Marta Russo, Giovanni Scattone condannato per il delitto adesso insegna al liceo ove studiò la giovane assassinata
Giovanni Scattone, l’ex assistente universitario, accusato del delitto della studentessa Marta Russo e condannato a scontare una pena di 5 anni e 4 mesi per omicidio colposo, oggi insegna nello stesso liceo scientifico che la studentessa frequentava prima di seguire l’università, dove fu uccisa con un colpo di arma da fuoco.
I fatti:
E’ il maggio del 1997, da una finestra della facoltà di Giurisprudenza parte un colpo di pistola, che raggiunge e colpisce a morte la studentessa Marta Russo.
Solo dopo intense indagini, fu finalmente individuata la finestra dalla quale partì il colpo, negli uffici dell’istituto di filosofia del diritto e fu da quegli uffici che si raccolsero le prime testimonianze; testimonianze che fecero giungere all’incriminazione di due assistenti universitari: Salvatore Ferraro e Giovanni Scattone. I due assistenti si sono sempre dichiarati innocenti, ma i loro alibi vennero prontamente smentiti.
Il processo di primo grado si concluse con una condanna per omicidio colposo per l’assistito universitario Giovanni Scattone e di favoreggiamento per Salvatore Ferraro.
Giovanni Scattone ha scontato la pena di 5 anni e 4 mesi e dallo scorso settembre, insegna Storia e filosofia, nello stesso istituto frequentato da Marta Russo ai tempi del liceo.
Sembrerebbe quasi uno scherzo del destino!
Inutile dire che le polemiche non sono mancate, ma Giovanni Scattone replica così: “Sono innocente, ho scontato interamente la condanna nonostante non fossi l’assassino. I giudici hanno stabilito che posso insegnare perché non sono stato interdetto dai pubblici uffici e in sette anni nessuno dei miei studenti si e’ lamentato di me, anzi ho instaurato con tutti degli ottimi rapporti. Capisco il dolore dei familiari ma non sono stato io a uccider […] Rimarrò lì a insegnare fino a quando i miei studenti saranno soddisfatti di me – prosegue Scattone -. E poi e’ l’unica fonte di guadagno per me e mia moglie, entrambi precari. Non deve ricadere sulla mia vita quotidiana il fatto che sia stato vittima di un errore giudiziario, che ci sono state piste alternative non seguite, che la verità processuale non corrisponde alla verità dei fatti“.
Giovanni Scattone allude molto chiaramente ad un impunito… ma questo chi potrà mai saperlo? Certo è, che questo ruolo di educatore di giovani è una bella sfida.
Resta un dubbio emblematico se la legge riconosce un individuo reo di avere ucciso, essersi macchiato di un tale delitto, può – anche solo in teoria – essere compatibile con la responsabilità dell’ insegnamento?