A riguardo della morte di Diana P., la bambina di 18 mesi lasciata da sola in casa per una settimana, la stampa nazionale riporta dei sentimenti, più che delle notizie:
- non ci sono foto di Diana, non quelle che comunemente l’opinione pubblica si attenderebbe di trovare nel cellulare della mamma, dei parenti, degli zii di un bambino piccolo;
- Diana non era iscritta nelle liste di alcun nido;
- gli assistenti sociali non erano mai stati allertati;
- la piccola era nata prematura nel bagno della casa del compagno della mamma, ma nessuno sa chi sia suo padre e, a quanto pare, il papà stesso non è a conoscenza dell’esistenza di una figlia già angelo.
L’addio alla piccola ha riempito la chiesa di San Giuliano Milanese, il luogo del funerale è stato scelto dalla nonna, dalla zia e d i parenti della bimba che vivono proprio in quel comune. E qui riposerà per sempre Diana, lontana dalla sua mamma, quella donna che l’ha lasciata sola e senza cure in una casa chiusa, con le imposte sigillate perché il pianto della bambina non arrivasse alle orecchie di nessuno.
Anche le esequie hanno avuto luogo senza la mamma, Alessia P. è attualmente detenuta in carcere con l’accusa di omicidio: ha ucciso senza uccidere poiché la morte di Diana è arrivata come conseguenza dell’abbandono, nel silenzio di una culla-prigione e bara e senza cure.
Persino la nonna materna prende le distanze dalla mamma assassina: “Comunque non voglio più saperne di lei: per me non esiste più”, le parole della donna riportate dall’Ansa e aggiunge: “Vedevo la mia nipotina in videochiamata e non notavo nulla di strano. Se avessi saputo quello che succedeva, sarei corsa a Milano. Non ne avevo idea. Io vivo lontano, a Crotone. Non potevo immaginare una cosa simile”.
Cosa è accaduto prima della morte di Diana, dalla sua nascita ad ora
Diana è nata in un bagno, come abbiamo accennato all’inizio di questo triste scritto, senza assistenza ed è stata registrata all’anagrafe col cognome della mamma mentre l’identità del padre è rimasta un segreto che Alessia P. non ha voluto rivelare a nessuno, nemmeno ora che Diana non c’è più.
La bambina ha trascorso il suo primo mese di vita in una stanza d’ospedale a causa della prematura venuta ala mondo e dopo due mesi è stato necessario un secondo ricovero per un problema ai reni conseguenza diretta della nascita pretermine.
Il secondo ricovero è stato seguito dalla nonna perché la mamma si trovava a Montecarlo con il compagno. Diana aveva la febbre altissima e la nonna è ricorsa alle cure mediche e ha assistito la nipote nell’attesa del rientro della figlia, all’epoca Alessia e sua madre condividevano lo stesso appartamento in cui Diana è morta, hanno vissuto insieme sin quando la nonna si è trasferita a Crotone.
L’ipotesi che rende ancora più doloroso lo scenario della morte di Diana P.
L’addio a Diana si è reso possibile solo dopo il nulla osta della Procura arrivato in seguito all’autopsia, gli esiti finali del lavoro autoptico si conosceranno, però, soltanto a settembre. Tra tutto preme stabilire se Diana è entrata in contatto o meno con il benzodiazepine di cui è stato rinvenuto un flacone vuoto nella casa della morte. Ovviamente ciò aggraverebbe la posizione della madre. In particolare avrà un importante peso l’analisi sul biberon che era stato lasciato nella culla della bambina e, su esso, sarà di rilievo l’indagine relativa alle tracce di Dna decisiva per constatare se la bimba si sia o meno nutrita di quel latte.
La più dolorosa tra le ipotesi che la stampa avanza sulla morte di Diana P. ha a che fare col giorno del decesso: si teme che la bimba si sia spenta a 5 giorni dall’assenza della mamma, questo significherebbe che quando Alessia e il compagno sono tornati per una sola giornata a Milano, ovvero il lunedì, la bimba poteva essere ancora viva e se Alessia P. fosse passata a casa avrebbe potuto salvare sua figlia.
La morte di Diana P. e i ricordi dei vicini
La mamma racconta di una bambina sana a cui aveva dato poche gocce di Tachipirina solo qualche giorno prima del decesso, Alessia descrive la sua Diana come una bimba curiosa, energica e vitale, ma conoscenti e vicini raccontano, al contrario, qualcosa di assai differente: una creatura fragile, timorosa della mamma e il sospetto della Procura diventa quello che la mamma le somministrasse dei tranquillanti, anche rispetto a questo la risposta arriverà dall’autopsia.
La morte di Diana P. è avvenuta in solitudine e sole erano mamma Alessia e sua figlia, senza nessuno che potesse percepire il pericolo, il dolore, lo sconforto, il disagio e il mal di vivere. La nonna materna, pochi mesi dopo la nascita della nipotina, aveva lasciato Milano per trasferirsi a Crotone , mentre la sorella di Alessia, pur vivendo a pochi metri da via Parea e dalla casa della morte di Diana P. non era in buoni rapporti con la sorella.
La vita di Diana era solitaria e povera, forse vuota come quel frigorifero che all’arrivo della polizia era semivuoto, silenziosa come il bilocale in cui è morta rinchiusa e senza che il suo pianto raggiungesse l’esterno, come quella culletta che è stata la sua tomba.