L’ autismo in medicina è definito come una sindrome, ciò vuol dire che è una condizione caratterizzata da un complesso vasto e vario di sintomi (sia oggettivi che soggettivamente variabili).
Il bambino autistico cresce nella sua condizione e resta tale per tutta la vita, ovvero sarà un adulto affetto da autismo perché non si guarisce da detta sindrome.
In gergo medico l’ autismo è definito “sindrome neurobiologicamente determinata” che permane per tutta la vita del soggetto, pur assumendo aspetti diversi nel tempo.
E’ pacifico che una diagnosi di autismo possa essere pronunciata a partire dai 2\3 anni d’età del bambino, tuttavia l’esordio dei sintomi, anche così come riscontrabili dai genitori, è quasi sempre precoce: già tra gli 8 e i 18 mesi è possibile osservare alcuni campanelli di allarme.
Cosa comporta l’ autismo per definizione?
L’ autismo è capace di compromettere sensibilmente e in modo persistente la socializzazione, la capacità di comunicare (non solo verbalmente), nonché la varietà di interessi e la duttilità di comportamenti adattativi del bambino.
Dal 1979 si parla più ampiamente di Disturbi dello Spettro Autistico e ciò grazie all’apporto di Lorna Wing, psichiatra britannica, come suo marito Jon e della collega Judith Gould.
Lorna fu mamma di una bambina autistica, Susie, questo la indusse a calarsi profondamente nella ricerca sui disturbi dello sviluppo. Insieme ad altri genitori di bambini autistici diede vita alla National Autistic Society nel Regno Unito, correva il non lontanissimo anno 1962.
E’ a Lorna Wing che si deve il primo utilizzo del termine sindrome di Asperger, nel 1981 pubblicò uno studio completamente dedicato a questa variante dell’autismo, mentre nel 1996 pubblicò un testo dedicato agli ASD, i Disturbi dello Spettro Autistico.
Lorna e la sua collega Judith consegnarono alla scienza e alle famiglie dei bimbi affetti da ASD un importante “scoperta”:
Autismo, Asperger (indicata con la sigla SA) e Disturbi Pervasivi dello Sviluppo Non Altrimenti Specificati (indicati con la sigla DPS-NAS) sono tra loro caratterizzati da non poche differenze, ciò pure avendo meccanismi comuni e ricadendo sull’area della socializzazione e della comunicazione, nonché “limitando” i bambini a interessi ristretti e stereotipati.
Lo spettro autistico palesa (rispetto alla definizione classica di autismo, di cui parlò Kanner nel 1943) la molteplicità di aree di interesse, di sintomatologie e di livelli di gravità.
Praticamente l’ autismo non è uno, è una condizione unica nell’unicità di ogni bambino affetto da questa sindrome.
Inoltre i medesimi sintomi nel medesimo soggetto possono variare notevolmente col procedere dello sviluppo, ovvero con l’età.
L’ autismo compromette l’area della socializzazione (o interazione sociale) e quella della comunicazione.
Vediamo quali sono i sintomi collegati a questo deficit nei bambini:
- scarso contatto visivo fin dalla tenera età;
- mancanza di gesti richiestivi(il bambino non spalanca le braccia per essere preso dal genitore);
- mancanza di gesti indicativi;
- tra i 2 e i 5 anni non si girano se chiamati per nome;
- stentano a riconoscere ed esprimere le emozioni;
- hanno una mimica facciale deficitaria;
- manifestano una scarsa assimilazione delle regole sociali;
- non dimostrano interesse per il gioco e la condivisione con i pari e non tendono a coinvolgere l’altro nelle loro attività (sino al punto che i genitori tendono a definirli bambini estremamente autonomi).
L’eloquio, cioè la comunicazione verbale, può essere assente (nei casi gravi) o comunque deficitario o anomalo anche nei casi più lievi.
L’assenza di comunicazione verbale o una inappropriata capacità di comunicare con la parola saltano subito all’occhio: quando presente il linguaggio dei bambini autistici non è sempre precipuamente finalizzato agli scambi socio-comunicativi, cioè i bimbi non riescono a sostenere una comunicazione ordinata e reciproca con l’interlocutore e soddisfacente in relazione alla loro età anagrafica.
Non è inusuale che i bimbi affetti da autismo pronuncino frasi bizzarre.
Tuttavia è bene che i genitori sappiano che anche la carente o inefficacia comunicazione non strettamente verbale hanno un peso fondamentale: ai bambini autistici, che pure sanno parlare, sfugge il senso delle metafore, dei modi di dire, degli accenti e delle intonazioni. Tutto questo impedisce loro di cogliere le emozioni che arricchiscono la comunicazione.
I bimbi autistici sono propensi alla ecolalia ovvero ripetono con costante intensità e tono parole mutuate da altri, quindi sentite da qualcuno. Non sempre questa cantilena ripetitiva ha funzione comunicativa.
E’ tautologico che il linguaggio ecolallico non è peculiare dell’autismo, in alcuni stadi della crescita è persino normale, ovvio è che se un bimbo di 5 anni ha un simile atteggiamento esso diventa un campanello di allarme se non un sintomo di un ritardo, qualunque esso sia.
L’ autismo compromette l’area delle attività e degli interessi.
Vediamo quali sono i sintomi collegati a questo deficit nei bambini:
- I bimbi autistici manifestano interessi settoriali molto ristretti (per esempio vogliono sapere tutto sui dinosauri e se ne interessano morbosamente), in medicina si dice che hanno degli interessi fissi.
L’interesse fisso del bimbo autistico può essere banale e semplice (interesse costante sulle mani, per esempio, per cui il bimbo si fisserà fortemente su quel particolare e tenderà a guardarsi costantemente le mani) oppure può rappresentare un interesse complesso e pervasivo (come l’interesse per i dinosauri).
- L’area degli interessi e delle azioni è compromessa anche dalla rigidità: il bambino autistico costruisce intorno a sé delle routine “rassicuranti”, ovvero assume dei comportamenti rigidamente schematizzati.
Rompere le abitudini di vita del bimbo affetto da autismo è pericoloso poiché crea nel soggetto frustrazione, angoscia e destabilizzazione.
Va detto che può essere molto difficile supportare la “resistenza al cambiamento” del bimbo autistico, la rigidità delle routine ha un peso specifico grave nella gestione della vita quotidiana delle famiglie con figli autistici.
Senza considerare che il bambino autistico può manifestare sia ipo che iper sensibilità agli stimoli, per esempio i rumori troppo forti possono mettere in crisi il bimbo autistico e una crisi può avere luogo ovunque, anche per strada, spesso i genitori devono contemporaneamente gestire lo stato del bambino e l’incomprensione del mondo.
L’ autismo compromette l’area immaginativa e del gioco.
Vediamo quali sono i sintomi collegati a questo deficit nei bambini:
- Il bambino autistico è carente nello sviluppo simbolico, non lo vedrete fingere che la spazzola sia un microfono e, al contrario, più spesso tenderà a concentrasi su piccole parti di un oggetto, ciò dipende da fatto che l’ autismo implica un uso selettivo della percezione, ovvero il bambino concentra la sua attenzione sui dettagli.
Ciò induce il bambino autistico a restare affascinato da puzzle e costruzioni a incastro.
I bambini autistici manifestano spesso manierismi motori: smorfie, gesti, posture ripetute con costanza e generalmente inadeguate al contesto, goffe e artificiose.