Ricorre oggi, 25 novembre, la giornata contro la violenza sulle donne, questa celebrazione internazionale è partecipata in tutto il mondo allo scopo di sensibilizzare contro l’abuso domestico e non, per portare alla luce il sommerso della ferocia sulle donne, per squarciare il velo sui soprusi psicologici e le vessazioni emotive legate alla violenza di genere.
La violenza contro le donne è un mostro multiforme che si sostanzia non solo nelle percosse, essa può essere altrettanto feroce e devastante quando subdolamente ha luogo attraverso la mortificazione, le parole dolorose e violente, la pressione emotiva svilente e sminuente, l’isolamento e la privazione.
Il matrimonio o la convivenza possono diventare un inferno nascosto tra le mura della casa, ma la violenza può essere ovunque e la vittima può non portarne alcuna traccia sul corpo.
Le donne sole, quelle lontane dalla famiglia di origine, quelle economicamente deboli, le madri con figli da “salvare” sono le prede più facili della vessazione di genere: il maschio domina forte del suo potere economico, emotivo e fisico, incute paura non solo a mani nude ma anche emotivamente.
“Non vali niente”, “Sei una madre di mer**”, “Senza di me non sei nessuno e se voglio ti rovino”, sono queste le armi subdole della violenza verbale: le parole che infliggono ferite profonde nell’anima delle donne.
La giornata contro la violenza sulle donne serve a dire BASTA, ce ne è tristemente ancora bisogno.
L’eliminazione della violenza ha bisogno di sensibilizzazione, ha bisogno di un 25 novembre ogni giorno e ha bisogno di simboli e ideali perché ci sono ancora donne violate.
Ne ricordiamo alcune:
- Filomena Lamberti, il cui viso è stato sfigurato dall’acido che il marito le ha versato addosso mentre dormiva nel letto matrimoniale della loro casa, lei voleva separarsi e riprendersi la vita;
- Melania Rea, morta tra il fogliame e le sterpaglie dopo un agguato ordito dal padre di sua figlia, l’uomo a cui questa donna pesava ormai come un fardello. Melania è stata trattata come una cosa di cui liberarsi, malgrado lei, giovane e bellissima, gli avesse dato tutta se stessa da sempre;
- come una qualunque Anna che in una notte di aprile, in piena pandemia, ha messo la sua vita in una valigia, preso con sè sua figlia e chiesto rifugio a una associazione caritatevole. Anna è scappata prima di finire ancora e ancora picchiata, sfigurata o peggio morta.
C’è un aspetto emotivo e psicologico che nella giornata contro la violenza sulle donne non deve va dimenticato: cosa scatena la violenza di un uomo contro una donna?
L’uomo che odia la donna che ha accanto e, anziché liberarla alla sua vita prendendo strade diverse, la vessa, la percuote, la sminuisce, è un uomo mancato, lo è qualunque uomo che usi violenza contro una qualsiasi donna.
- Questi “maschi” cercano la propria soddisfazione attraverso l’esercizio della violenza;
- identificano l’essere maschile con l’essere pre-potente;
- sono animati da una concezione negativa della donna che si fonda sul pregiudizio della superiorità maschile;
- vivono l’amore come possesso e lo gestisce come se la partner ne fosse l’oggetto.
Il primo strumento per vincere la violenza di genere è la buona educazione dei figli maschi. Troppo raramente la ricorrenza della giornata contro la violenza sulle donne ricorda quest’importante aspetto: crescete i vostri figli nella consapevolezza della sacralità della reciprocità, fatelo e seminerete civiltà e buon senso.
Che sia amore, convivenza domestica, anche tra fratelli, rapporto di amicizia o lavoro, le persone che entrano in relazione tra loro devono farlo con reciproco rispetto.
Amerai il tuo prossimo come te stesso – è stato il comandamento più bello di Gesù ed è il più violato.
