E’ sempre più difficile capire cosa ne sarà della scuola a settembre, da Palazzo Chigi non arrivano notizie rassicuranti e nemmeno totalmente in linea con quanto sostenuto fin ora dal Ministro della Pubblica Istruzione.
Le mamme chiedono alla Ministra trasparenza e coerenza e le famiglie premono per sapere come sarà la scuola a settembre 2020, non solo ne fanno una ragione organizzativa, ma anche una necessità emotiva, educativa e di sviluppo sociale dei figli.
Giovedì 4 giugno, dopo un maxi-vertice convocato dal premier Giuseppe Conte alla presenza delle Ministre Lucia Azzolina (Istruzione) e Paola De Micheli (Infrastrutture), con l’ausilio del capo della Protezione civile, Angelo Borrelli, e del coordinatore del Comitato tecnico scientifico (Cts) del ministero della salute, è emerso che il Ministero della Pubblica Istruzione punta alla scuola in presenza mantenendo quanto più possibile una stabilità delle classi in termine di unità e continuità didattica.
Ci sarebbe un piano A, leggero e speranzoso, che partirebbe con la speranza di non incorrere in una nuova ondata di contagi e un piano B molto più restrittivo. Il distanziamento tra i banchi, i tagli numerici alle classi e i doppi turni (che fino a ieri erano stati dati quasi per scontati come indispensabili presidi anti Covid) resterebbero relegati al piano B, ovvero per ora sarebbero stati messi in panchina.
Le parole della Ministra, perché allo stato dell’arte sono le parole a disegnare le sorti della scuola a settembre, sono state queste:
“L’obiettivo è portare tutti a scuola in presenza. Con particolare attenzione ai più piccoli, che hanno sofferto maggiormente in questo periodo”
“Vogliamo tenere quanto più possibile unito il gruppo classe, daremo strumenti flessibili alle scuole per agire. Stiamo aspettando i dati sull’edilizia dagli Enti locali. A breve chiuderemo le Linee guida condivise per settembre”, ha aggiunto l’Azzolina.
Come sarà la scuola a settembre 2020?
Fin ora si era parlato di doppi turni e “tagli” delle classi in gruppi di studenti numericamente ridotti, tutto al fine di prevenire possibili focolai di contagio (è indubitabile che un’aula di pochi metri quadri abitata da 25 e più ragazzi o bambini faccia presto a diventare un focolaio di contagi), ma la posizione della Ministra sembra oggi assolutamente in antitesi con l’idea delle classi numericamente controllate.
L’Azzolina ha dichiarato: “Non penso possibili doppi turni e sdoppiamenti, vogliamo unità della classe”.
Da mamma, ma forse più semplicemente da essere senziente, dico a me stessa che mettere 30 persone in un’aula piccola piccola è molto imprudente non potendo oggi sapere se e quando il virus tornerà.
Praticamente, stando al doppio piano d’azione del Ministero, si terrà conto della situazione epidemiologica, il che equivale a dire che nulla è fedelmente determinabile ora. Se e quando il virus dovesse tornare tra i banchi si potranno alzare barriere di plexiglass e il numero degli studenti in aula potrà essere abbattuto con i doppi turni.
Concedetemi un pizzico di sarcasmo, ma, a quanto pare,dobbiamo augurarci che il Covid non colpisca i nostri figli, i nostri docenti e in generale le nostre scuole? Nel frattempo non ci resta che piangere o pregare!?
Posto che la medicina continua riconoscere le mascherine come strumento idoneo per arginare il contagio, basti pensare che le vestono medici e infermieri tutti i giorni, in luogo delle stesse o in alternativa ad esse (con termini e condizioni ancora non stabiliti), pare che il Ministero abbia proposto l’uso delle visiere.
Scuola a settembre 2020 in sintesi:
- tutti in classe con “lezioni anche il sabato“ ma senza doppi turni, il che lascia pensare alla possibilità di orari ridotti (anche rispetto a questo nessuna certezza perché la ministra ha solo detto: “pensiamo a flessibilità oraria”);
- DaD in caso di aumento dei casi;
- taglio alle classi e doppi turni solo se la curva dei contagi risale;
- mascherine e\o visiere con norme da stabilire;
- ipotesi plexiglass;
- igiene delle mani e dei luoghi.
Insomma ancora c’è molto da determinare con certezza.
Logisticamente parlando, in che modo si farà scuola a settembre 2020?
La Ministra parla di eventuale necessità del distanziamento, come se questa condizione fosse ancora da vagliare, ovvero come se tutto si fondasse sulla speranza di una stabilizzazione della situazione a casi zero.
Così, l’Azzolina dice: “Se ci dovesse essere la necessità di mantenere un metro di distanziamento, bisognerà trovare altri luoghi rispetto agli edifici scolastici. Saranno necessari patti con gli enti locali. Se sarà necessario avvieremo opere di edilizia leggera. Un passo per volta per portare i nostri studenti in classe a settembre. Obiettivo comune.”
Da mamma credo che settembre sia molto, troppo vicino per ragionare ancora con i se e aggiungo che, se le fonti stampa riportano fedelmente le dichiarazioni della Ministra, è necessario darsi una mossa per non rimanere indietro e per non aumentare la sfiducia delle famiglie e il senso di sconcerto.
Altri se si rincorrono, le fonti web sostengono che “se le cose dovessero degenerare, se la condizione epidemiologica dovesse ripartire con un aumento dei contagi, allora la didattica a distanza dovrà avere un ruolo centrale“, come dire sediamoci sulla riva del fiume ad attendere, ma il rischio non è quello di veder scivolare cadaveri?
Che fine ha fatto il classico “prevenire è meglio che curare”?
Continuano le declinazioni al futuro nella comunicazione della ministra: “Emaneremo linee guida”, “Saranno necessari patti con gli enti locali”. Ebbene, qualcuno potrebbe dire: ma se non adesso, quando?