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Figli che uccidono i genitori: quando e perché

I figli che uccidono i genitori, profilo psicologico: sono per lo più adolescenti dall'apparenza normale che covano frustrazione, solitudine e senso di non appartenenza.

di Federica Federico

03 Settembre 2024

Figli che uccidono i genitori: quando e perché

La cronaca nera ci ha spesso restituito dolorose vicende di figli che uccidono i genitori, ricordiamo il caso di Erika De Nardo, che scosse l’intero Paese, come il delitto di Montecchia di Crosara, ovvero il caso di Pietro Maso. All’alba di un Settembre come tanti, un altro figlio si è macchiato del sangue della sua famiglia, è accaduto a Paderno Dugnano (Milano) nella notte tra l’ultimo sabato di Agosto e la prima domenica di Settembre. Riccardo, questo il nome del giovane figlio killer, ha tolto la vita al fratellino di 12 anni, alla loro mamma e al loro papà, lo ha fatto aggredendoli con un’arma da taglio recuperata tra i coltelli della cucina.

 

Stage di Paderno Dugnano, i fatti in breve:

Alle 2:00 della notte tra sabato e domenica (31 Agosto – 1°Settembre) Riccardo ha chiamato il 118 e ha chiesto aiuto parlando “in tono pacato”, come ha riferito l’operatore. La pattuglia della tenenza di Paderno, sopraggiunta sul posto ha trovato l’adolescente seduto su un muretto di fronte alla villetta dove viveva con la sua famiglia, era in mutande ed era sporco di sangue, tra le mani un grosso coltello da cucina, anch’esso intriso del sangue dei suoi familiari. 

 

La prima versione che il 17enne ha restituito agli agenti descriveva un solo omicidio, ovvero quello del padre, e per legittima difesa. In un primo momento, infatti, Riccardo ha declinato una bugia raccontando di un papà killer da cui era stato costretto a difendersi dopo aver assistito all’omicidio di sua madre e di suo fratello. 

 

In casa tre corpi, tutti dilaniati da diversi colpi di fendente, sarà l’autopsia a stabilire quanti colpi Riccardo abbia sferrato sui suoi cari. Sta di fatto che tutti indossavano un abbigliamento da notte e nessuno di loro è stato risparmiato alla gola, dettaglio, quest’ultimo, che ha colpito la stampa ed è stato variamente sottolineato. Non si può nascondere l’efferatezza di questo omicidio.

 

Riccardo, armato di coltello, ha colto il fratello nel sonno: come ha ucciso madre e padre

Le posizioni dei corpi suggeriscono che Lorenzo sia stato aggredito nel letto,  mentre i genitori sulla soglia della camerata condivisa dai figli: la mamma è stata trovata accasciata verso l’ingresso, il padre immediatamente dietro di lei, come se l’aggressione fosse partita per entrambi da dietro la porta della camera.

 

Quando, poche ore dopo il fermo, Riccardo ha confessato la sua verità, lo scenario si è chiarito:

  • per primo è stato aggredito Lorenzo che probabilmente si è destato dal sonno sotto i colpi inferti dal fratello e ha gridato;
  • la mamma accorsa è stata sorpresa dalla furia del figlio lanciando altre urla;
  • infine l’arrivo del papà, colto di sprovvista esattamente come la moglie. 

I vicini descrivono una famiglia serena, normale e perfetta, anche i parenti non si capacitano dell’accaduto. Solo la sera prima della strage, la casa era piena di amici e parenti per festeggiare il compleanno del padre, l’uomo è morto a 51 anni appena compiuti, come all’ombra della luce soffiata via dalle sue stesse candeline.

