Come capire se il bambino è autistico? Questa domanda si impone dinnanzi a quei bambini, piccoli e piccolissimi, che dimostrino una evidente difficoltà a partecipare con reciprocità all’interazione umana. Va detto che tale difficoltà può palesarsi anche precocemente nel neonato, per esempio quando non mantiene il contatto visivo con la mamma, non afferra il dito dell’adulto per stringerlo o è completamente svogliato nella suzione e apatico malgrado gli stimoli del mondo esterno.
Attenzione: se vi state domandando come si capisce se un bambino è autistico, dovete innanzitutto sapere che la diagnosi non passa attraverso l’individuazione di un comportamento generico, solo una concomitanza di sintomi e la relativa severità degli stessi (tale da manifestarsi nella vita relazionale) può condurre a una conclusione medica. Inoltre le mamme osservano, ma solo i medici possono fare diagnosi.
Come capire se il bambino è autistico? Prima di affrontare il tema dei sintomi dell’autismo, è bene definire cos’è l’autismo.
Si stima che 1 ogni 150 bambini in età scolare sia affetto da ASD (Autism Spectrum Disorder, ovvero Disturbo dello spettro autistico), le mamme sono spesso spaventate dai numeri come dalla cattiva informazione, pertanto il primo nodo da sciogliere riguarda la definizione di spettro autistico.
In altre parole, comprendere che l’autismo non è una malattia in senso stretto, ma un disturbo e una condizione meritevole di inclusione viene prima dell’esame dei cosiddetti campanelli d’allarme.
Il termine autismo etimologicamente deriva dal greco “αὐτός” che si traduce con “se stesso”, in medicina l’uso della parola si deve a Eugen Bleuler che volle indicare col termine autismo proprio l’isolamento del soggetto, il ripiegamento su sé e sul proprio mondo interiore.
Il primo studio significativo sull’autismo (early infantile autisme) è attribuibile al dottor Kanner, correva l’anno 1943 quando questo medico indicò nell’autismo la causa della condizione “clinica” di 11 bambini da lui seguiti e esaminati.
Spesso, soprattutto nella letteratura medica, si incontra il termine autismo infantile (Kanner stesso ne parlò in questi termini), l’aggettivazione infantile dipende dal fatto che questa condizione non tarda a manifestarsi venendo in luce fin dai primi anni d’età.
Sin dal primo approccio “scolastico” all’autismo si comprese che detto disturbo interessa e compromette due sfere del vivere: la comunicazione sociale e l’area degli interessi e delle attività di interazione col mondo.
Pur manifestando una neurodiversità, gli stessi soggetti autistici studiati da Kanner dimostrarono che un bimbo autistico può eccellere in abilità isolate e incredibilmente sviluppate, ciò risultando contemporaneamente deficitario in altre o persino risultando, per la restante osservazione, portatore di un generale ritardo cognitivo.
Come capire se il bambino è autistico, i tratti della neurodiversità.
Moltissime opere della letteratura e della cinematografia descrivono l’autismo presentandolo come uno stato di isolamento: i bambini autistici trovano rifugio nel loro mondo, quello in cui si arroccano restando muti e sordi, insensibili alle stimolazioni esterne. Ritorna sempre l’ “αὐτός” che la parola stessa esprime.
Il bambino autistico non è malato, ma nemmeno è neurotipico, cioè non risponde con tipicità agli stimoli, è, piuttosto, un neurodiverso. Dire che un bambino è neurodiverso equivale a dire che ha un modo suo e peculiare di rispondere al mondo esterno e di inter-relazionarsi con esso. La neurodiversità non equivale a disabilità, nemmeno indica necessariamente un ritardo dell’apprendimento. Non è un caso che l’ASD (Autism Spectrum Disorder, ovvero Disturbo dello spettro autistico) comprenda più condizioni (dalla sindrome di Asperger ai disturbi pervasivi dell’apprendimento).
Come capire se il bambino è autistico attraverso la valutazione del piano dell’interazione sociale.
