Babbo Natale ci ha tradito, anche quest’anno! Le mamme non hanno mai il regalo che desiderano, quello che non si può incartare e che nemmeno è possibile toccare o vedere, ma che tutte vorrebbero.
Cos’è che le mamme cercano continuamente, ostinatamente e disperatamente? Solo un po’ di serenità in più e un pizzico di spensieratezza. Ogni Natale infondo al cuore di ogni madre non risiede altro che questo desiderio, eppure la nostra pace non sembra mai abbastanza.
Mamma è colei che accoglie, accoglie persino i pensieri e le paure più profonde, catalizza le ansie e in cambio libera carezze, concede un rifugio e distribuisce certezze.
Ma, anche dopo Natale, la mamma si ritrova spesso sola, spettinata e stanca, con la casa a soqquadro e molto da recuperare. Malgrado tutto ciò è paga perché dopo ogni fatica, sa di aver fatto dono di ospitalità e accoglienza, di aver costruito fantasia e gioia,di avere realizzato amore.
Le mamme non hanno mai il regalo che desiderano, ma anche questo Natale hanno permesso a tutti di conservare ricordi.
Lo dico in primis per me stessa, il dono immateriale che sempre desideriamo è probabilmente ancora lì, nel cassetto dei desideri, irrisolto e sospeso.
Perché le mamme non hanno mai abbastanza serenità?
Il luogo comune del “volgere lo sguardo a chi sta peggio” qui non c’entra per nulla, quella della pace del cuore materno è una partita complessa che la donna gioca da sempre ed è figlia di un ruolo complicato e sfaccettato. Su quanti profili Facebook troviamo presentazioni multitasking del tipo: mamma, moglie, amante, amica e commessa o maestra oppure impiegata o giornalista o altro ancora? Niente è più vero della commistione di ruoli che la donna ha e deve incarnare.
La donna si è fatta portatrice di un’ambizione di indipendenza che ha costruito con fatica e nei millenni ed oggi a sua sete (mai doma) di pace dipende da questo, esattamente da questo.
Elena di Troia lottò per la sua indipendenza, per quanto la sua figura resti difficile, si impose al caro prezzo di apparire come una traditrice, incapace di amare persino sua figlia, schiava delle passioni e povera di pietà. Malgrado tutto ruppe un sistema in cui la donna era relegata.
A suo modo anche Andromaca, figura antitetica ad Elena, sulla mure di Troia provò a scardinare un sistema tradizionalista e radicato che questa volta, però, coinvolgeva la virilità dell’uomo e il suo ruolo da eroe a tutti i costi. Ella non riuscì a richiamare un padre all’amore puro per la famiglia, e anzi, a differenza di Elena, fu respinta nel suo ruolo, riportata al suo posto, lasciata al suo destino.
Nei secoli molte sono state le donne che come arieti hanno abbattuto muri di tradizioni sessiste e lottato contro uomini e istituzioni riluttanti all’affermazione del valore della donna.
Persino Maria, mamma di Gesù, è un’eroina femminile, l’emblema dell’accoglienza, della dedizione, del voto verso il figlio e dell’amore incondizionato che ne consegue. Se vogliamo Giuseppe è il primo uomo a credere veramente nel valore e nella forza della donna.
Nel più vicino 900, Frida Kahlo, figlia della rivoluzione messicana, ha ritratto la forza della donna al di là del suo fascino e della sua bellezza. Mentre Rosa Parks, attivista americana del movimento dei diritti civili delle popolazioni afro americane, impose la sua presenza sugli autobus riservati ai bianchi rifiutandosi di cedere il proprio posto a sedere in rivendicazione di un’eguaglianza oltre il colore della pelle, la razza e il sesso.
Più recentemente Felicia Bartolotta Impastato, moglie di un boss mafioso, si è fatta paladina del coraggio di reagire al passato e alle imposizioni familiari. Dopo aver visto morire suo figlio Peppino, ha dedicato la sua esistenza a difenderne la memoria ricercando i colpevoli di quell’atto infame e si è schierata contro le mafie rappresentando alle donne come lei la possibilità di scegliere per il bene e per il giusto. Quando si sposò, Felicia era una giovane ignara della mafia, presto il suo matrimonio fu doloroso e il figlio Peppino fece sua l’educazione alla legalità tant’è che denunciava i potenti locali e i mafiosi rompendo ogni legame con il padre e con la sua famiglia.
Queste donne, e ce ne sarebbero molte e molte altre da raccontare, somigliano a tutte noi e sono tutte la testimonianza diversa di quel dono che non possiamo mai ottenere. Noi mamme non possiamo avere pace incondizionata perchè siamo il fuoco in cui ardono i timori del mondo, le ansie delle famiglia, le palpitazioni di chi amiamo: siamo l’accoglienza viva.
Le mamme non hanno mai il regalo che desiderano! Quante di noi hanno sperato che Babbo Natale portasse via le ansie e le paure, le fatiche e lo stress, ma così non è stato?
Ebbene, non importa non avere pace, conta di più dare pace, concedere conforto ed essere rifugio!
Alcune sensazioni sono connaturate al nostro essere: se siamo nate per accogliere l’alto, è inevitabile che l’accoglienza dei figli e delle loro vite, dei mariti e delle loro vite, come dei nostri cari e delle loro vite significhi subire un carico mentale forte e imponente da gestire ogni giorno.