Il Covid non è debellato ma si è indebolito, comunemente somiglia ad un’influenza molto forte con febbre alta che si risolve in 24-72 ore, dolori, emicrania, spossatezza, qualche volta tosse. A differenza dell’influenza comune, però, segue regole proprie per il rientro a scuola e non è prevista la DAD per gli alunni positivi.
Cosa succede se uno studente è positivo al Covid?
Chi è positivo al Covid non può andare a scuola. Sebbene non sussista l’obbligo formale di tamponare i ragazzi con sintomi confondibili con l’infezione da Covid e sebbene questo screening resti alla discrezione delle famiglie, la legge statuisce che non è possibile entrare o permanere a scuola se si è positivi al Covid o se si ha sintomatologia compatibile con il Covid, o, ancora, con temperatura corporea oltre i 37,5°.
Cosa succede in caso di accertata positività di un alunno al Covid
In caso di accertata positività “per i casi che sono sempre stati asintomatici oppure sono stati dapprima sintomatici ma risultano asintomatici da almeno 2 giorni, l’isolamento potrà terminare dopo 5 giorni, purché venga effettuato un test, antigenico o molecolare, che risulti negativo, al termine del periodo d’isolamento” così si è proniunciato il Governo nell’ultima circolare ministeriale.
Cosa succede se in assenza di sintomi lo studente continua a risultare positivo al test antigienico?
La stessa circolare succitata precisa che “In caso di positività persistente, si potrà interrompere l’isolamento al termine del 14° giorno dal primo tampone positivo, a prescindere dall’effettuazione del test“.
I fratelli e le sorelle degli studenti positivi al Covid possono andare a scuola?
Per quanto una risposta affermativa ci possa sembrare anomala rispetto alle abitudini di cautela adottate negli anni passati, i fratelli e le sorelle degli studenti positivi al Covid possono prendere parte alle lezioni in presenza, purché indossino le mascherine FFP2 per 10 giorni.
Non è previsto in alcun modo l’obbligo di uno screening precauzionale, ma si raccomanda alle famiglie di effettuare un test laddove dovessero presentarsi sintomi riconducibili al Covid, detto test ”in caso di risultato negativo va ripetuto, se ancora sono presenti sintomi, al quinto giorno successivo alla data dell’ultimo contatto” , così prescrive la circolare del Ministero della Salute datata 30 marzo scorso, tuttora vigente e di riferimento per la disciplina dei casi di Covid nelle scuole e tra gli studenti.
Niente Dad per gli alunni positivi
Gli alunni affetti da SARS-CoV-2 non sono ammessi alle lezioni in presenza, ma non è stata data loro la possibilità di seguire le lezioni da remoto: non è più prevista la Dad per gli alunni positivi al Covid. La scelta del Ministero dell’Istruzione è stata così motivata: “La normativa speciale per il contesto scolastico legata al virus SARS-CoV-2, che consentiva tale modalità, cessa i propri effetti con la conclusione dell’anno scolastico 2021/2022“.
Tuttavia la contagiosità del Covid è confermata dai casi tra i bambini e i ragazzi e, per quanto siano giustificate da ragioni di salute, le assenze pesano sui nostri figli: comportano spiegazioni perse, socialità smarrita, ritorno galoppante del senso di isolamento. Tutto ciò senza considerare che i giovani sono spesso paucisintomatici o asintomatici.
Perché non è stata prevista la Dad per gli alunni positivi al Covid?
Che i ragazzi dovessero tornare in classe per il loro benessere psico-fisico è cosa buona e giusta, ne andava della loro serenità e più profondamente del loro sano sviluppo emotivo e relazionale. Tuttavia mediamente un bambino o ragazzo positivo si negativizza in 5-7 giorni perdendo, quindi, una settimana di spiegazioni, vita scolastica e continuità nello studio.
C’è da chiedersi se l’opportunità di digitalizzazione della scuola non abbia fallito ancora una volta.
La mancata disponibilità della Dad, come strumento di continuità didattica in presenza di infezione da Covid, è una scelta “culturale e sociale”. Tuttavia se da un lato si disconosce il valore di opportunità del mezzo informatico, ancora una volta bistrattato e demonizzato, dall’altro si prova a normalizzare un vissuto storico che lascia ferite aperte nella struttura portante del Paese.
Ma quanto resta contraddittorio non ammettere in classe i positivi, come è giusto che sia, negandogli contemporaneamente la partecipazione alle lezioni a distanza?
Possiamo dire che la scuola non ha imparato nulla dalla lezione della storia recente!? Possiamo dire che tarda ad aggiornare la sua mentalità rispetto al progresso di un economia digitalizzata che trova conforto e sostegno negli strumenti informatici!? Possiamo dire che i ragazzi positivi, le cui famiglie hanno accertato una condizione di salute non avulsa dal rispetto della salute pubblica, sono stati penalizzati e nuovamente isolati!?