Dopo aver letto la storia di Gabriel, bimbo morto di bullismo, potreste correre il rischio di sentirvi responsabili per qualunque cosa possa accadere ai vostri figli, anche quando loro sono fuori dal vostro controllo e dal vostro raggio d’azione. Ricordate però che “per crescere un bambino, ci vuole un’intera tribù”, come recita un detto africano, ed è tempo che si affermi con decisione il fatto che accanto alle responsabilità educative e di vigilanza della famiglia ci sono quelle di altre istituzioni, in primis della scuola.
Gabriel Taye, il bambino morto di bullismo.
Gabriel Taye, è questo il nome del bambino morto di bullismo. Gabriel aveva solo 8 anni quando si è impiccato alla spalliera del letto a castello della sua stanzetta. Era il 27 gennaio 2017.
All’insaputa di sua madre e di suo padre, due giorni prima del suicidio era stato vittima di una brutale aggressione: un gruppo di bulli lo aveva assalito e gettato in terra nel bagno della Carson Elementary School. Interminabili minuti erano trascorsi prima che il bambino fosse soccorso.
Sul pavimento di quel bagno Gabriel era svenuto, era solo ed era perduto.
Bambino morto di bullismo, aveva solo 8 anni
Il giorno dell’aggressione, la mamma di Gabriel fu contatta dalla scuola solo un’ora dopo l’incedente e non le venne detto nulla circa la causa. La scuola sostenne la circostanza generica di un malore accusato dal figlio. Il bambino stesso mentì alla madre, le disse di avere avuto mal di stomaco e di fatto vomitò due volte nel corso della nottata successiva spingendo sua madre a portarlo in ospedale. Anche la visita ospedaliera non valse a comprenderne lo stato d’animo. Gabriel fu dimesso con una diagnosi generica di disturbo gastrointestinale.
Il giorno successivo al malessere, la mamma tenne il bimbo a casa per poi rimandarlo a scuola il giorno seguente. I genitori non potevano neanche immaginare che la notte successiva sarebbe stata l’ultima per il loro bambino.
La mamma ha sostenuto che non lo avrebbe mai rimandato a scuola se avesse saputo quello che veramente era avvenuto in quel bagno. Se la verità fosse emersa forse Gabriel sarebbe ancora vivo.
Un brutto ritorno a scuola
Il giorno in cui tornò a scuola, gli stessi aggressori che lo avevano lasciato sul pavimento del bagno inerme, gli rubarono la bottiglia d’acqua tentando di buttarla nel gabinetto.
Nessuno può conoscere quanto la mortificazione possa devastare l’animo di un bambino. Nessuno può sapere quanto danno riesca a fare la rabbia inespressa che ne consegue e con essa il senso di subire una profonda ingiustizia.
Solo il video di sorveglianza, emerso dopo il suicidio del bambino, fa luce sul malessere e sugli eventi che hanno presumibilmente (se non logicamente) accompagnato l’intero corso della morte di Gabriel.
Bambino morto di bullismo: il video di sorveglianza svela ai genitori tutta la verità.
Il filmato mostra Gabriel mentre entra nel bagno e viene fisicamente affrontato dal branco di bulli. Il bambino letteralmente si spegne a terra. Quando è sul pavimento la rabbia dei coetanei non cessa, ancora lo prendano in giro, lo spingono e lo colpiscono, il “gioco al massacro” dura per cinque minuti. In seguito l’intervento dei funzionari della scuola non si traduce in alcuna indagine, presa di posizione né atto protettivo verso il bambino.
I genitori di Gabriel, Cornelia Reynolds e Benyam Taye, sostengono che adulti, funzionari, sicurezza, insegnanti e preside non hanno chiamato il 911 malgrado avessero un ragazzo privo di conoscenza steso sul pavimento di un bagno. È per questo che, quando il loro bambino è morto di bullismo, hanno fortemente voluto una causa contro la scuola.
