A volte le parole non servono mentre il silenzio si dimostra persuasivo e confortante; la chiave di volta sta nel potere del silenzio da cui, in ambito educativo, i genitori possono trarre evidenti benefici.
I 7 benefici del potere del silenzio
Un’educazione capace di sostituire alla parola l’intesa, lo sguardo e il gesto (soprattutto nei momenti di rabbia, ovvero quando le parole rischiano di infondere dolore e segnare ferite) sarà ispirata al potere del silenzio.
I benefici del potere del silenzio sono:
- Evitare fraintendimenti;
- Migliorare la conoscenza;
- Favorire l’autonomia;
- Sostenere la concentrazione;
- Innescare la sintonizzazione;
- Permettere la codifica di un sistema comunicativo d’intesa;
- Dare spazio alla pace.
Cos’è il potere del silenzio
Vitadamamma approccia al potere del silenzio da un punto di vista pedagogico, ci chiediamo, cioè, in che misura è preferibile tacere quando è in atto una crisi, per esempio un capriccio di un bambino o l’opposizione di un adolescente, una crisi di un piccolo duende o la presa di posizione di un 12enne in piena preadolescenza.
Rabbia, ansia, nervosismo sono motori naturali dell’istinto peggiore, quello che fa perdere il controllo e libera il peggio di noi. Facilmente una mamma arrabbiata dirà al figlio capriccioso frasi come: “Basta, non ti sopporto più, piangi sempre!” oppure “Fai come ti dico, altrimenti ti faccio vedere io!” o anche “Sei solo un bambino capriccioso!”, ciascuna di queste affermazioni ha un portato negativo e restituisce al bambino un’immagine mortificata e sminuita di lui stesso.
Quando il genitore resiste al richiamo dei sentimenti negativi per rifugiarsi nel silenzio incarna un esempio di autocontrollo e maturità, dà a se stesso l’opportunità di riflettere (si isola per un momento) e contemporaneamente mette il bambino dinanzi a una situazione “positivamente spiazzante”, ovvero oppone alla rabbia del figlio la propria calma. Facilmente il bimbo o il ragazzino si ammorbidirà virando verso il dialogo e cercando il conforto del genitore, eventualmente in un abbraccio o in uno sguardo di intendimento.
Il silenzio consente al bambino e al genitore di osservarsi a vicenda e, quindi, migliora la reciproca conoscenza
Maria Montessori contestava agli adulti la tendenza a penetrare nella vita dei bambini con comportamenti sostitutivi e azioni di controllo che, di fatto, inibiscono la crescita esperienziale e autonoma dei figli. I bambini hanno bisogno di mettersi alla prova, di sbagliare, di assaggiare la frustrazione dell’insuccesso, di riprovare e di riuscire.
Immaginate un bambino piccolo mentre impila i cubi di una torre, se immerso nel silenzio farà da solo i suoi sbagli e si dimostrerà concentrato sul risultato, se circondato da adulti prodighi di suggerimenti, invece, sarà distratto, potrebbe sentire di più la frustrazione dell’insuccesso e potrebbe perdere di vista la sfida finale.
Il silenzio consente al genitore di osservare il bambino (i migliori consigli sono quelli elargiti prima e dopo un’attività) e, allo stesso tempo, permette al figlio di incontrare lo sguardo complice del genitore, di saperlo dalla propria parte, ma senza invasioni di campo.
L’osservazione silenziosa porta un ulteriore beneficio educativo: permette al genitore di avere una chiara idea del potenziale del bambino, nonché dei limiti che deve valicare. L’adulto ha il delicato ruolo di ponte o di supporto, il suo scopo è aiutare il bambino a conquistare nuove mete e ulteriori traguardi. La conoscenza del piccolo, in questo senso, apre alle migliori azioni di stimolo.
È tautologico sottolineare che tutto questo favorisce l’autonomia del bambino e lo aiuta a fare esercizio di concentrazione.
Il potere del silenzio che innescare la sintonizzazione
Perché due persone possano comunicare è necessario che siano in sintonia; a discapito di ciò che comunemente si pensa, la comunicazione segue canali crescenti di contatto, ciò avviene sempre, anche quando non ce ne rendiamo conto, infatti la complessa azione del comunicare parte dallo sguardo. Il silenzio non esclude il contatto visivo, al contrario lo potenzia, è in questo senso che innesca la comunicazione e permette persino di codificare un linguaggio non verbale fatto di cenni, occhiate e dialogo visivo.
Così osservato e praticato il silenzio dà spazio alla pace perché acquieta gli animi e conduce alla calma. Dopo un silenzio comunicativo e riflessivo si parla meglio, più facilmente si raggiungono conclusioni sensate e accomodanti, spesso il bambino reagisce al silenzio del genitore con un abbraccio o chiedendo scusa, tal volta le scuse partecipate e profonde si esprimono con gli occhi. Nel corso del suo sviluppo, il bambino che impara ad accettare e praticare il silenzio diventerà, in fase comunicativa, una persona più quieta e riflessiva.
Abbiate cura delle parole, ma non dimenticate il potere del silenzio.