Cos’è e quando si usa la Tachipirina in gravidanza
La tachipirina è il farmaco più comunemente consigliato alle donne in gravidanza, in quanto considerato dai medici e dai ginecologi sicuro ed efficace per la salute di mamma e figlio. Il principio attivo di questo farmaco si chiama paracetamolo ed ha azione antipiretica (antifebbrile) e analgesica (antidolorifica).
È disponibile in una grande varietà di prodotti farmaceutici:
- compresse,
- bustine,
- granulati orosolubili,
- supposte.
I dosaggi pensati esclusivamente per gli adulti sono 500 mg e 1000 mg (cioè in una dose di tachipirina sono presenti 500 o 1000 milligrammi di paracetamolo).
Quando prendere la tachipirina in gravidanza:
Si può prendere la tachipirina in gravidanza in caso di:
- febbre superiore ai 38 gradi;
- mal di testa;
- mal di denti;
- dolori articolari o artrosi.
Nel delicato periodo della gravidanza, l’indicazione generale dei ginecologi per l’uso di qualsiasi farmaco consentito è di assumerne il dosaggio più basso efficace per il più breve tempo necessario e comunque sempre dopo confronto medico.
Quanta tachipirina in gravidanza
Alla domanda personale “quanta tachipirina si può prendere in gravidanza?” può rispondere solo il proprio medico di fiducia fornendo le indicazioni più appropriate e sicure: egli conosce la storia clinica della mamma in attesa e può valutare i rischi e i benefici per la salute della sua paziente.
Sebbene la tachipirina sia considerata un farmaco sicuro per la gravidanza, il principio attivo viene metabolizzato nel fegato e un eventuale sovraddosaggio può provocare danni epatici, renali o anemia, mettendo in pericolo sia la mamma che il bambino.
Sono diversi i fattori che il medico deve considerare per definire posologia e quantità e che quindi vanno a lui comunicati dalla neomamma:
- le terapie che la donna sta seguendo o l’assunzione contemporanea di altri farmaci, come ad esempio un antibiotico o un anticoagulante;
- la storia di salute della neomamma come ad esempio affaticamenti o insufficienze epatici o renali o disturbi dell’alimentazione quali anoressia o bulimia;
- le eventuali allergie e familiarità ad esse della paziente.
Dopo un’attenta analisi della salute della mamma, il medico di fiducia saprà consigliare quanta tachipirina prendere in gravidanza, se preferire una tachipirina da 500 o da 1000 mg e ogni quante ore tra una dose e l’altra.
Tachipirina in gravidanza: rischi e benefici
Prima di assumere qualunque farmaco in gravidanza, è importante valutare, insieme al proprio medico, il rapporto tra rischi e benefici. Lo sviluppo di un bambino durante la gravidanza è un processo delicato che nella sua dinamicità ha degli equilibri ben precisi da mantenere per un corretto svolgimento della maturazione embrionale e fetale. Una febbre alta e prolungata può essere un fattore di rischio per la gravidanza, soprattutto nel primo trimestre, quando potrebbe causare anche gravi conseguenze nella vita futura del nascituro. Nei trimestri successivi invece la febbre alta potrebbe essere responsabile di un parto prematuro.
Ma anche l’uso protratto nel tempo di determinate sostanze può influenzare in qualche modo la crescita e la salute futura del bimbo. Per questo durante la gravidanza viene spesso consigliata l’assunzione dei farmaci nella dose efficace più bassa e per il minor tempo necessario.
Prima di prendere la tachipirina in gravidanza è sempre opportuno confrontarsi con il proprio medico di fiducia e con il ginecologo per valutare insieme il rapporto tra i rischi e i benefici a cui si espone il proprio bambino.
La Tachipirina in gravidanza è sicura per il bambino?
Studi sull’assunzione di tachipirina in gravidanza non hanno rilevato effetti teratogeni sul feto, cioè è un farmaco che non provoca aborti o malformazioni del feto. È stato anche osservato, in uno studio sul QI di bambini di 4 anni, che prendere la tachipirina in gravidanza non causa una riduzione dello sviluppo intellettivo dei figli.
Potrebbe esserci una correlazione tra l’assunzione prolungata di tachipirina in gravidanza e un aumento del rischio di sviluppare disturbi dell’attenzione e iperattività (ADHD). Questi studi non dimostrano che il paracetamolo sia causa effettiva dello sviluppo dell’ADHD nei bambini, ma suggeriscono una nuova cautela nell’assunzione cercando di evitare il prolungamento della terapia se non necessario.
Se dopo tre giorni di somministrazione non si è avuto alcun beneficio dall’uso della tachipirina, è necessario contattare nuovamente il proprio medico.
Un’altra correlazione riconosciuta è tra l’uso protratto di tachipirina e lo sviluppo di difficoltà respiratorie (nei testi si parla di “respiro affannoso o respiro sibilante” o di asma nei casi più gravi).
Recentemente si sta indagando anche sulla capacità della tachipirina assunta in gravidanza in maniera continua e prolungata di inibire o ridurre la produzione di testosterone nei feti maschili, portando a difficoltà riproduttive ed infertilità nella vita adulta del nascituro (fonte Science).
Cosa indicano questi studi che correlano tachipirina e gravidanza
Bisogna sempre ricordare che gli studi sull’uso della tachipirina in gravidanza sono retrospettivi: sono cioè il risultato di osservazioni, dati e statistiche acquisiti successivamente (ad es. nel corso di visite o sondaggi) da bambini già nati e cresciuti con l’obiettivo di comprendere sempre di più la correlazione tra la salute del figlio e i comportamenti tenuti dalla mamma durante la gestazione. Il motivo per cui non è possibile ottenere dei dati più obiettivi è abbastanza intuibile: non è etico né morale somministrare volontariamente e consapevolmente farmaci alle gestanti per vederne le conseguenze sullo sviluppo del feto e dei nascituri.
Sicuramente questi studi che riguardano tachipirina e gravidanza verranno ampliati, approfonditi e conclusi con la rilevazione di nuovi dati. Nel frattempo prima di assumere un qualsiasi farmaco nella vita e ancora di più in gravidanza è bene valutare sempre che i benefici ne giustifichino gli eventuali rischi, che seppur minimi o rari sono sempre presenti.
Per il momento la tachipirina in gravidanza rimane la scelta d’elezione come analgesico e antipiretico considerato più sicuro per le donne in dolce attesa. Il farmaco è infatti quello con il miglior rapporto rischi/benefici sia per la mamma che per il figlio.
Se presa consapevolmente nelle giuste dosi e nel momento del bisogno, sempre dopo confronto medico, può essere una valida soluzione a una situazione di malessere come una febbre alta o forti dolori.