Il ciuccio è un oggetto emotivo e non un oggetto qualunque, è questa sua caratteristica a rendere il distacco spesso difficile, lungo e complesso. In questo articolo Vitadamamma intende mettere a disposizione dei genitori una guida pratica su come togliere il ciuccio al bambino senza tagliarlo, sporcarlo, renderlo disgustoso, eccetera.
Lo scopo è mettere in campo un addio al ciuccio graduale che parta da un distacco destinato ad allargarsi nel tempo e che sia rispettoso del funzionamento del bimbo (per funzionamento qui intendiamo il modo di articolare i pensieri e guardare alle cose del mondo).
Che cosa vuol dire che il ciuccio è un oggetto emotivo?
Possiamo definirlo anche oggetto camomilla, come tutti gli oggetti transizionali è quel bene su cui il bimbo fa un investimento intimo, legato alla sua sfera emozionale e alla auto-consolazione.
Ci basti pensare che il bambino ciuccia per soddisfare un bisogno profondo, come quello di conforto, per scaricare ansia e stress oppure perché semplicemente è spaventato.
Questa breve descrizione come oggetto emotivo o oggetto camomilla ci consente di definire due caratteristiche del ciuccio:
- Sul ciuccio il bimbo fa un investimento di emozioni, esso ha quindi un peso nel suo sviluppo psico-emozionale;
- Rintraccia il rapporto mamma-bambino o figura prevalente di attaccamento-bambino restando anche strumento di emancipazione poiché diventa un sostitutivo del legame simbiotico col genitore.
In che modo il ciuccio aiuta l’auto-consolazione
Quando le nonne dicono a noi mamme: “Tuo figlio ha scambiato la tua tetta per un ciuccio” dimostrano la scarsa attenzione all’educazione emotiva e la scarsa penetrazione di una cultura educativa in questa direzione: è il ciuccio a “emulare la suzione e non tanto il contrario.
Il ciuccio in parte rievoca lo stesso piacere che dà il contatto con la mamma e scatena una sensazione di benessere che passa attraverso la stimolazione della bocca. Tuttavia il bambino col ciuccio è da solo col suo corpo, pertanto le emozioni e l’attaccamento non godono di una risposta proveniente dall’altro, ovvero dalla madre o dalle braccia del genitore. Quindi, in mancanza di calore, carezze, contatto, eccetera, il piccolo si attacca all’oggetto ciuccio “umanizzandolo” anche fino a cercarlo continuamente.
Perché il legame ciuccio-bambino può diventare “ingombrante”
Può accedere che la relazione tra il bambino e il ciuccio si faccia stretta stretta ed ecco che il piccolo usa ciucciare spessissimo, porta il ciuccio attaccato alla catenella e lo adopera ovunque e non solo di sera per fare la ninna.
L’uso del ciuccio attaccato ai vestiti del bambino è sconsigliabile. La catenella col ciucciotto mette quest’ultimo sempre nella disponibilità del piccolo limitandone i tentativi di gestire differentemente le proprie emozioni incanalandole altrove.
Il ricorso alla consolazione del ciuccio dipende dal cervello del bambino: per quanto speculare a quello dell’adulto per struttura, il cervello dei bimbi piccoli è ancora emotivo, il suo funzionamento è guidato dall’emisfero destro e quindi è orientato alle abilità non verbali, emozionali e creative.
Questo si traduce in una difficoltà del bambino a razionalizzare gli input provenienti dal mondo esterno: per lui il ciuccio non è un semplice oggetto. Inoltre non può comprenderne le implicazioni a livello di sviluppo della bocca, del palato, delle arcate dentarie o di evoluzione del linguaggio e perciò non capisce di doverlo lasciare per questo o quel motivo logico-razionale.
Qual è l’età giusta per togliere il ciuccio
L’età giusta per togliere il ciuccio è tra i 18 e i 24 mesi.
È consigliabile affrontare l’addio al ciuccio con gradualità garantendo al bambino la possibilità di essere protagonista del suo distacco.