Nella giornata contro la violenza sulle donne ricordiamolo agli uomini dalle mani sporche di sangue e dalle bocche taglianti.
Si stima che durante il lockdown l’incidenza della violenza contro le donne sia aumentata in misura proporzionale all’aumento della frustrazione collettiva. Gli uomini violenti, alla ricerca di un sé perduto, si sono sentiti ancora più frustrati, arrabbiati, inutili e soli e hanno picchiato più forte, umiliato più ferocemente, scavato con più violenza nelle anime delle donne.
Perché la ricorrenza della giornata contro la violenza sulle donne è ovunque fissata oggi, il 25 novembre?
Il 25 Novembre del 1960 Patria, Minerva e María Teresa Mirabal, tre attiviste della Repubblica Dominicana, furono uccise dalla polizia di Santo Domingo.
Invise al governo dittatoriale, ree di voler dare voce al bisogno di libertà del popolo, vennero prese a sprangate, massacrate e gettate in un burrone. Nessuno ha mai creduto all’ipotesi dell’incidente, artatamente ordita per occultare l’efferatezza di un delitto senza giustificazione alcuna.
Allora la violenza di genere era ancora un tabù, le donne erano sole con la clandestinità del loro dolore, non potevano ribellarsi in nessun modo alla supremazia maschile e qualunque loro tentativo di avere voce in capitolo, in casa come nella società, era sempre malvisto.
Patria, Minerva e María Teresa Mirabal sono oggi ricordate come le farfalle, la memoria del loro coraggio nell’opporsi alla dittatura ha fatto storia.
Le pressioni che l’opinione pubblica esercitò, il successivo l’intervento dell’Organizzazione degli Stati Americani, sollecitato dopo l’omicidio da tutti i pubblici spettatori di quell’accaduto, costrinsero il dittatore Héctor Bienvenido nell’angolo, dovette dimettersi. “Il tempo delle farfalle”, il batter d’ali del loro coraggio liberò un paese.
Sempre il 25 novembre, ma del 1981, ebbe luogo il primo incontro internazionale femminista delle donne latinoamericane e caraibiche. Queste le date cruciali che hanno fatto del 25 novembre la giornata simbolo delle donne che combattono contro le violenze.
Non molti anni fa – dopo che la violenza sulle donne era stata già definita “fenomeno sociale da combattere” nella Dichiarazione di Vienna del 1993 – nel 1999 la giornata contro la violenza sulle donne è stata istituzionalizzata anche dall’Onu con la risoluzione 54/134 del 17 dicembre.
Giornata contro la violenza sulle donne e il simbolismo delle scarpe rosse:
Questa del 25 novembre è la giornata del rosso, scarpe rosse che camminano nel mondo a ricordare il sangue e la violenza facendo rumore, spargendo colore e attirando attenzione.
Il simbolo delle scarpe rosse si impone all’attenzione di tutti nel 2009 grazie all’artista messicana Elina Chauvet che firma l’opera Zapatos Rojas. Un’installazione oggi emulatissima, ma comparsa per la prima volta davanti al consolato messicano di El Paso, in Texas, per onorare la memoria delle centinaia di donne rapite, stuprate e uccise a Ciudad Juarez.
Elina Chauvet il rosso del sangue della violenza contro le donne lo ha visto scorrere, sua sorella minore ne è stata vittima, morta assassinate per mano del compagno, aveva 22 anni quando è diventata “una scarpa rossa”.
Ogni donna è parte della giornata contro la violenza sulle donne, ognuna di noi è una scarpa rossa, se non direttamente per emotiva empatia al suo genere, perché noi donne sappiamo sentire il dolore e abbiamo quelle potenti ali di farfalla per smuovere venti e tempeste e vincere.
Vita da mamma affida a voi il messaggio della giornata contro la violenza sulle donne per dire a ogni donna violata:
- non hai colpe
- non sei sola,
- non tutto è perduto, mettiti una mano sul cuore e seguine il battito.