Tutti promossi! L’ammissione d’ufficio alla classe successiva è stata una volontà esplicita del Ministero della Pubblica Istruzione che però ha voluto anche i voti in decimi come strumento di valutazione di tutti gli studenti, nessuno escluso.
Pertanto a tutti, anche ai pulcini delle elementari, verrà conferito un voto;
a tutti, anche ai più spauriti bimbi di 6 anni, è stato chiesto di relazionarsi alla DaD con tutte le difficoltà che ne sono conseguite;
in ogni famiglia si sono rincorsi compiti, assegni in bacheca e appunti da scaricare via WhatsAapp, ma alla fine, senza mezzi termini, ci ritroviamo tutti promossi, accomunati da questa “ammissione d’ufficio alla classe seguente”.
Così facendo, il prossimo anno, quando ci saranno enormi lacune e grandi buchi da riempire, non potremo che fare appello alla buona sorte tentando, da tradizionali italiani, di salvare il salvabile.
Tutti promossi, nessuno escluso!
Pestilenze, guerre ed epidemie hanno da sempre costretto l’essere umano alla ricostruzione: ri-costruire è un’opportunità unica. A prescindere dall’atrocità e dal dolore delle motivazioni che animano qualsivoglia ricostruzione, l’atto di riedificare può portare con sé un’enorme carica di positività. Anche il Covid-19 dà in larga misura questa “opportunità” ed è lecito chiedersi da che cosa dovrebbe ripartire il Pese per ritrovare se stesso migliorandosi.
Dalla sanità certamente, la morte, il dolore e le lacrime ci hanno insegnato che la sanità non ammette tagli, sconti nè scorciatoie.
Tuttavia il medesimo errore fatto con la sanità non può essere commesso con la scuola: la scuola merita una nuova ripartenza fatta di un esame critico sull’avanzamento tecnologico, una nuova acculturazione digitale, una rinnovata interpretazione degli spazi compatibile con la lunga coesistenza col virus, condizione che, nostro malgrado, verosimilmente ci attende.
In primis la scuola merita una rivoluzione culturale che ne faccia sede e anima della crescita dei giovani:
i bambini e i ragazzi meritano una scuola dei talenti, delle promozioni delle capacità, una culla dei saperi e delle propensioni, meritocratica e propositiva che sfugga alle moderne approssimazioni, al voto scritto, come se fosse un marchio, registrato su un pezzo di carta, che peraltro finisce spesso per essere una patente di incompetenze acquisite con pigrizia e menefreghismo.
La scuola del Covid-19 non si è discostata molto dal modello all’italiana del “male minore” e il tutti promossi ne è l’ennesima triste conferma.
la didattica a distanza è stata velocemente organizzata senza pronunciare alcun mea culpa sull’impreparazione digitale dell’istituzione e dei docenti. Piuttosto il sistema della DaD è stato messo in opera inneggiando sin da subito alla fatica e al sacrifico profusi nell’emergenza.
Questo strumento fatto di telecamere che non si accendevano, microfoni gracchianti e studenti spariti dai radar della pubblica amministrazione, ha commesso, nella maggioranza dei casi, un errore imperdonabile:
la DaD ha voluto\saputo solo trasportare la metrica delle lezioni in presenza all’on line senza considerare che, facendo ingresso nelle case degli studenti in un momento di alta criticità, l’apprendimento teorico avrebbe dovuto spostarsi sulla cura delle emozioni.
L’insegnante avrebbe dovuto principalmente incitare non conoscenze da programma ministeriale, ma interessi “salvavita” e “cura speranza”.
Tuttavia la maggior parte dei professori è “anziana”, vive il suo lavoro incardinata a vecchi sistemi, non conosce la comunicazione digitale e non ha una formazione psico-pedagogica alle spalle.
Insomma la gran parte dei docenti ha fatto davanti al PC esattamente ciò che avrebbe fatto in classe e in pochi in classe danno spazio a lezioni di civiltà e speranza.
La DaD ha palesato che la buona scuola è fatta di perle rare di buoni insegnati e buoni insegnamenti. In pochi hanno plasmato se stessi e la propria professionalità ai nuovi mezzi, in tanti hanno tentato di piegare il ferro a mani nude e fredde senza riuscire. Se l’intenzione era quella di “cambiare” la sede e i mezzi ma non i modi dell’insegnare, la DaD è stata e rimane massimamente un fallimento.
A fronte di questa affannosa corsa all’equiparazione del sistema digitale con quello ordinario in presenza e in aula, la Ministra Azzolina, non solo ha preteso voti in decimi per tutti gli studenti, ma ha firmato (col sangue degli studenti coscienziosi e dei docenti che ancora ci credono) anche un “decreto libera ciucci”:
tutti gli alunni, ha stabilito la Ministra nella sua ordinanza, vanno d’ufficio ammessi alla classe successiva, indipendentemente da quanto hanno o non hanno fatto durante la didattica a distanza. E resta salvo solo uno “pseudo recupero”, in ragione del quale è lasciato ai professori l’onere di verificare a settembre, attraverso interrogazioni, il recupero delle insufficienze.
Tremate ciucci e svogliati di tutte le classi di ogni ordine e grado: a settembre sarete interrogati!
