Si chiamava Maria Cocchi e aveva 97 anni, era la nonna di Nadia Toffa, martedì 20 agosto alle 10.30 nella chiesa parrocchiale di Cerveno si sono svolti, in forma strettamente privata, i suoi funerali.
La nonna di Nadia Toffa è morta, la stampa nazionale conferma la notizia.
“La redazione di Fanpage.it ha contattato gli uffici della chiesa parrocchiale dove si sono svolti i funerali”, così, stando al portale web, la notizia sarebbe stata confermata. Sulla pagina Facebook della comunità di Cervano, invece, figura solo il commovente addio a Nadia e non si fa menzione della scomparsa della nonna.
C’è chi scrive che non avrebbe retto alla morte della nipote, certamente qeullo provato dalla nonna di Nadia Toffa è un dolore con un peso specifico così enorme da essere difficile da gestire. Le nonne sono radici e scrigni d’amore ed è oltremodo inumano che sopravvivano ai nipoti.
Maria Cocchi, la nonna di Nadia Toffa riaccende l’attenzione sull’eredità di amore e coraggio della iena guerriera.
Maria era nota a tutti, non solo per essere la nonna di Nadia Toffa, ma anche per essere la donna più anziana del paese.
La testata giornalistica “Montagne e Paesi”, a ulteriore conferma della notizia, la ricorda così: “nata a Braone il 25 gennaio del 1922, si è trasferita a Cerveno per andare sposa a colui con il quale ha condiviso la vita. Donna generosa e apprezzata da tutti, ha dedicato gran parte della vita alla famiglia, in particolare al marito Enrico, alle tre figlie e ai cinque nipoti.”
La nonna di Nadia Toffa ha seguito sua nipote tra le nuvole.
In modo diverso e con una diversa estensione l’amore, la lealtà e la stima appartengono a queste donne come un pregio di famiglia, del resto non si nasce guerrieri ma lo si diventa in base ad una radicata istruzione ai valori sani e all’onestà.
Nadia è stata sempre onesta con se stessa e con chi la seguiva, anche di fronte all’atroce malattia che l’ha colpita non ha mai nascosto il dolore. La sua più grande eredità è la luce sparata a riflettori accesi sul tumore perché se ne parli apertamente, perché si faccia sensibilizzazione e perché l’emergenza oncologica diventi un affare di tutti, in primis di chi è sano, sano e salvo.
Solo se la ricerca diventa una priorità e una lotta comune il Paese e il mondo possono ambire a nuovi successi e a salvare nuove vite.