L’area dell’interazione sociale è attiva nel bambino sin dalla nascita, questo concetto non è difficile da tradurre in esempio pratico: il bimbo che sta guardando la mamma e che sostiene un’interazione oculare con chi gli si para dinnanzi è già un piccolo essere umano che sperimenta una relazione, allo stesso modo se e quando afferra il dito dell’adulto o i primi giochini.
Tra i primissimi sintomi dell’autismo c’è l’assenza di contatto oculare.
Col passare del tempo, ma ancora nei primi 2 anni di vita, l’analisi della verbalizzazione aiuta a capire se il bambino è autistico.
Lo spettro autistico, caratterizzato dall’isolamento dal mondo a cui abbiamo fatto riferimento sin da subito, si manifesta con un’assenza di lallazione e balbettii nei primi 12 mesi di vita, in questa stessa fase il bimbo si dimostrerà incapace di indicare gli oggetti; l’assenza di linguaggio è un possibile indicatore di ASD già a 16 mesi, lo è ancor di più intorno ai 24 mesi quando conta anche che il bimbo non si dimostri capace di coordinare le parole che conosce in uno sforzo comunicativo di insieme.
L’ecolalia è, invece, la tendenza a ripetere i suoni (la ripetitività nel linguaggio) che pure caratterizza lo spettro autistico ed è assunta come un sintomo.
Ha un suo peso specifico anche la comunicazione non verbale: ricorre nello spettro autistico una scarsa capacità empatica, una mimica facciale e una gestualità povera, come una generica difficoltà nel regolare il proprio comportamento rispetto ai diversi contesti sociali.
Un paragrafo a parte merita il blocco della verbalizzazione e\o dell’evoluzione del linguaggio: è possibile che all’atto della manifestazione del disturbo autistico il linguaggio del bambino arresti il suo progresso. In casi simili il genitore nota un arresto nell’evoluzioni comunicativa verbale. All’arresto può seguire anche un progressivo regresso. La diagnosi pronta è qui importantissima.
L’analisi del gioco aiuta a capire se il bambino è autistico.
Un bimbo che non sa utilizzare i giocattoli in modo appropriato, che manifesta uno scarso interesse agli oggetti e ai giochi o che ha con essi una relazione non comune potrebbe manifestare un disagio afferente allo spettro autistico.
L’allineamento sistematico e costante di giochi o oggetti, per esempio, può essere un campanello di allarme. Come può esserlo una eccessiva aderenza alla routine (ostinazione a percorrere sempre la stessa strada, a mangiare sempre la stessa cosa, eccetera).
L’osservazione dell’atteggiamento fisico aiuta a capire se il bambino è autistico
I bambini affetti da ASD hanno un aspetto fisico del tutto comune, la loro tonicità muscolare non è compromessa come non lo è la struttura scheletrica e quella fisionomica, tuttavia possono gestire il corpo in modo “goffo”: possono muovere gli arti in modo frequente e ritmato, senza una ragione apparente; possono camminare in punta di piedi, possono immobilizzarsi d’improvviso restando fissamente in una data posizione.
Una disamina delle reazioni alle informazioni sensoriali aiuta a capire se il bambino è autistico.
Molti bambini autistici manifestano una spiccata sensibilità ad alcuni stimoli sensoriali uditivi (suoni forti o acuti), visivi (luci eccessive), tattili (tessuti molto ruvidi, per esempio). Possono anche manifestare una ipo-sensibilità, cioè un’assenza di sensibilità rispetto a certi stimoli (poca sensibilità al dolore o un’apparente insensibilità al caldo o al freddo).
L’autismo ha manifestazioni differente e livelli di implicazione cognitiva non sempre uguali, in questo senso il ritardo mentale che può dipende dall’autismo è una condizione consequenziale non sempre uguale per ogni bambino.
In sintesi il bambino con ASD manifesta una difficoltà di interazione col mondo esterno che influisce sulle sue potenziali comunicative, sull’empatia con gli altri, sulla auto-cura. Questi bimbi speciali meritano che il mondo apra uno spazio per loro, ovvero meritano accoglienza. L’inclusione pretende una specifica attenzione da parte della scuola e della famiglia. Sebben non esista una cura per l’autismo, è certo che il bambino autistico può essere aiutato applicando alla comunicazione con lui sistemi e parametri che lo aiutino a uscire dal suo isolamento.