 

In che modo Riccardo appariva agli occhi del mondo

Riccardo, agli occhi di tutti, era un ragazzo timido ma senza turbe particolari, poco empatico, chiuso, ma assolutamente in nessun modo “disagiato”. La stampa restituisce il ritratto “sporcato” di un 17enne come molti: aveva partecipato alle finali nazionali dei giochi di matematica, che gli erano valsi, insieme alle sue doti, l’appellativo di genietto dei numeri, come lo chiamavano i compagni, e  di “piccolo Einstein” come lo chiamava la madre. Malgrado ciò tra pochi giorni avrebbe dovuto sostenere gli esami di recupero in matematica; il debito formativo lo aveva lasciato sorpreso e in disappunto ma non gli era stato fatto pesare e non pare che il movente stia nella scuola, nemmeno in ragion di danaro o in litigi particolari. Gli inquirenti ammettono che manca un movente in senso stretto, ovvero “tecnicamente valido dal punto di vista giudiziario”.

 

Figli che uccidono i genitori: le ragioni del parenticidio

Com’è possibile che un figlio si macchi di parenticidio così improvvisamente e senza una ragione apparente? Il neuropsichiatra e psicoanalista Massimo Ammirati attribuisce agli adolescenti un’urgenza che se mal gestita o mal canalizzata può esplodere nelle loro mani: l’urgenza di liberarsi dalla famiglia.

 

Quasi il 13% dei delitti efferati avviene in famiglia, ma è difficile immaginare che la furia omicida possa appartenere ai figli. In modo particolare, concepire l’omicidio di una madre o di un padre pone in grande difficoltà noi adulti che il figlio lo abbiamo generato, costruito nel ventre e nella mente. Di fatto, però, nella psicologia dell’adolescente l’adulto può rappresentare l’ostacolo all’emancipazione personale, la zavorra, l’antagonista. Ammirati invita alla riflessione quando sottolinea che il ragazzo più adattato non necessariamente è il “più sano”. Spetta a noi genitori scegliere la strada meno immediata e più faticosa: scavare l’animo dei giovani senza essere invadenti e avere cura di fortificare le loro autonomie.

 

È in questa contrapposizione endemica tra adulti ed ex bambini che si insinua “il germe” degli atti di ribellione e, per quanto questo possa apparire atroce e incomprensibile, un ragazzo che alimenta il suo isolamento e la sua solitudine può vomitare tutto il suo dolore in un estremo e violento atto di opposizione come l’omicidio.

 
Figli che uccidono i genitori: quando e perché
Figli che uccidono i genitori: quando e perché scatta la violenza fino all’omicidio

Il peso dell’ambiente sulla salute mentale dei giovani

Viviamo in una società così profondamente consumistica da deteriorare anche il tempo degli affetti. Ci concediamo poco tempo familiare, poco dialogo, poco incontro, poca penetrazione nella vita dei nostri figli e pretendiamo dalla famiglia un funzionamento sociale di facciata. È in quest’ottica che siamo portati a catalogare i nostri modi di essere e quelli dei nostri figli senza indagare i bisogni che sono a monte di talune manifestazioni che rubrichiamo facilmente come “caratteriali”. 

 

Un ragazzo chiuso può essere stato deluso più che essere timido; l’isolamento sociale può essere spia di funzionamenti atipici e pertanto, oltre a un carico di sofferenze, può determinare disorientamento; la riservatezza può essere l’officina dentro cui il ragazzo si chiude mentre costruisce la sua corazza e, ahimè, nelle corazze si può soffocare fino ad esplodere.

Su questa china scoscesa e dissestata le difficoltà di un giovane possono diventare disagi e i disagi malesseri che, a loro volta, riescono a scavare nelle ferite finché la violenza non si manifesta come sfogo.

 

La famiglia di Riccardo, in modo particolare, era reduce dalla festa di compleanno del padre celebrata la sera prima della strage. Questo elemento non è secondario, le feste, che comunemente dovrebbero incarnare momenti di gioia, possono fare da cassa di risonanza al dolore e alla frustrazione dei figli che già covano distorsioni e disagi profondi. Festeggiare significa celebrare, la festa è la celebrazione del futuro, il riconoscimento del proprio essere. In Riccardo la celebrazione del papà potrebbe avere amplificato il dolore di un ragazzo che ha dichiarato di essersi sentito “un corpo estraneo nella sua famiglia” e nella società.

