Viviana non ha ucciso Gioele, è questa la decisa posizione della famiglia Mondello che chiede che le indagini non si chiudano infangando la memoria di una madre e senza una verità comprovabile.
La trasmissione televisiva di inchiesta “Chi l’ha Visto” accoglie questo appello dei familiari, lo fa indagando, altresì, sugli indizi che suggeriscono soluzioni differenti rispetto all’ipotesi dell’omicidio-suicidio.
Se le ricerche avessero consegnato corpi in condizioni migliori le risultanze investigative avrebbero potuto essere più nitide più velocemente. Questo è un fatto! Del resto è assolutamente difficile rimettere insieme i pezzi di un giallo quando si è dinnanzi a due cadaveri letteralmente “mangiati”.
Rispetto allo stato dei poveri resti di Viviana e Gioele, è la stessa famiglia Mondello a chiamare in causa le ricerche lamentando anche il fatto che nelle prime ore dalla scomparsa nessuno dei familiari hanno potuto accedere al luogo della scomparsa.
Come testimoniano dinnanzi ai microfoni di “Chi l’ha Visto”, quel maledetto 3 agosto i familiari furono fermati prima del guardrail attraversato da Viviana, mentre loro avrebbero voluto scendere tra i rovi, percorrere i sentieri verso il mare per urlare i nomi dei loro cari e ad oggi si chiedono ancora se questo avrebbe potuto cambiare le sorti della vicenda.
Papà Davide sottolinea con decisione che Gioele è stato trovato a distanza di 16 giorni, da un volontario, sebbene membro dell’Arma in congedo, munito solo di un falcetto.
La zia di Gioele aggiunge che il rinvenimento si è reso possibile, a detta dello stesso volontario che ha trovato i poveri resti del bimbo, seguendo l’odore penetrante del piccolo corpo in decomposizione.
Il cadavere del bambino è stato, cioè, rinvenuto durante una battuta di ricerca volontaria animata dalla disperazione del papà già in lutto per il rinvenimento del corpo di Viviana e l’indizio peculiare che ha portato a Gioele è stato olfattivo.
I cadaveri potevano essere recuperati prima?
E’ questa la domanda che la famiglia impone all’attenzione di tutti poiché dal tempo di permanenza di corpi nei boschi è dipeso il loro stato all’atto del rinvenimento, ovvero detta permanenza ha esposto i resti all’istinto degli animali.
Senza considerare l’aumentato dolore delle famiglie dinnanzi a salme persino irriconoscibili.
Viviana non ha ucciso il figlio, quali gli indizi che lo suggeriscono?
L’attaccamento di Viviana al bambino e la serenità della famiglia rappresentano un’evidenza nota a tutti e riportata in ogni testimonianza.
Quello in cui Viviana è sparita era un momento di serenità, la crisi emotiva di questa mamma era relegata a un tempo passato e si era consumata durante il confinamento causato dalla pandemia.
Viviana non avrebbe mai fatto del male a Gioele, Daniele Mondello ne è certo.
Di fatto il luminol con cui è stata indagato l’abitacolo della vettura di Viviana non ha rilevato tracce ematiche né biologiche che possano in qualche modo ricondurre la morte di Gioele a una conseguenza fatale dell’incidente del 3 agosto.
Il parabrezza dell’autovettura è risultato rotto, da qualcuno questo dettaglio è stato “individuato” come possibile traccia di un urto dall’interno, ovviamente conseguente al sinistro. L’assenza di tracce ematiche o biologiche esclude però che Gioele abbia potuto urtare il parabrezza dall’interno causando quella lesione, inoltre l’esame ultimo sulla vettura dimostra che quella del parabrezza rotto è una “non traccia” poiché la frattura nel vetro è isolata e presumibilmente pregressa all’incidente.
Il seggiolino di Gioele è stato trovato inclinato su un lato, ma ciò non è indice di un urto mortale mancando nello stesso abitacolo ulteriori tracce congruenti con questa ipotesi.
Viviana non ha ucciso il figlio, la famiglia respinge l’ipotesi dell’omicidio-suicidio. Ripercorrendo i fatti, così come sono stati ricostruiti nello scenario difficile delle Campagne di Caronia e su quei corpi martoriati, qualcosa ancora non torna e alcuni pezzi del puzzle sembrano mancanti:
tutti sanno che il 3 agosto Viviana esce di casa sostenendo di essere diretta al centro commerciale per comperare delle scarpe a Gioele, ma la direzione che prende a bordo della sua Opel Corsa è diversa (viaggia in direzione Palermo) e, poco dopo il casello di Sant’Agata di Militello, la donna resta coinvolta in un incidente.
“Chi l’ha Visto” ne ricostruisce la dinamica seguendo la testimonianza di uno degli oprai presenti sul furgone coinvolto.
Diciamo subito che le tracce sul furgone e sulla vettura di Viviana sono perfettamente compatibili con questa ricostruzione:
mentre transita in galleria, l’Opel Corsa di Viviana frena e stinge il furgone che viaggia alla sua destra sino ad urtarlo sul lato guida.
Lo scontro determina uno sbandamento del mezzo che riesce ad arrestarsi dopo 15\20 metri più avanti rispetto al punto di impatto, fermandosi definitivamente a 50 metri dalla vettura di Viviana, a sua volta ferma prima della fine della galleria.
