell’impianto che indossa?
Deve prontamente contattare il chirurgo che ha effettuato l’operazione o la struttura sanitaria presso cui l’intervento ha avuto luogo e chiedere delucidazioni.
Ogni donna che si sottopone ad una mastoplastica additiva e\o ricostruttiva deve possedere la certificazione relativa all’impianto che indossa. Tale documentazione dovrebbe essere rilasciata dal medico che effettua l’intervento o dalla struttura presso cui l’operazione ha avuto luogo.
La “pericolosità” delle Pip era un fatto noto: tali protesi sono finite sotto accusa in Francia già nel marzo 2010. La scoperta e la denuncia dei loro gravi difetti ha fatto si che la fabbrica produttrice chiudesse i battenti: la produzione delle Pip è ferma da un anno.
Dal giugno dello scorso anno, inoltre, il Consiglio Superiore della Sanità – sulla base di una attenta valutazione del caso Pip – già invitava i medici a non usare tali protesi ed a contattare le pazienti con impianti Pip per effettuare prontamente un follow-up, teso a valutare lo stato di salute degli impianti.
Il Ministro della Salute, Renato Balduzzi, ha voluto sottolineare che rispetto alle Pip “non ci sono prove di maggiore rischio di cancerogenicità, anche se è stata evidenziata una maggiore possibilità di rottura e infiammazioni“.
In realtà il rischio di cancerogenicità si lega naturalmente alla qualità del materiale contenuto nell’impianto: il silicone industriale.
La valutazione dell’aumentato rischio di cancro in pazienti con le Pip di fatto non è possibile al momento perché questo tipo di giudizi richiede comparazioni statistiche di dati che si preciseranno negli anni futuri e che ora non sono neanche prevedibili.
Per di più è al momento difficile stabilire con esattezza quante donne indossino le Pip, tale difficoltà di calcolo ed individuazione dipende dal fatto che manca in Italia un Registro nazionale degli impianti protesici.