I 3 bimbi ricoverati a Como con sindrome di Kawasaki, rara malattia pediatrica dalle cause sconosciute caratterizzata dall’infiammazione delle pareti di alcuni vasi sanguigni (vasculite), hanno 5, 3 e 2 anni. Due di questi piccoli pazienti sono ora ricoverati in terapia intensiva.
3 bimbi ricoverati a Como con sindrome di Kawasaki.
Come durante il primo lockdown, anche in questa seconda ondata di contagi da SARS-CoV-2 che sta mettendo nuovamente in ginocchio il nostro paese, in particolar modo il sistema sanitario, si iniziano purtroppo a registrare nuovi casi di sindrome di Kawasaki, riportando in auge la ricerca scientifica tutta italiana sulla possibile correlazione tra questa rara malattia che colpisce soprattutto i bambini fino ai 5 anni di età e la Covid-19.
È di questi giorni infatti la notizia di 3 bimbi ricoverati a Como con sindrome di Kawasaki, a diffonderla l’Asst Lariana (Azienda Socio Sanitaria Territoriale Lariana – Como) attraverso il proprio sito web. I piccoli pazienti, che hanno un’età non maggiore dei 5 anni, tutti residenti in comuni situati nel comasco, sono stati inizialmente trasportati presso il Sant’Anna di San Fermo della battaglia, il principale ospedale della provincia di Como.
Dopo i primi accertamenti effettuati per l’accertamento della diagnosi, per due di loro si è reso necessario il trasferimento presso le terapie intensive pediatriche di Bergamo, nello specifico all’ospedale Papa Giovanni XXIII, e di Milano, per l’esattezza all’ospedale Buzzi, un provvedimento deciso in seguito al riscontro di una miocardite – infiammazione del tessuto cardiaco – nei piccoli pazienti.
Come accennato in precedenza, nella prima fase della pandemia si era registrato in Italia, come anche in Inghilterra e negli USA, un tale incremento dei casi di sindrome da Kawasaki da indurre i medici a supporre una possibile correlazione tra questa rara malattia dalle cause sconosciute e la Covid-19.
Nello studio realizzato dai medici pediatri dell’ospedale Papa Giovanni XXIII di Bergamo, e pubblicato il 13 maggio scorso sulla rivista scientifica The Lancet, gli specialisti affermano di aver riscontrato un “aumento di 30 volte dell’incidenza di malattie simili a Kawasaki”.
Un dato che, a seguito della notizia dei 3 bimbi ricoverati a Como, sembra sia destinato ad aumentare.
Nonostante ciò il primario della Pediatria dell’ospedale Sant’Anna, Angelo Selicorni, invita tutti, in particolar modo i genitori, a non farsi prendere dal panico e al prestare attenzione ai sintomi peculiari della sindrome di Kawasaki per consentire ai medici un più tempestivo intervento.
“Una febbre alta da più giorni, comparsa di congiuntivite, labbra o bocca secche, uno stato di debolezza generale, arrossamento e/o gonfiore delle mani e dei piedi e aumento di dimensione di alcuni linfonodi. In questi casi è necessario approfondire la situazione con accertamenti mirati ed attivare le terapie necessarie”.
Una diagnosi tempestiva ed una ancor più immediata terapia (assunzione di farmaci che possano ridurre l’infiammazione) diventano fondamentali per prevenire complicazioni dovute ad un peggioramento delle condizioni del bambino. Se non curata per tempo infatti, la sindrome di Kawasaki può subire un’evoluzione variabile che comporta tra l’altro aneurismi coronarici, con conseguente rischio di sviluppare cardiopatie ischemiche precoci, o possibili problemi di salute futuri.