Sono moltissime le mamme che ci scrivono chiedendoci: “Perché mio figlio si comporta sempre male, cosa posso fare?“
Mio figlio si comporta male perché non capisce che ci sono delle regole, che non può fare quello che vuole, che deve essere educato, che a scuola non è come a casa sua e deve rispettare gli altri, eccetera eccetera.
C’è un aspetto della pedagogia montessoriana che, malgrado la fama dell’approccio di Maria Montessori, in pochi illustrano ai genitori: Maria Montessori accusava l’adulto (sia esso genitore o educatore) di costringere il bambino ad adattarsi a un mondo pensato per i grandi e di soccombere a quello che lei definiva il pregiudizio adultistico.
Ebbene, quando “pretendiamo” che un bambino piccolo (dai 2 ai 6\7 anni) si adatti senza recalcitare alle cose del mondo adulto, commettiamo un errore importante che ha a che fare con la nostra incapacità di “tornare indietro con la memoria a quando eravamo piccoli recuperando i ricordi e i bisogni dell’infanzia“.
Se mio figlio si comporta sempre male, io, da adulto e da genitore, devo essere capace di andare al di là del comportamento percorrendo la via delle emozioni del bambino, ciò sino a rintracciarne le motivazioni.
Le motivazioni sono il motore del comportamento umano, lo dice il professor Edmund T. Rolls, psicologo e neuroscienziato, già professore di psicologia sperimentale a Oxford e attualmente docente presso l’Università di Warwick, nel Regno Unito.
Rolls ci fornisce una chiave di lettura delle motivazioni che può aiutarci a capire i nostri figli nel loro profondo (precisiamo che detta spiegazione è trasversale e riguarda l’uomo-individuo in generale indipendentemente dall’età):
“La motivazione – sostiene Rolls – è uno stato interno che implica processi consapevoli e inconsapevoli che spingono all’azione“.
L’uomo che agisce lo fa spinto da un bisogno e il bisogno è una pulsione interna, in questo senso la motivazione è qualcosa di profondo che determina nel soggetto un cambiamento interiore. E’ sempre Rolls a legare azione e motivazione a un intimo bisogno di equilibrio dell’individuo.
Tutti noi, anche i nostri figli, cerchiamo il nostro equilibrio (gli psicologi chiamano questa condizione omeostasi), ma non è un obiettivo di facile raggiungimento.
Immaginate di avere un bisogno semplice, di quelli che la scienza clinica chiama bisogni primari: per esempio avete appetito, per sopperire cercherete qualcosa da mangiare che vi faccia sentire sazi, vi appaghi e vi faccia stare bene; è probabile, però, che vorrete una cosa buona, ma non pesante, gustosa, ma sana e, per di più, confacente all’orario in cui vi viene fame.
Da adulti saprete facilmente fare una scelta ponderata in un tempo congruo:per esempio, mangiando il vostro yogurt alle 11:00 del mattino riuscirete a sentirvi presto appagati, senza tradire salute e linea (il vostro bisogno sarà stato soddisfatto).
Un bambino di 5 anni che ha fame non è in grado di farsi tante domande quante ne processa in automatico il cervello di un adulto: il piccolo, a cui non sia stata impartita una regola di educazione (in questo caso un complesso di regole di educazione alimentare) apre la credenza e mangia qualsiasi cosa.
Mio figlio si comporta sempre male, per esempio mangia merendine a tutte le ore e io devo nasconderle.
La mamma che si sente costretta a nascondere le merendine perché il figlio non le mangi di continuo non è una madre che sta trovando una soluzione al problema, è una mamma che sta “temporeggiando” senza risolvere il problema.
I bambini che si comportano male sono spesso bimbi che non hanno assimilato l’importanza di certi comportamenti (i comportamenti positivi).
L’esperienza aiuta a distinguere tra comportamenti benefici (che portano benefici) e comportamenti dannosi (che arrecano danno), in conseguenza a ciò è sempre più probabile che il bambino, maturando la sua conoscenza e esperienza del mondo, se ne ha ben chiare le dinamiche, impara a mettere in atto comportamenti positivi, ovvero di avvicinamento al buon comportamento e di evitamento del cattivo comportamento.
Mio figlio si comporta sempre male, dopo averglielo detto mille volte con le buone gli mollo un ceffone!
Le punizioni, le privazioni e peggio ancora un’educazione fatta di schiaffi e sculacciate non aiuta il bambino a comprendere che un buon comportamento porta benefici né a vedere con obiettività che un cattivo comportamento arreca danni.
Il bambino ha bisogno di manifestare i suoi bisogni perché se molti di essi sono scontati (come mangiare, bere, dormire, fare cacca, eccetera) altri si collocano, in una scala dei bisogni, a un livello più alto.
Anche noi adulti abbiamo dei bisogni diversamente modulabili che si manifestano in modo differente nell’arco della vita e anche tra noi comunichiamo attraverso la manifestazione dei detti bisogni:
da mamme e donne, spesso lanciamo ai mariti segnali di fumo per mostrare loro che abbiamo bisogno di un po’ di tempo per noi e, se il partner non li coglie, ci sentiamo tristi e trascurate.
Ebbene anche il bimbo ha bisogni complessi:
mio figlio si comporta sempre male a scuola, piange all’improvviso ed è inconsolabile: il bambino potrebbe manifestare un’insicurezza e attraverso il suo comportamento, apparentemente immotivato, potrebbe essere alla ricerca di una rassicurazione, oppure potrebbe avere bisogno di stabilizzare il suo rapporto con la maestra;
mio figlio si comporta sempre male in palestra, si pianta lì e dice che non vuole fare gli esercizi, si siede a terra e non si muove: il bambino potrebbe manifestare così una scarsa autostima e aver bisogno di un riconoscimento da parte degli adulti;
mio figlio si comporta sempre male e mi sfida di continuo con i suoi No e le sue risposte piccate: i bambini non sono diversi dagli adulti nella ricerca della propria autorganizzazione e nella ricerca dell’affermazione delle proprie potenzialità all’interno dello spazio relazionale col genitore.
Qual è dunque la soluzione? Come rispondere alle mamme che lamentano il cattivo comportamento dei figli?
La prima regola è osservare.
Osservare il bambino serve come parametro base per ogni genitore, educatore e adulto, perché consente di rintracciare il bisogno su cui i cuccioli d’uomo muovono le loro azioni rintracciandone le motivazioni e ricercando le chiavi per riequilibrarne gli scompensi.
Più che punire un cattivo comportamento, il compito dell’adulto dovrebbe essere quello di massimizzare la soddisfazione del buon comportamento, nonché quello di rappresentare sempre il migliore e giusto esempio.