Coronavirus e vasculite – se negli ultimi giorni si parla di sindrome di Kawasaki e Covid-19 con riguardo ai bambini, l’allarme vasculite era già noto e pubblicamente esposto a metà aprile: il rapporto tre Coronavirus e vasculite ha a che fare con l’aspetto patogenetico della malattia.
Coronavirus e vasculite, aspetto patogenetico della malattia, ma che vuol dire patogenetico?
La patogenesi studia in che modo e attraverso quali processi fisiologici una aggressione patogena riesce a determinare alterazioni dello stato fisiologico umano portando allo stabilirsi e allo svilupparsi di una malattia. Non ha, quindi, nulla a che fare con le cause della malattia stessa.
Ritornando al rapporto tra coronavirus e vasculite, ammettendo che il Covid sia una vasculite se ne escluderebbe, di conseguenza, la natura di polmonite comune.
Questo rapporto avrebbe rilevanza sulla cura, afferendo alla scelta relativa alla giusta terapia, in particolar modo in relazione alla terapia antibiotica che non serve a combattere la vasculite.
Posto il rapporto tra Coronavirus e vasculite, ovvero dando spazio allo scenario della malattia intesa come vasculite, si approderebbe a una conclusione definitiva e di rilievo rispetto al Covid-19 :sarebbe mortale l’infiammazione e non l’infezione in sé.
La vasculite è un’infiammazione dei vasi sanguigni, nel caso dei Covid-19 sarebbe scatenata dall’infezione.
La febbre e l’affaticamento sono sintomi comuni della vasculite che però merita una diagnosi specifica sui tessuti. Generalmente, infatti si diagnostica con una biopsia su un campione di tessuto prelevato dall’organo colpito. Solo la biopsia è in grado di rilevare l’entità dell’infiammazione dei vasi sanguigni.
A volte la vasculite incide sul tessuto cutaneo, altre intacca i vasi sanguini degli organi interni. Cosa ha a che fare questo con la polmonite o comunque con i polmoni tanto aggrediti dal Covid-19?
Una volta instauratasi nel polmone, la vasculite può essere la causa della distruzione degli alveoli. E’ in queste circostanze, quando vengono intaccati gli alveoli, che la situazione diventa compromettente, ovvero è qui che interviene il rischio intubazione e comunque ricovero in rianimazione.
Coronavirus e vasculite – il punto della cura.
La terapia più efficace sarebbe quella con cortisone (più precisante Corticosteroidi e altri Immunosoppressori) . Peraltro la prontezza della cura è essenziale, secondo gli esperti va iniziata entro la prima settimana dall’inizio dei sintomi.
Vale la pena ricordare i sintomi facendone un elenco sintetico: febbre, senso di affaticamento, tosse secca, perdita di gusto e olfatto, diarrea, mentre la situazione è già gravosa quando si manifestino difficoltà respiratorie.
Coronaviru e vasculti, ma non solo.
A quanto pare il Covid-19 esporrebbe anche a tromboembolie diffuse, che sarebbero state accertate da autopsie e studi ecografici.
Anche l’ammissione della correlazione con le tromboembolie inciderebbe sulla cura: sin dai primi sintomi, ciò potrebbe comportare la necessità di somministrare al paziente eparina.
Un paziente che sia già arrivato ad avere sintomi polmonari, come dispnea e bassa saturazione, è già un paziente grave condannato a ricovero in terapia intensiva se non ad essere incubato.
La guarigione, in quest’ottica, andrebbe valutata tenendo conto della condizione polmonare ampiamente analizzata e non sulla base, per esempio, della mera scomparsa della febbre o della tosse.
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