Non lasciano molto spazio all’immaginazione le immagini che arrivano dal marciapiede di accesso all’Hotspot tamponi dell’ospedale Amedeo di Savoia di Torino: tutti in coda per un tampone prescritto dal pediatra anche per un semplice raffreddore e da effettuare anche se i sintomi al momento del prelievo siano già risolti, ovvero una comune circostanza stagionale!
La Stampa.it pubblica l’immagine della lunga coda per un tampone: gli alunni di Torino, che non saranno riammessi a scuola senza il test negativo, e i loro genitori costretti alle ferie per accompagnarli.
Tra i genitori in coda, molti “condannati” ad un’attesa superiore all’ora ora e mezzo; in tanti senza appuntamento perché la fatidica convocazione per il tampone, per il quale il pediatra aveva fatto richiesta alla ASL, tarda ad arrivare, malgrado i giorni di assenza a scuola si sommino piano pano e la famiglia si senta in dovere di addivenire a una conclusione certa.
Il tampone negativo è la sola certificazione che garantisca la riammissione in aula, perciò NO tampone NO scuola. Ed ecco che raffreddore o malanno gastrointestinale che sia, le famiglie rischiano di ritrovarsi così: a un metro di distanza gli uni dagli altri, in coda per un tampone!
Non vengono risparmiati nemmeno i bambini raffreddati, eventualmente febbricitanti, ma comunque costretti in media a più di un’ora di attesa.
Certo se la ASL avesse chiamato tutti, un debito appuntamento avrebbe evitato la coda, lo fa notare a LaStampa un papà che accompagna suo figlio a fare un tampone precauzionale a causa di una positività a scuola e per la riammissione post quarantena cautelativa.
LaStampa.it lo assicura: da quando è ripresa la scuola, la scena è più o meno la stessa, quasi tutti i giorni:
perché la scuola possa restare un luogo sicuro, qualunque sintomo suggestivo di un’infezione di SARS-CoV-2 deve sopportare la prova tampone.
A fronte di questa situazione (NO tampone NO scuola) i genitori sono innervositi dal pericolo che i tamponi si moltiplichino come gli starnuti e con l’avanzare della stagione fredda i malanni sono pressoché inevitabili; gli stessi genitori sono allarmati dall’eventualità di dover giustificare troppi giorni di assenza al lavoro, perché quel che è certo è che i bambini non possono andare da soli a fare il tampone; non ultime le condizioni dell’attesa, nessuno trova giusto attendere in coda anche un’ora e trenta minuti con bambini piccoli già irritati da eventuali malesseri, insofferenti e pure infreddoliti laddove il passo dopo passo della fila si consuma all’aperto.
Più di un’ora in coda per un tampone e una media di 72 ore per il responso, intanto gli studenti stanno a casa e quelle famiglie che non possono godere dell’aiuto dei nonni non possono sostenere il lavoro oppure sono costrette ad assoldare una babysitter col rischio di allargare l’area del contagio in caso di tampone positivo.
Se qualsiasi sintomo legato al Covid merita un tampone che confermi o neghi la natura dell’infezione come SARS-CoV-2, chi tutelerà i genitori, il tessuto produttivo e gli equilibri finanziari delle famiglie nel caso il lavoro di mamma e papà dovesse restare compromesso? Le risposte a queste domande non sono scontate.