Per febbre si intende l’innalzamento della temperatura corporea al di sopra dei 37-37,5°C (quando misurata a livello ascellare).
Noi genitori siamo spaventati dalla febbre e ossessionati dal termometro: ci basta la percezione di un innalzamento della temperatura corporea per misurare la febbre di continuo e spesso allertiamo il Pediatra senza tenere conto della reale differenza tra febbre e febbricola.
Quando la febbre è un’emergenza
In questo approfondimento ci proponiamo di individuare quelle situazioni in cui la febbre si accompagna a indizi di criticità dinnanzi ai quali è consigliabile chiamare prontamente il Pediatra.
È bene allertare il medico di famiglia del bambino o recarsi al Pronto Soccorso quando:
- la febbre interessa un bimbo tra gli 0 e i 6 mesi, prestando particolare attenzione ai bambino di età inferiore ai 3 mesi;
- la febbre supera i 40,5°C effettivi e resiste all’antipiretico;
- il malessere lascia il bambino così tanto affaticato da apparire letargico o risulta difficile farlo svegliare e-o si constata che è poco presente a se stesso;
- il bambino non riesce a mantenere una postura corretta (per esempio sbanda, non si regge in piedi) e-o non sostiene il collo;
- il collo è rigido (il bambino non riesce a toccare il torace con il mento);
- il bambino piange inconsolabilmente o piange ogni volta che lo toccate o lo muovete;
- il bambino manifesta difficoltà respiratorie;
- vi è tosse con difficoltà respiratoria che non passa dopo la pulizia del naso;
- si manifestano convulsioni, alle quali va prestata pronta assistenza e particolare attenzione soprattutto se il bambino ha meno di un anno d’età;
- si constatano difficoltà a deglutire e bere o il bambino perde saliva;
- alla febbre alta si accompagnano rush cutanei, occhi rossi, labbra e lingua arrossate;
- lo stato febbrile si prolunga o vi è una immediata ricaduta ovvero se la febbre è ritornata dopo almeno 24 ore di scomparsa.;
- alla febbre si associa vomito intenso, di norma il vomito si considera tale quando si superano i 5 episodi in poche ore. Se il vomito presenta sangue o risulta di colore verde scuro o di colore simile al caffè è importante riferirlo al Pediatra;
- il bambino sembra stare molto male (controllate che la situazione cambi dopo somministrazione di paracetamolo).
È necessario far visitare il bambino anche quando
- vomita e non evacua da 24 ore;
- appare disidratato, soprattutto se non riesce a bere;
- alla febbre si accompagnano dolori addominali insistenti;
- la temperatura corporea è persistente e alta, cioè sopra i 38°, da almeno 48 ore con contestuale scarsa risposta agli antipiretici.
Infine, consultate il pediatra entro le 24 ore dall’inizio della febbre se:
- la febbre supera i 38,5°C e il bambino ha meno di 2 anni;
- vi è dolore a urinare.
Rispetto alla somministrazione dell’antifebbrile (paracetamolo o ibuprofene che sia) è importante sapere che l’abbassamento della temperatura va valutato ad almeno 60 minuti dall’assunzione del farmaco. A qualunque età, se il bambino soffre di una malattia cronica l’insorgere della febbre pretende comunque una consulenza medica.
Febbre o febbricola, le differenze
In una larga approssimazione, che ci serve per rassicurare i genitori e per evitare misurazioni ossessive, possiamo dire che la vera febbre è quella dai 38° in poi, prima, ovvero tra i 37° e i 37.9°, si parla solo di febbricola.
Non è tanto importante il numerino sul termometro quanto capire quali siano gli agenti esterni che hanno cagionato la febbre e monitorare la risposta dell’organismo, ovvero come sta e come si comporta il bambino che ha la febbre. La maggior parte degli episodi febbrili che colpiscono i bambini, soprattutto nei picchi influenzali, dipende da agenti patogeni virali, più raramente l’infezione che scatena la febbre è batterica, mentre un ambiente troppo caldo o gli sbalzi di temperatura possono incidere sulla termoregolazione. Per esempio, non è mai buona norma misurare la febbre al bambino subito dopo che ha lasciato il letto caldo e carico di coperte.
Come si misura la febbre
In ambiente domestico, il modo consigliato per misurare la temperatura è la misurazione ascellare con un termometro tradizionale pediatrico. Abbiate l’accortezza di mantenere il termometro ben fermo all’interno della cavità ascellare. La temperatura che si ottiene da questa misurazione è sufficientemente attendibile e la misurazione stessa non risulta né invasiva né fastidiosa per il bambino.
Cosa succede al corpo del bambino quando ha la febbre
Il bambino si affatica quando la temperatura corporea sale. I genitori non devono, però, temere il comune affaticamento da febbre, il nostro corpo è programmato per innalzare la temperatura corporea quando vi è un’infezione in corso e, sebbene questo innalzamento consumi energie, la febbre serve a difendersi dalle aggressioni patogene.
Comunemente le infezioni virali rientrano spontaneamente tra i 7 e i 10 giorni con una intensità dei fenomeni febbrili che va gradatamente diminuendo.
Come affrontare la febbre
Il modo di affrontare la febbre cambia in base all’età del bambino.
Dopo i 3 anni, se il bambino gode di buona salute, e non vi sono indizi di complicazioni o altre patologie, la febbre in sé non è considerata un’emergenza. Comunemente, prima di ricorrere a una visita medica, i Pediatri suggeriscono una osservazione del piccolo paziente di almeno 2-3 giorni. In questo arco temporale basterà somministrare antipiretico all’occorrenza e curare una buona reidratazione del bambino.
Inoltre, a questa età il bimbo ha già maturato una capacità espressiva e relazionale e, in particolare con i genitori riesce a manifestare i propri stati fisici e eventuali malesseri. È diverso se la febbre interessa i bambini più piccoli che ancora non si esprimono con sufficiente chiarezza.
Tra gli 0 e i 28 giorni la febbre è sempre un’emergenza improrogabile. Pertanto, quando un neonato manifesta febbre è indispensabile farlo visitare con assoluta prontezza, anche in Pronto Soccorso. Più ci sia avvicina ai 3 – 6 mesi più il pericolo febbre si ridimensiona. Non a caso, solo in questa fascia d’età (0-6 mesi) alla febbre possono seguire una serie di accertamenti clinici per valutare la bona salute complessiva del bambino. In caso di bambini molto piccoli sussiste anche la possibilità di un ricovero.
Comunemente la febbre non è clinicamente pericolosa ma ai genitori va raccomandata una stretta e attenta osservazione. In particolare, l’adulto è chiamato a rilevare eventuali sintomi spia di un aggravamento che il bambino potrebbe non riuscire ad esprimere per immaturità linguistica, relazionale ed emotiva.
Come valutare la disidratazione del bambino
Per dare sollievo al bambino febbricitante, una sufficiente idratazione è fondamentale. Sono indicatori di disidratazione:
- secchezza della cute e della mucosa orale (il bambino produce poca saliva e ha la bocca secca),
- occhi cerchiati,
- il bimbo fa meno pipì,
- stato generale di disorientamento e confusione,
- atonia,
- astenia.
Come il vomito, anche la diarrea può mettere a rischio disidratazione. In particolare, va attenzionata quando si protrae da più di 24 ore con più di 5-6 scariche al giorno. Il rischio di disidratazione aumenta se il bambino non assume liquidi e se è al di sotto dell’anno di età.