L’atto di mettere al mondo un figlio può essere “spontaneo” perché la nascita di un bimbo può accadere senza una prognosi corretta di quello che sarà l’accudimento e la responsabilità genitoriale.
Tuttavia, una volta generato, un figlio è una creatura meritevole di attenzione e amore portatore di suoi propri diritti. Quando una madre viola la vita del figlio la sofferenza di un gesto così crudele si riverbera sul mondo e quella della società non è semplice indignazione, l’infanticidio apre, piuttosto, un’eterna ferita da cui scorre un dolore insanabile.
Mamma assassina avvelena i biberon dei suoi figli e poi li uccide.
Arriva da oltre oceano la sconvolgente notizia di un duplice infanticidio: il 21 maggio una giovane mamma accusata di aver ucciso i suoi gemelli comparirà dinnanzi al giudice per la convalida delle accuse e del suo arresto. La donna è stata trovata in casa insieme ai cadaveri dei suo bambini venuti al mondo da appena 6 settimane:
la casa era chiusa in un immobilismo freddo, il silenzio l’avvolgeva mentre un piccolo cadavere era già chiuso in una busta e gettato sotto il lavandino, proprio come il pattume, e un altro era nella culla riverso supino e con un coltello ancora conficcato nel corpo.
Una parente della mamma assassina, la sorella, era andata a trovarla, l’atmosfera l’aveva subito allarmata e di lì la richiesta d’aiuto alle forze dell’ordine. La scoperta macabra ha scritto la storia a chiare lettere: in quella casa si era consumato un duplice infanticidio e i bambini giacevano morti già da giorni.
Mamma assassina avvelena i biberon dei suoi figli, ma le neonate, due femminucce di 6 settimane, resistono alla morte. La donna, però, resiste nel suo intento di ucciderle.
I fatti come ricostruiti dalla stampa internazionale:
la mamma, stanca della maternità appena conquistata, avvelena la poppata, non basta a togliere il respiro alle due bimbe. Dinnanzi alla resistenza delle figlie, pur di ucciderle, la mamma le ustiona, ma una sola cede alla morte, così la seconda finisce riversa nella culla con un coltello conficcato nel corpo.
A sua “discolpa” la donna avrebbe pronunciato le peggiori parole possibili: “Non avevo più voglia di fare la madre”.
I riscontri medico-scientifici sono inquietanti: la giovane mamma potrebbe essere rimasta con i cadaveri delle sue gemelle per quattro giorni, chiusa nel silenzio malato di quella casa dove una tragedia si era appena consumata.
Danezja Kilpatrick, questo il nome della mamma assassina, è passata in un attimo dai selfie su Facebook a tema mamma e amore all’omicidio di Dallis e Dakota. Si è accanita sulle figlie nel loro appartamento nel Queens, New York.
Danezja è una giovane di appena 23 anni e non si saprebbe nulla sul papà dei gemelli. Questa tragedia, dunque, coinvolge una mamma single, giovane e sola. Per quanto ciò non basti a dare una ragione a un omicidio così efferato, la solitudine si conferma ancora una volta motivo di grande dolore.
Avvelena i biberon dei suoi figli, ma la morte di questi gemelli si configura come frutto di un piano omicidiario e non come un raptus.
In un primo momento, la mamma assassina ha aggiunto alla poppata del disinfettante domestico (un detersivo) e ha nutrito i suoi bambini col biberon avvelenato. La morte non è sopraggiunta velocemente, forse non così velocemente come questa scellerata assassina sperava, così ha messo i due piccoli corpi sotto l’acqua bollente ustionandoli.
Solo allora una delle due creature è spirata. Le autorità ne hanno rinvenuto il cadavere avvolto in una coperta rosa e poi chiuso all’interno di un sacchetto di plastica nera, infine gettato sotto il lavello della cucina.
Dallis, l’altra gemella, è invece sopravvissuta tanto al biberon avvelenato quanto alle scottature, così la madre l’ha accoltellata lasciandola cadavere nella sua culla e col coltello ancora conficcato nel corpo.
“I bambini non mi lasciavano dormire“, ha detto la madre assassina e ha aggiunto: “Mi sono arresa e ho smesso di preoccuparmi. Non mi importava dei bambini, ecco perché li ho avvelenati. “
Il macabro rinvenimento dei corpi è avvenuto giovedì 22 aprile, il processo potrebbe portare la mamma in carcere per sempre, ma le sue bambine sono morte e non torneranno mai più.
E’ tempo di riflettere con attenzione sull’abbandono e sulla solitudine: l’abbandono non è qualcosa che può riguardare solo i minori ma ha a che fare anche con le madri, le condizioni di bisogno, soprattutto quelle psicologiche latenti e subdole, vanno individuate con prontezza perché i loro esiti nefasti non sono più riparabili e la vita dei bimbi vale il futuro del mondo.