Bambino morto di bullismo: le responsabilità.
Dopo l’episodio del furto della bottiglia, Gabriel avrebbe segnalato l’accaduto a un insegnante, ma senza essere preso sul serio. La docente si difende asserendo che il racconto di Gabriel non si era spinto oltre il “gioco” con la bottiglia d’acqua. Questo, secondo l’insegnante, non ha di fatto costituito lo spunto per indagare l’animo di un bambino che, a suo modo, stava chiedendo aiuto.
Sta di fatto che Gabriel tornò a casa e quella notte si uccise. Sua madre lo trovò cadavere, penzolava dalla sponda superiore del suo letto a castello. Era mattina e sarebbe dovuto andare a scuola, era un nuovo giorno e sarebbe dovuto rimanere tale in quella ordinaria monotonia in cui i figli crescono.
Bambino morto di bullismo, i genitori reclamano verità
“Il distretto scolastico ad oggi, tre anni dopo (la morte di Gabriel, ndr.), non ci ha raccontato ancora cosa è successo”.
Queste le parole pronunciate dalla famiglia Taye nel dicembre 2019. All’epoca il preside, gli insegnanti e tutti gli amministratori declinarono ogni responsabilità sostenendo di non essere responsabili dell’eliminazione della violenza tra studente a studente. Il collegio difensivo della scuola sostenne che negare l’immunità all’istituto avrebbe aperto a una nuova e “pericolosa” giurisprudenza perché significherebbe “aprire a nuove prospettive di responsabilità” per le scuole.
Da genitore è impossibile accettare che un bambino possa morire per bullismo, meno ancora si può ammettere che un’istituzione scolastica, in qualunque posto del mondo, possa accettare un “comportamento aggressivo” a danno di un qualunque bambino.
La causa per i diritti civili
In seguito all’accaduto, la famiglia del bambino morto di bullismo ha intentato una causa contro il Cincinnati Board of Education, l’organizzazione ministeriale che si occupa della gestione delle scuole pubbliche della città (Cincinnati Public Schools – CPS). Citati a giudizio anche alcuni dipendenti della scuola frequentata da Gabriel.
Solo il 7 Giugno 2021, 4 anni dopo la morte di Gabriel, le parti in causa hanno raggiunto un accordo. I genitori del bambino morto di bullismo ricevono somma pari a 3 milioni di dollari come indennizzo mentre CPS si impegna a fare degli importanti cambiamenti per combattere il bullismo nelle scuole.
L’accordo prevede infatti l’inserimento di un sistema di segnalazione dei casi di bullismo basato sui seguenti termini:
- Identificare i casi di bullismo monitorando i bulli recidivi, le vittime e i luoghi in cui si sono verificati atti di bullismo;
- istituire un sistema di segnalazione diretto che potrà essere usato dagli infermieri scolastici;
- Effettuare interventi di giustizia riparativa;
- Scoraggiare il bullismo attuando le politiche statali;
- Formare e supervisionare tutto il personale scolastico.
Infine, ma non ultimo, la scuola elementare dedicherà un memoriale al piccolo Gabriel Taye.
Bambino morto di bullismo: una lezione per tutti noi
Le immagini del video dell’aggressione subita da Gabriel due giorni prima di morire sono così penetranti da sconsigliarne la visione in presenza di bambini. Nonostante ciò è auspicabile che gli adulti le osservino con l’occhio critico di chi assume su se stesso il ruolo di educatore consapevole fortemente volendo che non accadano mai più simili tragedie.
A Gabriel vanno i nostri pensieri e le nostre preghiere perché ovunque si trovi sia finalmente libero dal dolore. Alla giustizia internazionale va la speranza che la pena così decisa possa dare valore alla vita e alle sofferenze dell’animo di chi è più sensibile, fragile, dolce e esposto.
Articolo aggiornato al 4 Ottobre 2022