Con l’inizio della scuola primaria, le vecchie elementari, il bambino si trova ad affrontare tante novità: cambia il rapporto con i compagni, con la figura dell’adulto ora insegnante e non più solo educatore, si richiede attenzione, concentrazione, elaborazione, impegno e costanza.
Oltre al lavoro a scuola, il bambino è tenuto a svolgere compiti a casa, a seconda del modello scolastico. Chi frequenta una scuola “a modulo” ovvero con un paio di rientri pomeridiani, svolgerà più compiti in settimana rispetto a coloro che frequentano “il tempo pieno”, frequenza tutti i pomeriggi, che avranno compiti nel week end e non dovrebbero averne in settimana.
Prima di tutto a cosa servono i compiti?
A memorizzare il lavoro effettuato in classe, a consolidare il legame tra casa e scuola, a favorire il dialogo genitore-figlio sul lavoro scolastico. Il coinvolgimento, l’interesse del genitore stimola la responsabilità e l’impegno del figlio, accrescendo la voglia di imparare nel bambino.
Bisogna però tenere presente che un bambino tra i 6 e gli 11 anni ha difficoltà a mantenere l’attenzione e la concentrazione per più di 6 ore. Accade così che nelle prime ore del pomeriggio i bambini siano “mentalmente stanchi”, ecco che uno strumento di evasione, come un’attività sportiva, il gioco libero nel cortile della scuola per un’oretta dopo il pranzo ecc…aiutano a “staccare” la spina, a svagare la mente e sicuramente il tutto meglio si accorda con quelli che sono i ritmi naturali del bimbo a quest’età.
Ma quanto tempo bisogna dedicare ai compiti?
Dipende dall’età, o meglio dalla classe. I primi due anni di elementari in cui l’obbiettivo è imparare a leggere, scrivere e fare operazioni matematiche semplici, basteranno 20 minuti. Se i compiti sembrano troopo lunghi per essere svolti in quest’arco di tempo, meglio concentrarsi su una parte, magari su un paragrafo di lettura, fatto bene, piuttosto che tutto il testo fatto male. Sarebbe importante in questi anni continuare a raccontare e leggere per lui storie e favole, e non smettere solo perchè ora lui sà leggere, questo stimola la voglia di imparare.
In terza e quarta si introduce lo studio di materie come storia, geografia, scienze e civica. Il tempo da dedicare allo studio si dovrebbe espandere alla mezz’ora. Da parte della scuola viene richiesta più autonomia e riflessione. Il ruolo del genitore dovrebbe limitarsi a consigli e suggerimenti di metodi per imparare a lavorare da solo. Lo studio deve essere fatto autonomamente, tutt’al più il genitore potrà ascoltare la lezione una volta raggiunta la preparazione. La ripetizione ad una terza persona aiuta molto a testare il livello di studio raggiunto.
In quinta elementare il bambino dovrebbe aver raggiunto una propria autonomia, la preparazione alle medie è l’obiettivo di tutto l’anno. Deve occuparsi da solo dei compiti, il genitore dovrà però essere disponibile a rispondere alle sue domande e curiosità. Solitamente si arriva a studiare un’oretta al giorno ed è positivo farlo anche con dei compagni così che si favorisce il confronto.
Importantissimo è mai dimenticarsi di leggere. La lettura deve essere all’ordine del giorno, ognuno avrà il suo momento, dopo la merenda, dopo cena, l’importante è leggere. La lettura può spaziare dai libri per i ragazzi ai fumetti, certo, se un bimbo tende a leggere sempre fumetti andrà stimolato ad ampiare un pò il proprio campo.
In generale andrebbe spiegato subito al bimbo che deve studiare per se stesso e non per gratificare i genitori. Se si sente in obbligo di prendere bei voti per far felici i genitori, in adolescenza questo atteggiamento verrà ribaltato: andar bene a scuola vorrà dire stare attaccato alla gonna della mamma, mentre andar male significherà staccarsi e crescere in autonomia, con conseguenze non auspicabili dunque….
Se il bambino non ha studiato, non giustificatelo davanti all’insegnante. Deve capire da subito che la scuola è una cosa seria e lui solo ne è responsabile.
Bisognerà aiutarlo a gestire i suoi tempi, attività scolastiche ed extra. Per questo all’inizio si può anche fare una tabella per fargli capire che deve stare entro certi tempi. Poi ovvio, gli strappi alla regola ci sono, ma devono essere intesi come eccezioni.
Cosa fare se proprio a scuola il bimbo ha difficoltà?
Prima di tutto sdrammatizzare. Altrimenti si rischia di creare ansia nel bambino e ostilità nei confronti della scuola. Un bambino con difficoltà a scuola, non è detto che abbia un percorso segnato; spesso si vedono cambiamenti di approccio allo studio totali, e così un bambino che zoppicava alle elementari può anche diplomarsi brillantemente e viceversa.
Secondo, è utile chiedere un colloquio con le insegnanti per chiarire le difficoltà, le eventuali possibilità di aiuto, e ricevere consigli.
Spesso si sottovaluta, ma portare il figlio ad un controllo di vista e udito, può aiutare a trovare una spiegazione alle difficoltà. Con un paio di occhiali, tutto diventa più “chiaro”.
A volte si può decidere di consultare un logopedista per valutare problemi eventuali di dislessia, disgrafia, disortografia, difficoltà di concentrazione.
Con questi piccoli accorgimenti sicuramente il percorso scolastico di vostro figlio sarà più sereno.
Buono studio a tutti i ragazzi, ma per il momento godetevi le meritate vacanze!