Questa lunga ed estenuante quarantena sta coinvolgendo con prepotenza i bambini e i ragazzi: il mondo ha perduto i più piccoli e i bimbi stanno perdendo il mondo, non è una ragione di tempo, non è una polemica politica e non è una resa, questa è una constatazione, un’emergenza di sviluppo, una questione pedagogica che interessa l’equilibrio e la crescita emotiva dei nostri figli. E’ in ragione di ciò che i genitori chiedono risposte in relazione a come aiutare i bambini in quarantena.
Impossibile non vedere i bambini mentre cercano varchi nello spazio stretto delle case, peggio ancora in quelle con spazi ingenerosi; impossibile non commuoversi dinnanzi ai più piccoli mentre ricercano riferimenti astratti e speranze; impossibile non temere per il loro futuro.
I figli ai tempi del Covid-19 hanno improvvisamente perduto la loro “relazione con il mondo”, la concretezza delle loro routine e il respiro negli spazi esterni, come hanno smarrito le sfide della scoperta dell’altrove. Questi bimbi e ragazzi adesso sopra-vivono in un area protetta e limitata: la casa, procedono verso il domani in mancanza di quelle loro piccole ma incommensurabili certezze fatte di abitudini cadenzate e sicure.
Non sempre la fantasia dei bambini e il loro naturale adattamento riescono a lenire la “prigionia”, non sempre resistono con continuità e successo.
L’insofferenza dei figli, inevitabilmente, destabilizza i genitori, li mette in crisi, fa cadere i loro presupposti e punti fermi. E’ per questo che gli adulti, mamme , papà, nonni, zii, maestri ed educatori tutti, stanno chiedendo a gran voce di non dimenticare i bambini.
Come aiutare i bambini in quarantena.
Il bambino ai tempi del Covid è stato “rapito dall’emergenza sanitaria” e improvvisamente costretto a vivere una vita in solitudine. A causa dell’isolamento, necessario e forzato, i bimbi e i ragazzi hanno interrotto quel vitale percorso di esplorazione del mondo che fa parte della crescita, hanno distanziato se stessi dagli altri, quelli che nutrivano la loro esistenza dando ad essa forma e struttura, hanno perduto i loro specchi, i punti di riferimento e gli esempi che trovavano nel mondo adulto.
L’intero sistema di crescita del fanciullo è stato stravolto poiché tutto si fondava sulla socializzazione: l’ Io soggettivo è da sempre chiamato a incardinarsi nel sistema Sociale, diventando Io cooperativo, collaborativo, coordinato e coesistente.
Pensate solo alla classe, alla squadra di calcetto, al corpo di ballo, al gruppo Scout, alla parrocchia, in nessuno di questi luoghi il bambino è solo come, invece, è rimasto solo adesso.
La questione da risolvere è, dunque, legata alla socializzazione e al rapporto del bambino col mondo esterno. Dobbiamo chiederci: come aiutare i bambini in quarantena se la società, ovvero il naturale ambito di crescita del bimbo, non può manifestarsi in modo ordinario.
Mentre l’incontro uomo-uomo è oggi un pericolo, il bambino è l’anello debole della catena sociale distanziata. Questa debolezza dipende sia dalla impossibilità del fanciullo di continuare nel suo percorso comunicativo col mondo, in una naturale inter-relazione con esso, sia dalla fisiologia del bambino come incubatore del virus.
Anche rispetto alla possibile progressione delle sequenze evolutive del virus, i bimbi vanno protetti: da un lato non è detto che quella infezione che oggi i bambini processano senza complicanze non muti divenendo, anche per loro, patologica e dannosa; dall’altro, in quanto incubatoti, i bambini sono potenziali vettori del Covid.
Questa protezione riconosciuta ai bambini si fa concreta e fisica nell’isolamento domiciliare, che assicura al bambino la tutela del diritto alla salute.
