556! E per fortuna questa volta non è il valore dello Spread ma i voti ricevuti da Monti alla Camera che gli consentono di raggiungere la fiducia anche, dopo il via positivo ottenuto al Senato. Superando di gran lunga i 309 necessari al raggiungimento della maggioranza, con solo 61 voti contrari su un totale votanti di 617 .
Con questo risultato il Consiglio dei Ministri si dà appuntamento a lunedì mattina ma non per parlare delle nomine dei vice ministri ma per lavorare ad uno specifico decreto legislativo su Roma Capitale.
L’ intervento di Monti, si apre ancora una volta con dei ringraziamenti, dapprima a Berlusconi ( anche se assente ) del quale ha apprezzato il senso di responsabilità istituzionale e poi a Gianni Letta, persona rispettata da tutti, che si è presentato ad ascoltarlo sia al Senato che alla Camera.
Monti dopo il raggiungimento della fiducia ha espresso ai suoi colleghi il desiderio di raggiungere un clima di lavoro più pacato nei toni ma non nell’ azione e difende il suo gruppo e le sue scelte: ” Non siamo un manipolo di tecnici. Lavorerò con umiltà “.
E con i suoi modi garbati, senza girarci troppo intorno affronta i nodi più controversi del suo ingresso in politica e risponde, con tono sarcastico, a chi continua a chiedergli quanto durerà: ” Continuate pure a chiamarmi Professore … anche perché l’altro titolo, Presidente, durerà poco “. Sulla durata del suo Governo aggiunge anche che sarà strettamente legata alla fiducia che gli dimostrerà il Parlamento, e qualora dovesse venire meno, ci saranno le dimissioni immediate.
Con questi propositi il Professore si appresta ad affrontare una settimana ricca di impegni, tra cui l’ incontro giovedì a Strasburgo con i Primi Ministri Francese e Tedesco, N. Sarkozy e A. Merkel coi quali ha avuto un colloquio telefonico. Con i due ” colleghi ” ha parlato lungamente dei problemi dell’ Ue ed ha ricevuto parole di incoraggiamento per il lavoro che si appresta ad affrontare.
Monti che finora ha riscosso due voti di fiducia e apprezzamenti anche esteri si dice amareggiato e rattristato per le contestazioni ricevute nelle Piazze da parte degli studenti, ancor prima di iniziare il suo operato.
Uno dei moniti espressi durante il discorso alla Camera e precedentemente al Senato è quello dei sacrifichi e annuncia: ” Faremo in modo che lo sforzo da fare, fiscale e di ammodernamento, si richieda alle categorie che hanno meno dato fin qui “.
E speriamo che nessuno da entrambe le parti, impedisca quest’ azione!
Nel gruppo dei contrari alla fiducia c’è sempre la Lega che vede il Professore, come dichiara lo stesso Bossi, un uomo scelto solo per copertura, scelto per fare il cattivo e che verrà cacciato non appena la popolazione si stancherà; e sempre dalla Lega, Maroni dichiara che saranno disposti a votare si solo qualora il Governo rivedrà il patto di stabilità, permettendo di far spendere i soldi ai Comuni virtuosi.
L’ ex alleato della Lega ed ex Premier Berlusconi, dopo aver smentito le voci secondo le quali avrebbe affermato che il Pdl poteva decidere quando staccare la spina al nuovo Governo, dichiara come questa situazione sia fuori dai canoni della democrazia, che prevedono un Governo scelto dai votanti; definisce questa come una scelta obbligata dettata dalle situazione generale dell’ Euro e dei mercati. Quella di ” staccare la spina ” è stata un’ espressione non molto gradita dal Premier che con ironia commenta: ” Vi prego, non usatela più, noi non siamo un apparecchio elettrico. E anche se fosse, non saprei quale apparecchio dovremmo essere, se un rasoio o un polmone artificiale…”.
Approfitta del momento anche per chiarire altre dichiarazioni per niente condivise; c’è chi dubita che possa essere suddito dei ” poteri forti “ e accusa il suo gruppo di conflitto di interessi. La reazione del Premier è chiara e diretta, ritiene offensive tali dichiarazioni sia nei suoi riguardi ma ancora di più per i suoi Ministri e ricorda come alcune sue decisioni passate non siano state influenzate da poteri esterni. Ricorda come, mentre ricopriva l’ incarico di Commissario Europeo alla Concorrenza, nonostante l’ intervento del Presidente degli Stati Uniti, impedì la fusione tra General Electric e Honeywell ( due colossi statunitensi ) e venne definito da L’ Economist: ” il Saddam Hussein del business “. Rigetta quindi duramente ogni accusa di sottomissione ai poteri e invita i politici a concentrare le proprie energie ed attenzioni sulle emergenze esistenti e di mettere da parte, per il bene del Paese, i con flitti tra parti politiche.
Intanto il Professore, che vanta un curriculum di tutto rispetto, ha ben chiare le sue posizioni e sa a cosa andrà in contro dovendo prendere decisioni non gradevoli.; anticipa i suoi colleghi chiedengli non una fiducia alla cieca ma una fiducia vigilante per affrontare quello che lui stesso definisce: ” quasi una missione impossibile “.
Ma quel quasi e l’ incetta di voti di ieri, ci fanno ben sperare e come afferma lui stesso: ” ce la faremo “.