Inutile anticipare troppo l’addio al ciuccio
Prima dei 18 mesi, il bambino può avere molto bisogno della compensazione della suzione, ancora non verbalizza, ancora sta sperimentando il distacco dalle figure di attaccamento e ha una bagaglio di esperienza emozionale piuttosto limitato che lo rende facilmente sregolato. Qui un approfondimento sul tema.
Come togliere il ciuccio: consigli pratici per i genitori
L’emotività del bambino resta l’argomento centrale in questo delicato step di crescita. Avere cura dell’emotività del bambino vuol dire avvicinare la strategia di abbandono del ciuccio al funzionamento cerebrale dei piccoli (ricordiamolo: tra le funzioni cerebrali del bambino prevalgono le risposte emozionali sollecitate dall’emisfero destro).
La prossimità e la sua importanza nell’addio al ciuccio
Togliere il ciuccio e basta, tagliarlo, sporcarlo e renderlo disgustoso, farlo “rubare” dalla fatina del ciuccio o da chi sa chi altri sono sistemi viziati dal punto di vista degli adulti e tradiscono l’ “umanizzazione” che il bambino ha fatto del ciuccio: il ciuccio è il suo amico, è l’alleato, è il conforto, è il rifugio.
Diversamente al bambino andrebbe garantito il diritto di gestire la sua relazione con l’oggetto fino a “decidere” di interromperla. L’esperienza di vicinanza col ciuccio non può essere tradita improvvisamente.
Lasciando il ciuccio nella prossimità del bambino si mette il piccolo in una posizione di “comando”: il ciuccio non lo ha abbandonato, è lì, esiste; tuttavia per una ragione che al piccolo sia comprensibile (per esempio il ciuccio è stanco perché è diventato vecchietto) il bambino stesso decide di non utilizzarlo, quantomeno non come e quanto faceva prima.
Come togliere il ciuccio con la scatolina del ciuccio
Se la fatina del ciuccio, per esempio, porta via il ciuccio di notte, il bambino, per quanto preparato, può sentirsi invaso e privato di qualcosa che apparteneva alla sua sfera emotiva. Diversamente se mamma e papà, nel rispetto di una immaginazione “umanizzata” del ciuccio, incominciano a descriverlo come stanco e vecchierello, la scatolina del ciuccio può diventare il lettino di questo strumento consolatorio in cui il bambino decide di far riposare il suo amico. Il riposo del ciuccio è una manifestazione di affetto, come un bene di ritorno, che il bimbo dedicherà al suo ciuccio perché gli vuole bene.
La riuscita della scatolina del ciuccio dipende molto dalla narrazione che ne fanno i genitori. Più la favola del ciuccio vecchio e stanco viene presentata come convincente più il bambino ne sarà partecipe e si sentirà motivato a fare il bene del suo ciuccio.
Inizialmente il ciuccio potrà riposare nella sua scatolina solo per qualche ora, pian piano la scatola andrebbe gestita per mettere le distanze tra il bimbo e il ciuccio. Il suggerimento, però, è quello di tenere la scatolina sempre in vista in modo che il bambino si senta padrone della scelta di tenere il ciuccio a riposo ed emotivamente si avvantaggi della prossimità con esso. Pian piano si può decidere di provare a lasciare che il ciuccio riposi anche di notte, la culletta del ciuccio può, così, essere posizionata direttamente nel lettino del bambino, saranno vicini ma distanti.
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Come togliere il ciuccio con il barattolo del ciuccio
Una volta che l’uso del ciuccio è diventato veramente marginale, per esempio quando il bambino lo chiede solo al momento dell’addormentamento e non sempre, si può proporre al piccolo di dare al ciuccio nuova vita. Resta valido il suggerimento di partire da una narrazione del ciuccio come vecchietto e stanco.
Come si costruisce il barattolo del ciuccio
- Procuratevi un barattolo di vetro abbastanza capiente e con un coperchio saldo,
- decoratelo insieme al vostro bambino e inserite all’interno delle lucine alimentate a batteria (potete trovarle nei vari siti di eCommerce cercando “luci Led a batteria per lavoretti”),
- tra le lucine posizionate il ciuccio.
