Tutti i fratelli litigano! Qualche volta il divario d’età rende il conflitto più acuto, almeno in quell’arco temporale in cui tutti i figli sono piccoli; che siano fratelli maggiori o minori, restano bambini bisognosi di attenzioni e spesso i fratelli che litigano innescano meccanismi inconsci volti proprio ad attrarre su di sé l’interesse di mamma e papà.
Perché fratelli e sorelle litigano, piccola digressione sulla gelosia alla nascita
La nascita di un fratellino o di una sorellina che avvenga quando il maggiore (o i maggiori) ha (o hanno) più di 4 anni, ma meno dell’età scolare (6 o 7 anni), può più sensibilmente turbare l’equilibrio affettivo della famiglia. Il bambino tra i 4 e i 5 anni è in piena fase edipica.
Volendo spiegare la fase edipica in pochissime battute, possiamo esemplificarla così: il bambino vive una forte proiezione amorosa verso il genitore dell’altro sesso e, contemporaneamente, non ha ancora “accettato” l’identificazione di sé nel ruolo del genitore del suo stesso genere. In questa implicazione amorosa, intima e coinvolgente, il bambino ha più difficoltà ad accettare l’intrusione di un altro polo affettivo nella famiglia. Se il fratello maggiore resta imprigionato in una ambivalenza tra attrazione e rifiuto del nuovo nato, la conflittualità manifesta negli anni può diventare difficile da gestire.
Fratelli che litigano, le cause
La lite è figlia della condivisione di affetti e spazi, i bambini sono spesso gelosi o, tal volta, restano pervasi dall’egoismo di volere tutti per sé i genitori piuttosto che i giocattoli.
Nelle sue fasi acute la gelosia può degenerare in crisi di rabbia, pianto o capricci, queste manifestazioni sono ugualmente indici di una impossibilità-incapacità di gestire l’emozione negativa. Soprattutto se passano dall’essere sporadiche a divenire atteggiamenti ricorrenti, le crisi fratello contro fratello (o sorella contro fratello oppure sorella contro sorella) meritano uno sforzo di attenzione da parte degli adulti.
Fratelli maggiori, quando l’aggressività e le ostilità sono normali
I fratelli litigano perché qualche volta entrano naturalmente in competizione. Le fonti di normale ostilità possono essere molte: dormire sul letto di sopra del letto a castello; mangiare l’ultimo gelato senza voler fare a metà; possedere il giocattolo modo esclusivo; gestire il telecomando, rappresentano solo alcuni esempi.
È più che normale che i fratelli (e qui parliamo di fratelli senza precisazioni di genere maschile e femminile) si misurino tra loro mettendo in campo anche prove di forza che possono scatenare crisi di rabbia protratte sino alla lite. Si travalica il limite della ostilità normale quando:
- i fratelli si provocano continuamente tra loro o comunque quando vi è un fratello provocatore;
- la violenza fisica diviene una metrica comunicativa frequente o comunque prepotente (il genitore non può ammettere che si inneschino processi di violenza domestica in cui i minori sono gli attori e, per di più, sono i carnefici dei fratelli);
- piuttosto che parlare i fratelli urlano tra loro;
- entrambi i fratelli o uno solo assumono atteggiamenti distruttivi, per esempio rompono oggetti personali dell’altro o li vandalizzano;
- le liti hanno luogo anche in pubblico.
Quando aggressività e ostilità si manifestano frequentemente o quando le liti diventano così comuni da essere liberate in pubblico senza freni inibitori o se fa capolino la violenza, allora le suddette liti sono già spie di un disagio di comunicazione più profondo. Il genitore deve investire i figli di regole di civile convivenza che non solo vanno imposte, ma vanno curate affinché i bambini le assumano come naturali modi di viverre in famiglia e in società.
Come comportarsi con due fratelli che litigano
Il primo compito del genitore sta a monte e consta nel prevenire il litigio. Un ambiente anti litigio è certamente una casa in cui esistono delle regole precise che, per esempio, dispongono a priori i turni di gestione della televisione, le “disposizioni” di condivisione dei giochi nonché i dettami di disciplina.
Non litigare in pubblico è, per esempio, un dettame di disciplina molto importante poiché rappresenta un limite esternalizzato (ovvero pubblico) al proprio comportamento e, quindi, si traduce in una palestra di autocontrollo.
Ai genitori spettano, altresì, una serie di compiti proattivi. Mamma e papà non devono fare paragoni tra i figli; devono mantenere la neutralità ed educare i bambini a “risolvere da sé le liti tra fratelli”.
Mamma è papà non devono fare paragoni
Paragonare i figli tra loro trasforma il rapporto di fratellanza in una gara che si svolge costantemente sotto gli occhi giudicanti degli adulti amati, il premio a cui il figlio ambisce diventa proprio l’affetto di mamma e papà. Visto così, l’atto di paragonare i figli tra loro aumenta il rischio di litigi tra fratelli aumentando la competitività. Il genitore dovrebbe, invece, fare un uso positivo dei pregi di ciascun figlio valorizzando i talenti individuali.
Ciò non toglie che i bambini hanno bisogno di momenti di elogio personale, di conforto e accudimento esclusivo. Non trascurate di concedere al bambino uno spazio uno ad uno, riservate, cioè, ad ogni figlio un suo tempo esclusivo nell’arco della giornata, per esempio, potete passare mezz’ora con i bambini piccoli nel momento che precede la ninna raccontando una storia, recitando una filastrocca tranquilla o leggendo un libro. L’accortezza resta quella di non mettere in campo attività eccitanti ed adrenaliniche appena prima di mettersi a letto.
Mamma e papà devono mantenere la neutralità e favorire la risoluzione autonoma delle liti tra fratelli
È fisiologico che i figli litighino tra loro, tuttavia non impareranno mai a fare la pace se non gli sarà data l’opportunità di sperimentare in autonomia le strategie di rappacificazione o se, peggio ancora, il genitore farà da poliziotto e giudice alla ricerca di un colpevole e nella comminazione di una pena.
L’intervento dei genitori deve restare ancorato alle situazioni di pericolo (è giusto intervenire se i fratelli sono sul punto di azzuffarsi o se stanno distruggendo un giocattolo), per il resto il genitore non deve fare altro che vigilare prestando attenzione al fatto che azioni e reazioni restino misurate e non pericolose.
L’alleanza dei figli non è una condizione che i genitori possono pretendere e nemmeno la possono forzare, si diventa alleati anche passando per la guerra. La regola d’oro è lasciare ai fratelli l’autonoma gestione degli spazi condivisi, ovvero l’autonoma decisione di quando e come viverli insieme.
Spesso, quando lo scontro tra i fratelli degenera, la migliore soluzione è separali: non urlate, non cadete a vostra volta nel vortice della violenza, non promettete punizioni, ma separateli offrendo a ciascuno uno spazio autonomo e solitario di riflessione.
Se l’adulto guida il bambino nella verbalizzazione del disagio, anche il litigio può diventare una palestra di confronto e una piattaforma entro cui mettere alla prova se stessi e le proprie reazioni emotive.