Sembra una barzelletta, per non dire che sembra una presa in giro, perché non c’è dubbio alcuno che nessun ragazzo di nessuna età e di nessuna scuola suderà sotto l’ombrellone col libro di matematica, italiano, latino, storia dell’arte o musica tra le mani.
Al di là di problemi di sorta, come pregressi bisogni speciali o criticità emotive manifestate durante la quarantena o difficoltà di connessione reali, come assenze totali di linea, mancanza di supporti tecnici o lutti in famiglia, chi non ha partecipato alla DaD per svogliatezza e chi non ha studiato sin dal 1° di settembre certamente non lo farà d’estate … avranno voglia i prof a riempire i registri elettronici di compiti e compitini.
Qual è la connessione logica tra il voto in decimi a tutti e il tutti promossi? La promozione che salva tutti non contraddice la “pretesa” di un impegno tradotto in voto?
A fronte di tutto ciò, se da un lato pretendiamo i voti, teoricamente per premiare i più meritevoli, da un altro togliamo completamente valore alle insufficienze dando agli immeritevoli un jolly del tutto iniquo.
La politica del tutti promossi è flaccida e approssimativa, esattamente come lo è quella stessa scuola che ancora ha l’obiettivo di soddisfare un inflessibile programma ministeriale mentre nutre di nozioni ragazzini che non conoscono musei, miti antichi e non leggono libri per diletto e passione.
Mentre crocchie di ragazzi senza mascherina né distanze di sicurezza si incontrano tutti i giorni per strada, io ancora mi chiedo perché mai non è stata data la possibilità alle scuole di organizzare, anche all’aperto, un ultimo giorno di scuola. Forse ciò che non è previsto nei programmi ministeriali non conta abbastanza? Forse l’idea del cuore che scavalca l’ostacolo è veramente poco chiara a chi è caricato di una marai di incombenze burocratiche complicate e insormontabili?
Qual è il messaggio nascosto nel tutti promossi?
Se il voto numerico è già un aberrazione, in tempo di Covid-19 il tutti promossi è la migliore scappatoia possibile per giustificare le falle di un sistema colto del tutto impreparato da un’emergenza che ha tolto alla scuola la sua linfa, ovvero la compresenza e la socialità.
Il vero problema è la “fretta del mondo moderno“, guai a pensare che anziché tutti promossi si sarebbe potuto optare per un “tutti bocciati” ovvero una tacita ammissione della impossibilità di progredire a distanza ora e adesso, con questa organizzazione e questa strumentazione, e quindi una “riedizione” dell’anno scolastico con rinnovate regole e raffinati sistemi di DaD per eventuali nuove fasi di lockdown.
Tuttavia il repetita iuvant dei latini mette i brividi a questa società che accetta premi del tipo tutti promossi, ovvero condoni di massa che suonano come indulgenze plenarie, mentre rifiuta aprioristicamente le strade più complesse e difficili.
Siamo la società delle scale mobili, quella delle scorciatoie e dei condoni. Quel che è peggio è che stiamo educando i nostri figli a questo e ad altri paradossi:
tutti promossi ma con i voti, perciò se prendi 4 o 5 per ora nessun problema, al massimo potresti essere bocciato l’anno prossimo! Per la serie … poi si vedrà!
Del resto potrebbe esserci un altro lockdown, e comunque stai tranquillo nessun insegnante è tenuto per legge a stilare un giudizio esteso sul tuo rendimento, mettere nero su bianco in forma di dialogo costruttivo ciò che dovremmo fare insieme, scuola e famiglia, per migliorare la tua crescita. Insomma prenditi questo voto, come il numero stampato sulla maglietta del calciatore, e mettiti seduto in panchina … panta rei.
Tutti promossi, l’ultimo tassello del complicato mosaico della DaD.
Eppure ci sono scuole, perle rare, che le basi della DaD le hanno gettate bene: orari precisi, approccio dialogante ai ragazzi, ore lasciate a discussioni di civiltà, grande rapporto con le famiglie per cogliere le eventuali criticità. D’altra parte ve ne sono altre, tante altre, che hanno dato vita a collegamenti a singhiozzo con questa o quella piattaforma, a questa o a quell’ora, compiti come se non ci fosse domani, interrogazioni strazianti e una severità liberata senza tenere conto che dietro il migliore e più diligente degli studenti c’è stata sempre e comunque una sofferenza indescrivibile.
Di nuovo torna un vecchio problema tutto italiano: nel servizio scolastico del nostro paese l’opposizione tra le eccellenze (nemmeno poche) e le incompetenze è trasversale e stridente.
Nella scuola, soprattutto oggi, è assolutamente ingiusto che vi siano ragazzi accolti in istituti di eccellenza e altri capitati in istituti con standard qualitativi, organizzativi e empatici persino insufficienti. L’empatia è un carattere portante della scuola, ma ancora troppo sottovalutato.
Il tutti promossi, in definitiva, ha un senso solo per giustificare la necessità di promuovere e mettere sullo stesso piano tutte le scuole e tutti gli insegnati?! Questo dubbio amletico, che lascia al critico dibattito tra le mamme, sorge assolutamente spontaneo e resta più che lecito.