Seguici:

Squid Game: tutto quello che una mamma deve sapere

di Federica Federico

25 Ottobre 2021

A giudicare dalla vitalità di certi post social, è psicosi per Squid Game! Alcune maestre di scuola elementare avrebbero osservato bambini alterare il classico gioco un, due, tre, stella introducendo accanto all’errore il gesto di sparare al compagno squalificato. Basta vedere la prima puntata della serie tv sudcoreana, prodotta e trasmessa da Netflix, per associare la suddetta alterazione a Squid Game, ma non dovrebbe bastare altrettanto per giustificare l’accesso dei minori alla fruizione di materiale vietato alla loro fascia d’età.

 

Ma procediamo con ordine e col fine di non scadere nel già detto o nel copia e incolla dalla rete, parliamo di Squid Game toccando due punti chiave:

  1. Che cos’è Squid Game e perché è vietato ai minori di 14 anni;
  2. A cosa devono prestare attenzione i genitori e perchè.

 

Squid Game

Squid Game ©rokastenys/123RF.COM con licenza d’uso

Che cos’è Squid Game

Tra gli adulti ce ne sono troppi che ne parlano accontentandosi dei titoli di giornale e dei post Facebook, ma senza aver visto la serie. La metrica comunicativa del girato è complessa, potrebbe ricordare l’atmosfera di Eyes Wide Shut e pertanto non può essere giudicato dopo un pasto per assaggi o una visione parziale.

 

Siccome è “Pandemica” tra i giovani, prima di parlarne è nostro dovere di adulti guardare la serie e approfondire massimamente l’argomento, fruendo anche del materiale più dettagliato presente in rete. Intanto la stessa Polizia Postale suggerisce ai genitori di valutare l’utilità di guardare la serie prima di esprimere assenso o dissenso alla visione da parte dei figli, ovviamente over 14. Ciò al fine di essere “più precisi e consapevoli di quali siano gli elementi critici su cui poggia la decisione”, in positivo o in negativo, circa l’assenso ad accedere o meno alla visone.

Aggiungerei che solo se vedrete l’intera serie potrete averne piena consapevolezza e possedere argomenti convincenti da portare all’attenzione dei vostri ragazzi, a 14 anni i giovani sono determinati e coscienti e hanno diritto a un NO motivato oppure a un Sì partecipato e consapevole.

 

Squid Game è vietato ai minori di 14 anni

La serie Squid Game è stata classificata come VM 14, ovvero vietata ad un pubblico di età inferiore ai 14 anni. Ricordarlo non è secondario perché equivale a constatare che la visione diventa una violazione nel momento stesso in cui vi accedono bambini più piccoli dell’età indicata. E non è secondario nemmeno sottolineare che i responsabili di siffatta violazione sono i genitori per un omesso controllo che può nuocere gravemente alla salute psichica dei bambini.

Vale la pena precisare che la pericolosità, non di Squid Game singolarmente intesso, ma del mancato controllo preventivo e cautelare dei genitori è un fenomeno trasversale, interessa l’intero accesso alla rete dei bambini moderni e fa completamente capo agli adulti. In altre parole, agli stessi genitori che hanno osservato i figli giocare ad ammazzare i compagni e se ne sono preoccupati sino alla pubblica denuncia, bisognerebbe domandare per quale motivo il loro intervento sia mancato nell’accesso alla serie: come è possibile che bambini piccoli guardino materiali siffatto senza controllo?

 

Perché Squid Game è una serie vietata ai minori di 14 anni

Come molti luoghi della rete, pellicole cinematografiche e produzioni stampa, Squid Game è considerato non adatto a un pubblico immaturo perché propone temi, immagini e in generale contenuti che potrebbero toccare corde profonde e, per questo, risultare destabilizzanti.

 

Del resto se un bambino di 10 anni vedesse un film per soli adulti, magari trovato in rete, il risultato sarebbe lo stesso; persino IT, per fare un altro esempio emblematico, il film nato sul soggetto di Stephen King, approdò nelle sale italiane con la classificazione di pellicola vietata ai minori di 14 anni.

