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Non si deve mai dire ai bambini: “Fai silenzio”

Dire a un bambino "Fai silenzio" o "Stai zitto" non gli permettere di cogliere il valore del silenzio e i benefici dell'ascolto. Come educare all'incanto del silenzio.

di Federica Federico

15 Settembre 2024

Il valore del silenzio per i bambini

La società nella quale viviamo e mettiamo al mondo i nostri figli è molto rumorosa, ogni giorno subiamo un insistente e imponente bombardamento di suoni e rumori. Il rischio è quello di trascurare il valore e l’importanza del silenzio, soprattutto per i bambini.

 

Spesso il significato del silenzio è perfino corrotto dalle esigenze performative della modernità (ovvero dalla tensione della società a realizzare e costruire sempre qualcosa di oggettivamente produttivo), ci basti pensare a tutte le volte in cui chiediamo ai bambini di obedire all’obbligo del silenzio. Costringiamo i piccoli a “fare silenzio” perché come adulti pensiamo e viviamo un mondo in cui lo slancio esplorativo e indagativo del bambino è ormai perduto: stai zitto in classe, parla solo quando interrogato; stai zitto in chiesa, qui non si parla; stai zitto in casa, queste sono cose da grandi, eccetera. 

 

Frasi da dire al bambino per educarlo al valore del silenzio, anziché dire “Stai zitto”

  • “Provate ad ascoltare tutto quello che dice la Maestra durante la spiegazione, dopo potrete fare le vostre domande”;
  • “Qui bisogna stare zitti zitti per ascoltare il sacerdote, i canti e le letture. Tutti vengono qui per ascoltare, proviamoci anche noi! Se avrai qualche domanda o bisogno fammi un cenno, se sarà proprio urgente urgente, potremo andare a parlarne fuori”;
  • “Mamma e papà stanno parlando, rispetta il tuo turno oppure dacci qualche minuto per risolvere questa cosa importante, tra poco potrai dire cosa pensi o cosa vuoi e noi ti ascolteremo con attenzione”.

A differenza di affermazioni perentorie e conclusive, come “Fai silenzio”, “Adesso smettila di parlare” o “Parli troppo, stai zitto”, le frasi appena elencate danno centralità all’ascolto, laddove l’ascoltare altro non è che l’altra faccia della medaglia.In altre parole, anziché obbligare al silenzio, al bambino ne andrebbe spiegato il valore affinché, di volta in volta, possa essere lui stesso a cogliere l’opportunità di “mettersi in ascolto”.

 

Il bambino, a maggior ragione un bimbo di oggi assordato dai rumori, ha bisogno di fare esperienza col silenzio per apprezzarne l’equilibrio e la pace.

 

Dare valore al silenzio

Troppo spesso si percepisce una considerazione negativa del silenzio inteso come mancanza. In questo senso il bambino in silenzio viene visto come chiuso, inoperoso o inattivo e, dove vi sia silenzio, l’adulto sembra percepire un vuoto, una mancanza o un’assenza che sente l’istinto irrefrenabile di riparare distogliendo il bambino dalla sua pace.

 

Al di fuori di quei casi in cui il bambino si dimostri disinteressato alla comunicazione, casi che richiedono un’attenzione particolare e un confronto col Pediatra di famiglia, il bimbo silenzioso potrebbe, piuttosto, essere un animo riflessivo. Nell’articolo “Il potere del silenzio delle mamme” abbiamo già esaminato la questione sotto il profilo montessoriano definendo anche la cosiddetta area di pace della riflessione. Qui intendiamo cogliere nel silenzio le radici del logos del bambino e del suo potenziale riflessivo.

 
Bambino in silenzio
Bambino in silenzio, il potere dell’ascolto e la pace senza rumore – effetti sullo sviluppo emotivo e sulla crescita.

Quando e perché non violare il silenzio di un bambino

Mentre sta in silenzio, per esempio, incantato dinnanzi a una costruzione appena realizzata, a un tramonto, a un adulto che pesca e al procedere di un viaggio col naso incollato sul finestrino di un treno, il bambino non sta facendo altro che riflettere su ciò che il mondo gli offre di osservare e vivere. In altre parole, nel corso dei suoi silenzi, il bimbo dà senso agli input che raccoglie dall’esterno.

 

Il silenzio serve al bambino per rimettere in fila i pezzi, gli accaduti e le impressioni, ovvero per darsi delle spiegazioni. Ciò senza contare che il silenzio è concentrazione, infatti accompagna molte azioni impegnative, anche quando il piccolo sta mettendo a punto i suoi meccanismi, ovvero provando e riprovando come si fa a fare qualcosa.

 

In questo senso il silenzio assume una sua sacralità e non va violato perché romperlo equivarrebbe a interrompere un processo in fieri del bambino, un suo iter di sviluppo. 

 
Bambini incantati davanti alla televisione
Bambini incantati davanti alla televisione

Che differenza c’è tra il silenzio incanto e quello ipnotico

Un bambino di 8-12 mesi è avvolto in un silenzio incantato ogni volta che, per esempio, sfoglia un Visual Book, alcuni dei quali, come quelli in bianco e nero, hanno una portata di stimolo multi sensoriale (tema, questo, approfonditamente trattato nelle Guide alla lettura edite da Coop). L’oggetto libro nelle sue mani si trasforma in un’esperienza su molti piani: il bimbo sperimenta le dimensioni, le consistenze, i colori, le impressioni visive e tattili. Dinnanzi a questo mare di emozioni, il silenzio è decodificazione e immersione nelle sensazioni.

 

Un bambino esposto a uno schermo, invece, è ipnotizzato da suoni e immagini così tanto veloci da apparire ai suoi occhi come inafferrabili e il suo più che un coinvolgimento esplorante e sperimentante è un abbandono frastornato. In questo senso è eccessiva l’attuale esposizione dei bambini a schermi, anche connessi alla rete, ne abbiamo parlato nell’articolo “Giardini dei bambini, valenza moderna di un vecchio metodo pedagogico”.

Differenziare l’incanto del bambino dall’ebrezza degli schermi è essenziale per compiere scelte educative corrette.



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