Melania Rea viene ritrovata priva di vita il 20 aprile scorso nel Bosco della Casermette, ad ucciderla molte coltellate inferte con violenza e forse con impetuosa ira.
Il suo corpo è deturpato da tracce segnate sul cadavere, tracce “imposte ” sul corpo assai probabilmente dopo la morte, e solo per depistare gli inquirenti.
Melania era una donna imponente malgrado ciò è stata sopraffatta dal suo aggressore senza riuscire a difendersi? La brutale e mortale azione offensiva è stata condotta con l’intelligenza di un agguato?
Sin dalle prime battute c’è stato chi ha rintracciato nella posizione del corpo e nelle dinamiche del decesso una “tecnica” studiata, architettata per impedire alla vittima di fuggire e\o di resistere.
Giace in terra una donna giovane, una mamma, una figlia ed una sorella … giace assassinata in un bosco che si intreccia con la sua vita perché in quei luoghi il marito svolge parte della sua attività lavorativa e perché quella mattina – secondo la ricostruzione del consorte – Melania e la sua famiglia erano alle altalene di Colle San Marco per una passeggiata.
Restano – come cristallizzati sulla scena di un crimine ancora da ricostruire perfettamente – il marito e la figliolletta Vittoria che allora aveva 18 mesi appena.
Quel marito: Salvatore Parolisi è oggi in carcere accusato di omicidio volontario (aggravato dalla crudeltà, dalla minorata difesa e dal rapporto di parentela) nonché di vilipendio di cadavere e deturpazione.
Per quale motivo Salvatore avrebbe ucciso Melania? Le indagini sembrano condurre al movente passionale.
L’opinione pubblica e gli inquirenti stessi hanno incontrato un marito bugiardo e traditore, ciò ha contribuito a costruire intorno al Parolisi una “presunzione di colpevolezza” che dipende dai tradimenti, dalla meschinità e dalla poca lealtà dell’uomo come marito e compagno?
Qualcuno vorrebbe riportare il delitto Rea o più precisamente il movente del delitto rea all’ambiente militare, nello specifico all’ambiente della Caserma in cui Salvatore Parolisi lavorava: la Caserma Clementi di Ascoli Piceno.
I “sospetti” sulla Caserma si fecero insistenti quando fu intercettata, trascritta e pubblicata una conversazione telefonica intervenuta tra Salvatore e sua sorella in cui sembrava che i due “legassero” consapevolmente il delitto a “qualche cosa” che era avvenuto o avveniva all’interno del235° RAV di Ascoli Piceno.
Intanto la Caserma di Salvatore Parolisi ha aperto il suo cancello alle telecamere di Quarto Grado, trasmissione di approfondimento di rete 4, concedendo al giornalista Mediaset di condurvi liberamente e senza restrizioni l’occhio della telecamera.
La Caserma Clementi di Ascoli Piceno è apparsa in tutta la sua serietà e pulizia. In studio il giornalista che ha condotto l’inchiesta sottolinea che lì tutto pare essere limpido.
Ove Parolisi fosse l’assassino, dunque, avrebbe agito per motivi del tutto indifferenti, estranei e lontani all’ambiente militare? E nessun segreto inconfessabile nasconderebbe la Caserma.
Ogni anno, oltre 1000 soldatesse vengono addestrate e preparate alla professione militare nella Caserma Clementi di Ascoli Piceno, di lì sono passate circa 10mila soldatesse … compresa la presunta amante Salvatore Parolisi.
Le donne soldato lavorano dalle 6:00 del mattino alle 16:00 incessantemente. Una soldatessa dichiara ai microfoni di rete 4 che mancherebbe il tempo per una relazione; del resto anche Salvatore e la sua presunta amante avrebbero incominciato la loro relazione dopo la conclusione dell’addestramento; secondo le loro dichiarazioni l’intreccio amoroso sarebbe incominciato durante l’ultimo giorno di corso: il giorno dei saluti e dei festeggiamenti e di lì si sarebbe protratto per due anni.
Ma in una Caserma ove uomini e donne convivono, si frequentano e praticano attività e spazi comuni è considerata la possibilità di relazioni sentimentali?
Il Responsabile della Caserma spiega al giornalista di Quarto grado che la relazione non è vietata né negata, l’autorità militare, per ragioni d’ordine e disciplina, chiede, giustamente e logicamente, di conoscere il rapporto amoroso. Tale legame viene considerato come “informazione attinente al servizio” ed in quanto tale va condotta attraverso un informale documento scritto al Responsabile in comando che riceve dalle mani dei militari coinvolti la dichiarazione spontanea di “un amore in corso”. Del rapporto tra Salvatore e la presunta amante nulla si sapeva.
E se il rapporto soldato – soldatessa non fosse propriamente amoroso? Se una donna soldato divenisse oggetto di attenzioni particolari e non gradite da parte di un militare?
In una delle bacheche presenti nella Caserma Clementi il giornalista di Quarto Grado trova le cautele “anti molestia a tutela delle soldatesse”, lì chiaramente espresse ed esposte vi sono le indicazioni dei comportamenti cautelari da adoperare in caso di “pressioni e avance ”:
esiste un gruppo di ascolto, pronto a ricevere ogni informazione ed a provvedere in merito, un numero verde Anonimo ed, in caso di urgenza, è possibile far capo al Responsabile della Caserma.
Dunque la Caserma ed il delitto Rea non si intrecciano?
Secondo Michele, fratello di Melania Rea, presente nello studio di Quarto Grado in occasione della puntata del 28 ottobre, la Caserma rientrerebbe nella morte di Melania solo come “spunto” del tradimento di Salvatore, come il luogo in cui il caporal maggiore ha incontrato e affascinato la sua presunta amante.
Secondo Zio Gennaro, lo zio di Melania, invece, Salvatore non avrebbe agito da solo e lì nella Caserma Clementi vi potrebbe essere il suo o i suoi complici.
Resta aperta ed irrisolta la solita domanda:
Salvatore ha ucciso Melania? Se “Si” perché e come ha agito?
La Sorella di Parolisi dichiara a Quarto Grado:
“C’è un innocente in carcere … (Salvatore) nella situazione in cui si trova se avesse saputo qualche cosa in più lo avrebbe detto”.