Questo barattolo luminoso dovrà essere parte di una nuova routine della ninna di cui il ciuccio sarà ancora attore accanto al bambino ma in una funzione diversa, servirà, infatti, per illuminare i sogni e vincere il buio. Di fatto, col barattolo del ciuccio il piccolo non lo lascia ancora andare ma lo trasforma in una emozione differente.
Per il bambino non è facile emanciparsi dal ciuccio, durante questo step di crescita è chiamato a metabolizzare e assorbire una diversa strategia di gestione e sfogo delle sue emozioni, che siano paure, angosce, frustrazioni o altro. Avere accanto il ciuccio, restare nella sua prossimità, può essere determinante.
Come togliere il ciuccio con l’albero del ciuccio
Una volta assorbita la distanza dal ciuccio, che stia dentro la scatolina o all’interno del barattolo, il genitore avverte l’esigenza di doverlo allontanare completamente dal bambino. È di evidenza che questa esigenza è protettiva nei confronti del piccolo: solo il genitore può gestire questo passo definitivo, il bimbo manca della maturità per progettarlo come per metterlo in pratica. Come fare?
Vostro figlio non è improvvisamente diventato grande per il solo fatto di non ciucciare più, quindi non è consigliabile prendere e buttare il ciuccio (con tutto il barattolo o la scatolina) solo sulla base di una presunta crescita o maturità del bambino. Qui serve ancora il pensiero magico!
Raccontate al bambino che il ciuccio è magico e può trasformarsi in pianta e in fiore, tutto l’amore scambiato col bimbo può diventare foglie, fusto e dare nuovi frutti. In quest’ottica fantastica piantate il ciuccio in un vaso, abbiate cura di “far nascere” una pianta facile da curare, anche se sarete voi, di lì a pochi giorni a impiantarla sul terreno. Il suggerimento è quello di definire questo addio travasando la pianta (e ovviamente rimuovendo il ciuccio per non inquinare) in un giardino o in un orto, a seconda delle vostre possibilità.
Col tempo il bambino capirà che i ciucci non sono semi, come capirà che Babbo Natale non esiste e nemmeno la fatina dei denti, ma l’albero del ciuccio o la scatolina oppure il barattolo resteranno un’impronta delicata e dolce nella sua memoria di crescita.
Perché preferire questi metodi per togliere il ciuccio rispetto ad altri?
La scatolina, il barattolo e l’albero garantiscono un addio graduale al ciuccio; lasciano che sia il bambino a gestire la separazione; non tradiscono l’investimento emotivo che il piccolo ha fatto sull’oggetto ciuccio e soprattutto non tolgono ad esso dignità, quella dignità che il bimbo stesso ha conferito al suo cicciotto.
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Quanti ci vuole a togliere il ciuccio
Ci sono bambini che di punto in bianco lanciano via il ciuccio o lo rifiutano categoricamente e prima ancora che i genitori si preoccupino di toglierlo, ebbene questi bambini, non diversamente da quelli che ci mettono mesi e mesi a staccarsi dal cicciotto, hanno compiuto un percorso di emancipazione. Ogni bambino ha i suoi tempi.
In particolare modo quando si tratta di tempi emotivi, le risposte dei bambini sono soggettive. Come adulti:
- evitate di sminuire lo sforzo del bambino: “Basta con questo ciuccio, non piagnucolare, non sembri mai un bimbo grande, allora non vuoi crescere?”;
- non spaventatelo: “Ti cadranno tutti i denti se continui ad usare il ciuccio!“;
- evitate di paragonare i bambini tra loro: “Tuo cugino già l’ha tolto. La mamma del tuo amichetto mi ha detto che lui è stato bravissimo e ora non usa più il ciuccio”.
@montessorianamente.mamma Rendere il ciuccio un esperienza disgustosa, è sbagliato 😭 #togliereilcuiccio #cosedanonfare #cometogliereilciuccio #educarerispettosamente #educareconcura #educareconamore #educazione #educazionerispettosa ♬ suono originale – Federica Federico