Vale la pena ricordare che il diritto alla salute è indefettibile e fa dello Stato uno Stato di Diritto, negando la salute oggi si negherebbe la sopravvivenza e il valore della vita. Tuttavia è innegabile che, soprattutto rispetto ai bambini, questo diritto pretenda di essere coordinato con una tutela psicologica e sociale.
Al bambino vanno restituiti in forma diversa i suoi punti di riferimento rimettendolo in contatto col mondo – ecco come aiutare i bambini in quarantena.
La figura del bambino si presenta possente e misteriosa, e noi dobbiamo meditare su di essa perché il bambino, che chiude in sé il segreto della nostra natura, divenga il nostro maestro.
Queste parole di Maria Montessori devono oggi essere spunto di riflessione: il bambino incarna il disagio di questo moneto storico ed è nostro compito restituirgli sicurezze dando risposte concrete e capaci di strutturare nuovi equilibri.
Come aiutare i bambini in quarantena: azioni efficaci.
Il bambino ha bisogno di rincontrare il mondo: le aperture ammesse dal nuovo DPCM in fatto di passeggiate con i figli rappresentano una prima risposta in questo senso e vanno sfruttate, ovviamente non come pretesto degli adulti per aprire un varco nel lockdown ma come ponte tra il bambino e l’esterno.
Se vi chiedete come aiutare i bambini in quarantena, sappiate che grande concentrazione va posta sulla natura: se vi è possibile portate il bambino a passeggio in aree incontaminate (parchi o spiagge, boschi o campagne), oltre a garantire loro il rispetto del distanziamento sociale, qui potrete restituirgli il respiro del mondo, insegnargli quanto esso sia lento e ritmato, dolce ed equilibrato, semplice seppure misterioso.
Nella natura il bambino ritrova la ciclicità del mondo, fa esperienza dei ritmi naturali e della bellezza delle piccole cose, scopre la rigenerazione della vita e sente di farne parte, si libera dallo stress e ritrova la calma in sintonia con l’esterno. In una parola sola, il bambino dinnanzi alla natura respira!
Come aiutare i bambini in quarantena – chi non ha la possibilità di passeggiare nella natura (soprattutto causa limiti spaziali imposti agli spostamenti) può costruire un piccolo orto domestico sul balcone: sebbene non sia assolutamente equivalente, la cura di una pianta, in questo caso una piantina commestibile, comunque incarna, nel suo piccolo, il ciclo della natura.
L’insalata piantata in balcone o in terrazzo soddisfa il bambino nella sua capacità di prendersi cura di se stesso attraverso la natura, culmina nel piacere di mangiare i frutti del proprio lavoro trovandoli buoni, genuini e piacevoli, rappresenta un modo per coltivare l’amore e portarlo agli altri attraverso la condivisione del pasto.
Il bambino ha bisogno di avere una relazione col mondo in modo responsabile: avere un animale domestico di cui prendersi cura, per esempio, aiuta il bimbo a prefissarsi piccoli micro-obiettivi quotidiani capaci sia di dare una metrica giornaliera alla vita, sia di rappresentare una routine costante nel tempo.
Inoltre l’accudimento dell’altro in nome dell’amore ha in questo isolamento un valore assoluto: ribadisce la reciprocità affettiva e, nel rapporto con l’animale, ciò trova conferma fuori dal legame umano e di sangue, nonchè fuori dal concetto di interesse, l’animale ama e lo fa incondizionatamente.
Avere un animale domestico dimostra costantemente al bambino che l’amore non teme isolamento né ha fine.
Allo stesso modo è proficuo stabilire delle piccole responsabilità a carico dei bimbi, ovviamente relazionate all’età e modulate sulla sensibilità dei piccoli.
Mettere la tavola, rifare il letto, aiutare la mamma a sparecchiare o a piegare il bucato, sono esempi di compartecipazione alla vita familiare che concorrano a dare un piccolo senso a piccoli momenti quotidiani. Ricordate che la routine ha sempre una sua importanza.
