Il
19 Novembre di quest’ anno, in occasione della giornata mondiale del bambino e dell’adolescente, per la prima volta verranno indetti gli
Stati Generali della Pediatria.
In contemporanea 19 tavole rotonde in altrettante regioni italiane aderiranno all’ iniziativa lanciata dalla Sip ( Società Italiana di Pediatria ) attenta da sempre non soltanto alla salute ma anche alle tematiche sociali che ruotano attorno ai nostri figli, bambini o adolescenti che siano.
La Sip tramite il suo presidente Alberto G. Ugazio si fa portavoce dei suoi novemila iscritti per portare alla luce e mettere in discussione un tema di grande attualità:
il web e i suoi utilizzi, come farne un uso sempre più consapevole riducendo al minimo i rischi e valorizzando le opportunità che ne scaturiscono.
Qualke mese fa il Dott.r Ugazio, esponendo quest’iniziativa a Milano, ha riportato ai presenti i risultati di alcuni sondaggi che mostrano come purtroppo l’Italia, con tutto il rispetto possibile per gli anziani, sia un paese per vecchi.
- Dagli anni ’70 ad oggi il tasso di fertilità è sceso, la matermità si è assestata – da 2.2 figli per donna- a 1.2. E pensare che nel 1861 bambini e adolescenti rappresentavano la maggior parte della popolazione mentre ora , nonostante la medicina abbia anche contribuito ad abbassare la percentuale di mortalità infantile, sono la minoranza.
- Secondo la Sip un altro fatto che dovrebbe farci riflettere è il confronto con la spesa pubblica complessiva che ogni Stato affronta per l’infanzia. La spesa complessiva per l’ Italia corrisponde circa all’ 1.2 % del Prodotto Interno Lordo ( Pil ) ovviamente inferiore alla media europea che è quasi il doppio ( Francia 2.5 % e Germania 2.8 % )e lontana dai paesi scandinavi che tocca il 3 % in Danimarca ; e le differenze diventano ancora più evidenti per i bimbi sotto i 3 anni .
Proprio questi dati, hanno spinto la Sip a chiedere la collaborazione di genitori, insegnanti, forze dell’ordine e giornalisti per attirare l’attenzione su questi dati e riportare l’infazia al centro delle scelte del paese.
E qual’è il rapporto che i nostri figli hanno col web?
Da un’
indagine realizzata dalla rete Eu Kids On Line condotta in 25 paesi europei nell’ambito del
Safer Internet Programme della commissione europea, ha rilevato che i bambini italiani sono quelli con meno competenze digitali rispetto ai loro coetanei europei.
E della serie ” tale padre, tale figlio ” anche noi genitori siamo messi maluccio … Noi genitori italiani rispetto alla media europea, siamo i meno consapevoli dei rischi che i nostri figli corrono durante la navigazione in internet.
L’ 81 % dei genitori di bambini che hanno ricevuto messaggi offensivi on line, non ne sono a conoscenza a differenza della media europea che è del 56% , invece il 67% a differenza del 61% non è a conoscenza di incontri faccia a faccia avuti dai loro figli con persone conosciute sul web.
Ad aiutare noi genitori dovrebbero esserci gli insegnanti ma purtroppo pare che neanche loro (troppo spesso a causa di mancanza di fondi ed attrezzature o per un
sistema d’ insegnamento ” vecchia maniera”) siano in linea con le medie europee, solo il 65% contro la media del 73% sono disposti ad aiutare i bambini ad utilizzare internet.
I pediatri della Sip sono giustamenti convinti che solamente allacciando con loro dei legami solidi, si potrà favorire una maggore alfabetizzazione digitale, aiutando noi e i bimbi a navigare in sicurezza.
Il Presidente della Sip dichiara: ” Come pediatri sentiamo il dovere di impegnarci per promuovere un uso più utile e sicuro del web, un obiettivo che richiede il coinvolgimento di tutti i cosiddetti ‘stakeholders’ che ruotano attorno al bambino, soprattutto genitori e insegnanti [ … ] Solo costruendo con loro un’alleanza strategica possiamo immaginare sviluppi del web a favore della salute e del benessere dei bambini e degli adolescenti. Centrale, in particolare, è il ruolo della scuola sia per favorire una maggiore ‘alfabetizzazione digitale’ degli studenti sia per offrire un supporto conoscitivo ai genitori, spesso meno capaci dei propri figli di navigare sul web ” .
Nonostante ormai l’ utilizzo del web avvenga quotidianamente nella maggior parte delle nostre famiglie, siamo effettivamente consapevoli della radicata mutazione antropologica che sta avvenendo sotto i nostri occhi?
Purtroppo o per fortuna, a seconda dei punti di vista, l’ uso sempre più precoce e diffuso di connessioni telematiche, cellulari e social network, catalizza sempre più l’ attenzione dei nostri figli occupandone la maggior parte del tempo libero. Se ci facciamo caso quasi tutte le loro attività ruotano attorno al web e ai suoi ” derivati ” e se osserviamo un adolescente quasi sicuramente starà usando il cellulare o sbirciando su Facebook o molto probabilmente starà facendo entrambe le cose!
Non si hanno ancora risultati sulla presenza e l’entità di eventuali effetti neurobiologici nei quali potrebbero incorrere i nostri figli ma i più allarmisti registrano una diminuzione di silenzio comunicativo nel quale possa svilupparsi la riflessione, il passaggio da una comunicazione diretta a un numero limitato di persone, ad una comunicazione di massa, sempre più spesso indiretta attraverso un linguaggio ultra semplificato.
Qualunque sia la nostra posizione, a favore o contro l’ utilizzo sempre maggiore del web, stiamo vivendo e dando vita ad una profonda mutazione antropologica; probabilmente senza neanche rendercene troppo conto stiamo contribuendo a rendere questa generazione molto più distante con la precedente di quanto non sia mai accaduto sinora.
Aspettando i dati che emergeranno dagli Stati Generali della Pediatria, sperando di non apparire come fanalini di coda, resta solo da domandarci una cosa: noi e i nostri figli, siamo realmente connessi?