Lo scorso inverno a Malaga (Spagna) si consumò la tragedia della famiglia Rosario: Julen, un bimbo di appena due anni, cadde in un pozzo di prospezione lungo circa 110 metri, il corpo del bambino si bloccò poco dopo i 70 metri di profondità e furono necessari 13 giorni di incessanti scavi per recuperalo. Julen morì per le ferite riportate nella caduta e la terra fu la sua prima fredda e triste bara. Oggi è accaduto di nuovo: un bimbo di due anni è caduto in un pozzo scoperto ed è morto.
Sujith Wilson, 2 anni, stava giocando con altri bambini in prossimità di casa sua quando è caduto in un pozzo scoperto. E’ rimasto intrappolato nella terra e nel fango per quattro giorni ed è tornato alla luce già cadavere.
L’incidente è avvenuto venerdì scorso in India, intorno al pozzo che ha intrappolato il bambino c’è stata un vera mobilitazione nazionale: al momento della caduta il bambino si è bloccato a una profondità relativa, stimata intorno ai 10 metri.
Tant’è che il mondo si è commosso dinanzi alle immagini della mamma intenta a cucire un sacco di fortuna credendo di poterlo recuperare così, quasi semplicemente. E’ ovvio che mentre la donna si aggrappava a questa speranza i primi soccorritori già erano all’opera e già si studiavano piani mirati di recupero.
Il vero problema di questo incidente è stato il fango che ha letteralmente risucchiato il bambino verso il basso facendolo sprofondare fino a 180 metri all’interno del pozzo.
Le telecamere dei soccorritori hanno immortalato la sua condizione testimoniando non solo la difficoltà di questo bimbo ma quello che può veramente succedere ovunque quando un pozzo, anche un pozzo esplorativo, viene lasciato scoperto.
Bimbo caduto in un pozzo scoperto: l’immagine pubblicata dal portale online India Today merita di diventare l’emblema della lotta contro i pozzi scoperti o incustoditi, nè Sujith nè Joulen meritavano di morire inghiottiti dalla terra.
Gli scavi non sono stati possibili in verticale nell’alveo del pozzo, cioè seguendo la stessa via attraverso cui il piccolo è caduto, la fanghiglia (determinata dalle piogge incessanti) e le zone di terreno roccioso, presenti a strati all’interno dello scavo, hanno reso ciò impossibile e pericoloso.
Pertanto, gli esperti hanno preferito optare per uno scavo parallelo, come fu per Julen: è stato realizzato un pozzo parallelo e affiancato a quello dell’incidente, con lo scopo ultimo di unire i due pozzi con un sotterraneo “ponte” di contatto.
Una cannula ha continuato a pompare ossigeno nella cavità, ciò anche dopo l’ultimo contatto uditivo con Sujith – i soccorritori hanno registrato gli ultimi suoni emessi dal bambino nel giorno di sabato, a più di 24 ore dalla caduta nel pozzo.
La mamma al momento dell’incidente si è affacciata sul pozzo e ha pregato suo figlio di non piangere e di non avere paura, ma nella notte appena trascorsa è stata raggiunta dalla peggiore delle notizie:
il bimbo caduto nel pozzo scoperto era già diventato un angelo, forse da parecchie ore non respirava più.
La stampa locale aggiunge un doloroso dettaglio a tutto questo: pioveva, scendeva dal cielo quella stessa acqua che aveva reso fangoso il terreno e intrappolato il bimbo, e alla mamma era stato somministrato un sedativo perché non dormiva dal momento dell’incidente, poi la certezza drammatica che il bimbo fosse cadavere e il bisogno di dirlo alla donna.
Quando ha appreso l’irreparabile, destandosi da un sonno forzoso, è uscita sotto la pioggia per assistere al recupero delle spoglie di suo figlio, ha voluto essere lì ad ogni costo.
I soccorritori avevano penetrato la roccia e il fango e avevano cercato di pompare ossigeno nella cavità laddove il bimbo era rimasto in trappola, avevano provato a fermare la penetrazione dell’acqua coprendo il pozzo con un telo, avevano monitorato le condizioni del bimbo, ma nulla è valso a salvargli la vita. L’intera regione del Tamil Nadu, in India, è a lutto.
Cosa sta succedendo ai genitori di Julen dopo la morte del bambino.