A cristallizzare il punto esatto di arresto dei mezzi vi sono le foto scattate in galleria poco dopo il sinistro, si nota anche uno degli operai in tuta arancione mentre si fa carico della segnalazione agli automobilisti della presenza dei veicoli incidentali fermi in carreggiata.
Mentre uno degli operai segnala l’incidente, l’atro si avvia verso l’auto di Viviana, dopo che i due operai, per quanto di sfuggita, l’avevano già vista uscire dall’abitacolo e allontanarsi dalla vettura, sarà poi una famiglia di turisti in transito su quel tratto autostradale a confermare il fatto che Viviana scavalca il guardrail e si addentra nei boschi di Caronia tenendo Giole, sveglio e vigile, in braccio.
Sta di fatto che quando l’operaio si affaccia nella vettura della Dj non trova nessuno, i segni dell’impatto sono visibili, una ruota è a terra, lo sportello del passeggero è aperto, ma l’abitacolo è completamente vuoto!
L’incidente si consuma alle 11:00 del mattino, la Polizia Stradale arriva sul luogo alle 11:30.
Viviana non ha ucciso Gioele e, a detta della famiglia, le ricerche andavano compiute in maniera diversa a partire dal coinvolgimento degli stretti congiunti nei primi momenti della scomparsa.
In merito ai primi momenti della scomparsa, cosa emerge dall’intervista rilasciata a “Chi l’ha visto”?
All’arrivo a Sant’Agata di Militello i familiari vengono trattenuti per molte ore, in un primo momento vengono bloccati allo svincolo, lontano dal guardrail scavalcato dalla Dj, lì vengono sottoposti a quello che sembra un normale controllo statale e non ricevono alcuna informazione sulle condizioni di Viviana e Gioele né precisazioni sul luogo dell’ultimo avvistamento, questo è quanto dichiarano ad oggi.
Successivamente vengono indirizzati in un bar in attesa della convocazione in Caserma, convocazione rivolta a Davide, il papà di Gioele e marito di Viviana.
Alle 23:00 i familiari hanno concluso i loro adempimenti con i Carabinieri e sono liberi. Avviano, dunque, delle ricerche autonome che però non si rivolgono nei luoghi giusti: quella notte i familiari cercano Viviana e Gioele sulla strada non nelle campagne.
Nei boschi di Caronia la prima notte della scomparsa di Viviana e Gioele non c’era nessun soccorritore, i familiari non avevano avuto accesso sul posto della scomparsa e non avevano compreso qual fosse nello specifico, questo quanto emerge dalla puntata di “Chi l’ha Visto“. La cognata si domanda se quella notte non sia stata decisiva, se non si sarebbe potuta sentire una voce, il pianto del bambino o un suo lamento.
I luoghi della scomparsa di Viviana e Gioele sono avversi: è un’area boschiva, pieni di rovi, abitati da animali selvatici e fatta di passaggi impervi, alle 10:00 del mattino la temperatura estiva arrivava a 42°.
Viviana viene trovata il 10 agosto, i resti del povero Gioele il 19. Ricomporre i cadaveri rallenta la conquista della verità.
Il TgCom24 rivela che il corpo di Viviana era lì, esattamente dove è stato ritrovato, già il 4 agosto, ovvero il giorno dopo l’incidente, lo ha ripreso hai piedi del traliccio un drone dei Vigili del Fuoco, ma nessuno se ne accorge nell’imminenza delle riprese.
L’inviato di Chi l’Ha Visto ha visitato i luoghi il 18 agosto, potremmo quasi dire che è stato lì all’alba del ritrovamento del corpicino del piccolo Gioele. Va detto, ad onor di cronaca, che il servizio girato quel giorno attesta che intorno al traliccio su cui Viviana potrebbe essersi arrampicata c’è comunque vita:
lì intorno c’è un ovile, ci sono recinti con bestiame, capanni di lamiere, velli di pecore pronti ad essere trattati e poco più in là un agriturismo.
La via del bosco corre verso il mare, mentre l’agriturismo è il luogo in cui sono stati segnalati i due rottweiler (di cui la stampa ha tanto parlato) e che l’inviato di Chi l’ha Visto constata non essere lì quella mattina del 18 agosto.
Peraltro nei luoghi percorsi dallo stesso inviato, la troupe della trasmissione di inchiesta ha rinvenuto il coperchio di un gancio di un sediolino auto per bambino (sul gancio l’inconfondibile scritta Isofix).
Ovviamente la troupe ha immediatamente allertato la polizia documentando anche il momento in cui l’oggetto è stato repertato. Questo coperchio appare completamente decontestualizzato rispetto ai luoghi, la stampa però non ha dato più notizie su eventuali accertamenti relativi.
Aggiornamento al 25.09.2020
La stampa rende noto che papà Daniele non ha riconosciuto come appartenente al sediolino di Gioele il coperchio rinvenuto nelle campagne di Caronia. La testimonianza dell’uomo esclude perciò il reperto dal palcoscenico del giallo di Viviana e Gioele.
Lo stesso servizio televisivo ha anche sottolineato che il traliccio su cui Viviana avrebbe potuto arrampicarsi è in un primo tratto colmo di rovi rampicanti, questo non è un dettaglio se si pensa all’atto di arrampicarsi di una donna inesperta.
In definitiva le condizioni dei luoghi, quelle delle ricerche, la prima notte di silenzio e solitudine nelle campagne sono tutti dati che fanno pensare, Davide e la sua famiglia hanno diritto a una verità che non lasci spazio a dubbi e la loro voce va accolta.