Immaginando un adulto intento a leggere una fiaba ad uno o più bambini, noi grandi commettiamo spesso un errore interpretativo che può indurci a sottovalutare il valore della lettura ad alta voce: tendiamo a considerare l’atto di leggere come azione (così, l’adulto che legge è, nella nostra immagine mentale, la parte attiva) e, all’opposto, valutiamo l’ascolto come passivo (in quest’ottica, guardiamo al bambino che ascolta come alla parte ricevente della relazione). Ma le cose non stanno così, l’ascolto del bambino esposto al reading alaud è attivo e generativo. La lettura ad alta voce, infatti, genera nuove competenze nel bambino che vive l’ascolto come una reale esperienza.
Benefici della lettura ad alta voce e motivazioni chiave
Intendiamo per lettura ad alta voce e condivisa quella condotta dalla voce narrante dell’adulto in favore del bambino che ancora non ha sviluppato autonome competenze per leggere e comprendere il testo da solo.
Sono benefici della lettura ad alta voce:
- sviluppo della creatività e dell’immaginazione in assenza;
- potenziamento della comprensione linguistica e del linguaggio espressivo;
- perfezionamento della comprensione para verbale e della sua stessa espressione;
- sviluppo empatico e potenziamento delle social skills, dai 4 anni in poi la lettura di immedesimazione sostiene lo sviluppo della capacità del bambino di mettersi nei panni dell’altro e di comprenderne intenzioni e bisogni, oltre che di comprendere la ricaduta delle proprie azioni (TOM- Teoria della Mente);
- accrescimento delle competenze di problem solving e della resilienza;
- sviluppo di una generale curiosità verso lettura e scrittura.
Tutto ciò senza considerare che la lettura immedesimativa aiuta il bambino a sentirsi autoefficace.
Creatività, immaginazione in assenza, capacità di problem solving, autoefficacia e resilienza, nonchè sviluppo delle competenze empatiche hanno un peso sull’evoluzione del cervello umano e sul suo funzionamento in termini individuali e relazionali. Pertanto leggere influenza l’evoluzione della persona umana nella sua trasformazione da bambino ad adulto e nella sua costruzione morale. È per questo che risulta fondamentale considerare la lettura come una pratica educativa influente sul benessere emotivo del bambino e di importanza per la costruzione del suo bagaglio culturale.
Cosa leggere ai bambini
I libri destinati all’infanzia sono, per definizione, gli albi illustrati.
Già prima di questi è consigliabile mettere nelle mani dei bambini libri di stoffa, multisensoriali, dotati di sonagli, specchietti, stoffe di consistenze e percezioni tattili diverse tra loro. Spesso si rischia di confondere i visual quiet book con giocattoli, di fatto sono primi libri che già educano il bambino alla gestione del “libro come strumento”.
Si può passare, successivamente, ai libri cartonati rigidi, badando bene alla resistenza dei materiali e considerando il fatto che i bambini molto piccoli tendono a portare anche i libri alla bocca, lo fanno in un’esplorazione del mondo che si soddisfa anche attraverso l’oralità.
I primi libri possono essere proposti quando il bambino ancora non sta seduto da solo, si pensi, per esempio, alle fisarmoniche in bianco e nero di Tana Hoban.
Dai 6 mesi in poi, e non appena il bambino sta seduto anche con appoggio, il piccolo può maneggiare i suoi primi albi cartonati, come “Dov’è il mio Leone”.
Sin dalla vita prenatale il bebè può e dovrebbe essere esposto alla lettura ad alta voce.
Come si legge un albo illustrato
Gli albi illustrati hanno la capacità di assecondare il bisogno del bambino di tradurre il concetto in esperienza e, di fatto, favoriscono questo processo attraverso la mediazione del disegno. Pertanto, vanno considerati come opere sinergiche articolate intorno a immagini e parole che si supportano a vicenda e cooperano alla comprensione e metabolizzazione del racconto.
