Molto spesso, anche troppo, sentiamo parlare di femminicidio, sotto l’egida di questa classificazione linguistica cadono tutti gli omicidi violenti commessi dai partner sulle loro donne, a caratterizzarli la prevaricazione, retaggi patriarcali e un’antica riduzione della femmina ad oggetto e possesso. L’ultima tragedia, in ordine di tempo, si è consumata a Senago, ma le donne uccise come Giulia Tramontano sono tante.
I numeri del femminicidio
Quando ne parliamo in numeri non possiamo perdere di vista che ad ogni cifra corrisponde un volto, una storia, un vissuto e una vita spezzata. Il Ministero dell’Interno, tirando le somme della violenza contro le donne relativa all’anno 2022 in Italia, restituisce queste cifre:
- su 319 omicidi, 125 hanno riguardato vittime di sesso femminile (in percentuale il 39% delle morti violente hanno interessato una donna come vittima);
- di questi 125 omicidi di donne, 103 si sono consumati in un contesto domestico;
- 61 dei quali sono stati imputati ai partner o agli ex partner.
I numeri sono impressionanti se li immaginiamo tradotti in mamme e donne che su questa terra hanno lasciato un’impronta di sangue.
Vitadamamma, scavalcando le statistiche dell’anno appena passato e scavando un po’ di più nel profondo, anche con l’intenzione di riaccendere qualche riflettore che si è spento, vuole ricordare Giordana Di Stefano, morta nel 2015.
Ricordiamo Giordana di Stefano: un’altra giovane donna morta come Giulia Tramontano
Giordana muore a 20 anni quando sua figlia (sua e del killer che l’ha uccisa) aveva già 4 anni.
Quando Giordana scopre la gravidanza la sua era una vita da mamma-bambina, aveva 16 anni, malgrado ciò non ha ceduto alle pressioni del compagno che quel figlio non l’avrebbe voluto e non ha abortito.
Secondo mamma Vera Squatrito, che si prodiga da anni per sensibilizzare le donne ai segnali degli amori tossici, la persecuzione contro sua figlia Giordana incomincia nel 2013 quando l’ex compagno si introduce in casa di notte e di nascosto: Giordana era sola con la bambina e lo spavento la induce alla denuncia. Da quel momento l’uomo che Giordana aveva amato diventa un fantasma nella sua vita: si nascondeva e la spiava, anche nei periodi in cui sembrava sparire, quell’uomo era sempre in agguato.
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Proprio nel giorno della prima udienza Giordana si lascia affascinare dall’idea che il papà possa veramente voler costruire una relazione con sua figlia, mamma Vera racconta che l’uomo solo in quel periodo cercava la bambina. Ma c’era un secondo fine: lo scopo di lui era che Giordana ritirasse la denuncia e quando lei gliel’ha negato è scattata la furia omicida.
Donna uccisa come Giulia Tramontano: Giordana morta dissanguata
Nella notte tra il 6 e il 7 ottobre 2015, il killer si nasconde sotto casa di Giordana e quando la ragazza volta l’angolo con la sua auto lui si catapulta nell’abitacolo e la finisce con 48 coltellate.
Giordana aveva ripreso in mano la sua vita, aveva ricominciato a studiare e aveva conosciuto un altro ragazzo, cresceva sua figlia e lavorava, quella sera rincasava proprio dal lavoro di animatrice. L’odio feroce e omicida dipendeva, stando alle ricostruzioni giudiziarie della vicenda, dall’onta pubblica poiché Giordana aveva messo in piazza i comportamenti violenti del suo ex.
Femminicidi pianificati
Alessandro I., prima di uccidere Giulia Tramontano, ha fatto ricerche su come liberarsi del corpo; l’ex di Giordana, invece, ha acquistato un coltello, ha provato a costruirsi un alibi dicendo a tutti che si sarebbe recato all’estero; ha studiato i movimenti della ragazza e atteso che finisse di lavorare muovendo il suo agguato laddove tutto sarebbe potuto accadere velocemente.
Giordana è morta in modo orribile, la lama del coltello del suo aggressore era piccola, appena 5 centimetri, la donna è morta per il gran numero di colpi e, a seguito, del dissanguamento.
Sporco di sangue, l’ex di Giordana è rientrato a casa, si è lavato, cambiato ed è partito per Milano, la sua intenzione era quella di volgere verso Lugano, ma la polizia lo ha fermato prima. Oggi è in carcere, padre di una bambina orfana di femminicidio e con una condanna a 30 anni confermata in Cassazione nel 2019.
Le mamme vittime di femminicidio e i figli orfani
Vera, la mamma di Giordana, ogni giorno cresce una bambina senza la mamma, il luogo dove le due si incontrano è la casa degli angeli, ovvero l’immaginario luogo di pace da cui Giordana, mamma, veglia sulla sua bambina. E, così, la conseguenza del femminicidio si fa concretamente dolore che gela il sangue nell’immagine, anche solo pensata, di una figlia piccola, allora come oggi, che deve sedere davanti alla tomba di una mamma giovanissima e morta nella violenza.
Vera Squatrito ha da subito ha iniziato campagne di sensibilizzazione per far comprendere, soprattutto alle ragazze, quanto sia importante allontanarsi immediatamente da rapporti malati, irrispettosi, anche “solo” verbalmente denigranti e violenti.
La ruota del potere e del controllo
La ruota del potere e del controllo è uno strumento poco conosciuto che, tuttavia, è in grado di centrare le criticità di un rapporto malato. Voglio condividerla in conclusione a questo scritto che intende fare luce sull’importanza di riconoscere dei segnali e di prendere le distanze. Nel focalizzare l’attenzione su uno strumento informativo e pragmatico come questo, mi sento di affermare con forza che la società tutta deve rivalutare l’importanza di supportare le vittime e la legge deve inasprire le pene oltre che potenziare le tutele.