 

Squid vuol dire calamaro, il gioco del calamaro segna l’inizio e la fine della serie. Presentato come un gioco tipico e da strada, i suoi simboli venivano tracciati col gesso sull’asfalto, proprio come la più nostrana campana; il calamaro rappresentava una sfida in cui la dinamica del corpo non poteva prevalere da sola, senza il supporto dell’astuzia. Una allegoria della vita, come del resto è tutta la serie.

I protagonisti di Squid Game sono i disgraziati, non necessariamente colpevoli del loro peccato originale. Gli adescatori, ricchi e potenti, vanno per le strade della città a scovare vite disperate per trasformare gli uomini in “cavalli da corsa” su cui puntare, moderni gladiatori che nell’arena si giocano l’ultima possibilità, non di ricatto, quanto piuttosto di fuggire da loro stessi, da quella miseria che pervade tutto quando diventa marginalità.

 

La serie Squid Game, liberata dalla polemica spicciole sulla violenza, possiede un valore sociopolitico compromettente: richiama tutti noi a riflettere sul divario sociale crescente che, comunque osservato, rende l’uomo vittima di un sistema economico profondamente violento e insidioso.

Passa quasi inosservato il fatto che a vincere sia Sung Gi Hun (Lee Jung Jae), il giocatore numero 456, il solo che nella serie ha conserva uno sguardo umano anche quando l’arena è satura di violenza e sangue. Più pericolosa del corrotto un, due, tre, stella (macchiato di sangue e terrore) è la commistione di sentimenti che impedisce alla squadra di Squid Game di rinunciare al gioco e che nella scena finale mette il numero 456 con le spalle rivolte all’aereo che avrebbe dovuto portarlo da sua figlia piuttosto che il contrario.

456, dopo la vittoria, avrebbe dovuto superare il gioco, la sua miseria, il suo dolore, ma tutto questo, invece, gli scorre ancora dentro e, nonostante il danaro ottenuto, resta una animo devastato. Non è il solo personaggio della seria ad aver vinto e perso insieme: le mani insanguinate restano sporche comunque vengano lavate. È quasi una fortuna che i bambini tutto questo non possano percepirlo e, nella più totale assenza dei genitori, riescano a mala pena a fermarsi a un, due, tre, stella.

 

A cosa devono prestare attenzione i genitori

I bambini piccoli non possono avere un accesso incontrollato alla rete, sono scaltri, tanto quanto i loro nonni che nascondevano il giornaletto proibito nel materasso! Pertanto, prima di prendercela col progresso o inneggiare alla censura o peggio affidarci solo al parental control, cerchiamo di osservare i bambini, percepirne gli umori e educarli al dialogo.

Se sono 14enni + parlare in famiglia della serie è più che un consiglio valido, è quasi necessario vista la diffusione e la pervasività di Squid Game. Come consiglia la Polizia Postale “chiedete ai bambini/ragazzi cosa ne pensano in modo che, anche se non hanno il permesso di vederla, siano in grado di partecipare ad eventuali commenti e discussioni con i coetanei”.

Educate i vostri figli alla migliore discriminazione tra vero e falso. Nel post dedicato all’argomento dalla Polizia Postale si legge: “Ricordate ai bambini/ragazzi che quanto rappresentato nelle serie è frutto di finzione e che la violenza non è mai un gioco a cui partecipare”. Personalmente vi invito anche a riflettere sul fatto che la violenza, alla stessa stregua dell’indifferenza (concetto su cui una delle scene finali della serie si sofferma aprendo ad una amara riflessione) sono esempi da allontanare dalla vita dei figli. Pertanto preferite sempre il dialogo e non sottraetevi al confronto, anche quando è spinoso, difficile e impegnativo.

Va condiviso con forza l’ultimo punto dell’appello della Polizia Postale: “Se avete contezza che stanno circolando tra i bambini/ragazzi giochi violenti che imitano quelli ritratti nella serie, non esitate a segnalare la cosa a www.commissariatodips.it



Iscriviti alla newsletter
Riceverai preziosi consigli e informazioni sugli ultimi contenuti, iscriviti alla nostra newsletter.

Seguici