Le illustrazioni e il corpo scritto dell’albo non parlano, però, la stessa lingua poiché, mentre le parole hanno bisogno della voce dell’adulto, le imagini, invece, si esprimono in forma visiva e devono incontrare gli occhi del bambino. Questo ci suggerisce come va letto un albo:
mentre l’adulto traduce lo scritto in parlato, il bambino deve essere messo in condizione di guardare le illustrazioni e la voce narrante deve fare attenzione ai tempi dell’ascoltatore, anche rallentando, fermandosi o dando chiarimenti.
Una buona lettura consente al bimbo di immergersi nella narrazione e di viverla come un’esperienza concreta: più la lettura sarà immersiva e la scrittura consentirà l’immedesimazione più il bambino (ri)troverà se stesso e i suoi vissuti tra le pagine del libro.
In questo senso è consigliabile selezionare albi di qualità, a partire dai 24-36 mesi preferite una narrativa forte, ovvero selezionate storie in cui il bambino possa specchiarsi con trame plausibili anche se pervase da elementi magici e accenti creativi.
Leggere ai bambini per superare paure e abbassare la quota d’ansia
Immaginiamo di vivere in una famiglia scossa dalle liti continue di fratello e sorella, scaramucce che spesso degenerano alzando la quota d’ansia di tutti, leggendo “La scatola magica” di Komako Sakai, per esempio, i piccoli di casa potranno ritrovare se stessi in Riko e suo fratello e letteralmente li vedranno mettere in atto quegli stessi comportamenti che fanno infuriare mamma e papà nella loro vita vera.
Tuttavia la narrazione è un ambiente pacifico che permette un ascolto (ri)elaborativo e non conflittuale. Molto probabilmente fratello e sorella ascolteranno la storia (ri)vivendo il loro quotidiano, ma lo faranno senza commenti, opposizioni o conflitti.
Vi sarà un silenzio esteriore rotto da un dialogo interiore scatenato dalle pagine del libro che, nello specifico de “La scatola magica” si concludono con l’incontro dei due “fratelli di carta”.
Il genitore attraverso la lettura “serve” il bambino, ovvero lo accompagna in un viaggio nel quale il bimbo è protagonista emotivo di una vicenda che lo rappresenta pur non raccontando esplicitamente di lui.
Volendo fare un altro esempio, un bambino che si sente discriminato può trovare una spinta positiva ne “Il pentolino di Antonio” comprendendo che una caratteristica personale non è necessariamente un limite anche se è inusuale, non comune o non facile da accettare e gestire.
Nel racconto il piccolo accetta di calarsi nella criticità che già vive nel quotidiano e non ne ha la stessa paura. Questo è possibile perché il bambino non sente il racconto come limitante, giudicante, stringente. Lui sa di poter uscire dalla narrazione in qualunque momento e sa che il racconto non può ferirlo.
Quindi, anche la narrazione di qualcosa che normalmente lo spaventa è e resta innocua perché il cervello del bambino riconosce lo spazio della lettura come pacifico.
Torna nuovamente l’importanza di rispettare i tempi di lettura del bambino: fermarsi, rallentare, dare chiarimenti sono atteggiamenti essenziali del lettore adulto.
Leggere ai bambini fortifica la relazione con l’adulto
L’importanza della lettura ad alta voce riguarda anche la relazione adulto-bambino: leggendo e a tuo figlio hai l’opportunità di educarlo alla continuità della cura, infatti gli doni un’esperienza incarnata e fatta insieme che si svolge in un tempo lungo dalla prima pagina del libro all’ultima (a volte per più sessioni di lettura e rilettura).
Iniziando e finendo un albo con il tuo bambino vivrai con lui un’esperienza di presenza e continuità in cui le parole ingaggiano emozioni che dall’interno del suo animo scatenano emozioni capaci di manifestarsi anche all’esterno traducendosi in sensazioni di gioia, stupore e brivido.
Queste emozioni plasmano il cervello, la reattività e i comportamenti del bambino. Il bambino che ascolta una storia, infatti, non ascolta e basta, nel suo cervello le parole udite costruiscono sinapsi, ingaggiano dialoghi interiori e così gli fanno vivere una vera esperienza mentale che lo cambia e lo rende più consapevole, più sicuro e in una sola espressione più grande.