Il bambino ha bisogno di ricordare che, come ognuno di noi, anche lui sta facendo la sua parte in una battaglia collettiva: restare a casa significa tutelare i nonni, le maestre e tutti gli adulti che amiamo. Allo stesso modo lavarsi le mani e imparare a starnutire nella parte interna del gomito sono azioni concorrenti all’obiettivo di cura dell’altro. Ogni sforzo in questo senso ci rende parte di una lotta collettiva.
Questi insegnamenti aiutano il bambino a sentirsi ancora parte di una comunità, malgrado il momentaneo isolamento. In questo senso, alla domanda come aiutare i bambini in quarantena si risponde consolidando il valore sociale del bambino anche nel suo resistere ora in solitudine: resistiamo perchè stiamo aiutando il nostro paese.
Il bambino ha bisogno di manifestare, nonché verbalizzare, il suo stato d’animo e per questo va educato ad esprimere i suoi sentimenti anche attraverso l’uso delle parole.
Come aiutare i bambini in quarantena parlando, consigli pratici:
- nessuna conversazione è inutile in questo periodo, né va mai troncata se il bambino o il ragazzo non ne è appagato o non è sereno;
- non è proficuo introdurre discorsi sul virus se non è il bambino o il ragazzo a farne richiesta direttamente o indirettamente;
- ogni domanda è un bisogno, pertanto il suggerimento è di dare una risposta chiara ed esaustiva ad ogni perchè, eventualmente confessando anche le nostre lacune o le nostre paure e perplessità, se ne abbiamo;
- manteniamo la massima calma verbale, mantenendo un tono di voce pacato e mantenendo sempre il contatto visivo col bambino possiamo, infatti, rendere la comunicazione più efficace e maggiormente consolatoria;
- sosteniamo il dialogo con il contatto fisico, le carezze e gli abbracci;
- raccontiamo storie a lieto fine che siano di malati guariti, di infermieri o di medici.
I bambini hanno bisogno della serenità dei genitori: molti genitori spostano sui bambini le proprie preoccupazioni facendo dei figli l’oggetto trasposto di dolori e ansie mature. I bambini sono pieni di risorse e perché il mondo non li dimentichi noi per primi dobbiamo riconoscerli come priorità e come elementi centrali e focali del futuro, senza, però, travisare mai i loro bisogni.
Ritagliamo anche per noi degli spazi di ri-generazione, facciamolo sia come singoli che come coppia, in questo senso saremo di esempio per i figli che “imitando la nostra capacità di auto-cura” impareranno a cercare luoghi di pace (la lettura di un libro, una maschera di bellezza, un bagno rigenerante, un film possono essere “spazi anti-stress o luoghi di auto-cura”).
I bambini hanno bisogno di nuove occasioni di ri-socializzazione: da mamma ho applaudito allo sport online, mi piace l’idea che la rete divenga uno spazio d’incontro distanziato ma sentimentalmente libero. Favorite le video chiamate tra bambini e ragazzi, tra bambini e nonni, zii e cugini. Possibilmente stabilite anche degli spazi di privatezza del bambino durante questi contatti.
Da giorno 4 maggio ai bambini sarà data la possibilità di ricongiungersi ai propri affetti nel rispetto del distanziamento sociale e delle precauzioni igienico sanitarie. Secondo noi, rispetto alla condivisione di spazi con familiari amati a cui il bambino non potrebbe né dovrebbe ancora concedere il suo abbraccio, è bene operare le giuste valutazioni monitorando lo stato emotivo del bambino e la sua capacità di reggere un incontro sterilizzato. Vi rimandiamo a un post dettagliato in cui abbiamo trattato l’argomento:
INCONTRI STERILIZZATI TRA BAMBINI E CONGIUNTI I RISCHI PSICOLOGICI E TRAUMATICI.