 

Perché i figli che uccidono i genitori sono molto spesso adolescenti?

L’adolescenza è la terra di mezzo! A questa età il pensiero logico deduttivo non è ancora affinato, la vulnerabilità emotiva è massimizzata dal carico emotivo, cerebralmente il ragazzo è ancora fortemente influenzato dall’area limbica e dimostra di avere una scarsissima propensione al pensiero previsionale. L’adolescente vive moltissimo nel qui ed ora e resta ammantato e intriso delle emozioni del momento. Tutto ciò sensa considerare che si sente potente nel corpo e nelle energie intellettive ed è scarsamente capace di considerare l’inesperienza come un limite mentre l’aiuto che l’adulto vorrebbe fornirgli gli appare come un comando, una imposizione, un obbligo a cui resta recalcitante.

Insomma l’adolescente è “potenzialmente esplosivo”, molto di più rispetto al giovane adulto e all’adulto.

 
Figli che uccidono i genitori: quando e perché
L’eccesso di violenza nei parenticidi in cui il colpevole è l’adolescente

L’overkilling

Molti adolescenti reagiscono alle stimolazioni esterne che percepiscono come oppositore, limitanti o avverse in modo sovradimensionato rispetto “all’input ricevuto”. Anzichè sparare al nemico ne bombardano il campo solo per il sospetto che gli avversari siano armati, ciò senza considerare la provocata strage: questo in chiave figurata è l’overkilling degli adolescenti. 

 

Quando un Riccardo uccide non subito è presente a se stesso e in grado di capire che la violenza che sta impiegando nella sua azione lo pone in una condizione di non ritorno. Lui stesso ha dichiarato agli inquirenti che non aveva l’intenzione di sterminare la sua famiglia; a parte le fantasie di liberazione che sono proprie degli adolescenti, comunemente i figli non uccidono i genitori e i fratelli e un simile avvenimento raramente è frutto di una pianificazione.

 

Questo spiega perché tal volta accada agli adolescenti di agire senza una piena e completa padronanza degli eventi presenti e futuri. Gia poc’anzi ho sottolineato come di norma gli adolescenti hanno una fisiologica difficoltà previsionale.

 

I figli che uccidono i genitori sono adolescenti sofferenti e incapaci di manifestare se stessi agli adulti 

Qual è la posizione che l’adulto deve assumere rispetto all’adolescente affinché i due mondi che abitiamo, quello dei grandi e quello dei ragazzi, non rimangano estranei e non divengano antagonisti? Nè tanto né poco, direbbero i saggi e, di fatto, il genitore non può essere l’amico dei figli ma nemmeno può rimanere distante da loro. 

Una prossimità confidente è la posizione dalla quale si possono osservare i cambiamenti dei giovani. In modo particolare dobbiamo essere attenti ad alcuni sentimenti percepiti dai nostri ragazzi:

  • il senso di ingiustizia;
  • la frustrazione;
  • la scarsa auto-efficacia, tipica dei ragazzi poco autonomi che non  riescono a dimostrare a se stessi di essere capaci di fare da soli;
  • il disorientamento;
  • l’inquietudine;
  • l’isolamento, anche in seno alla famiglia;
  • la ricerca di emozioni forti che può dare spazio a dipendenze, aggressività, violenza, nonché ad autolesionismo;
  • ricerca di gratificazioni immediate, figlia di una scarsa resilienza e spesso foriera di una grande incapacità critica e auto-critica.

Dinnanzi alla impenetrabilità di un figlio non arrendetevi, chiedete aiuto alle istituzioni scolastiche e ove necessario rivolgetevi a un professionista.

 

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