Mamma è cura, mamma è amore, mamma è conforto, ma non tutte le donne nutrono questi istinti. Del resto che le donne nascano tutte potenzialmente madri è un luogo comune smentito dalla storia e dalla cronaca.
Proprio la cronaca internazionale ci riporta oggi il triste resoconto giudiziario di un duplice omicidio che ha dell’agghiacciante: Louise Porton, una mamma 23enne, ha seppellito le sue due figlie lo scorso anno, le ha viste morire a distanza di 18 giorni per patologie respiratorie non riconducibili ad alcuna causa naturale. Così, mentre lei è detenuta con l’accusa di duplice omicidio aggravato dal legame di sangue e affettivo, gli investigatori indagano per comprendere come Louise abbia spezzato la vita delle sue bambine.
Louise Porton, sebbene sia sotto processo e malgrado su di lei gravino accuse circoscritte e prove raccolte in fase investigativa, nega con decisione di aver ucciso le sue due figlie
La pubblica accusa rintraccia nella morte di Lexi e Scarlett, questi i nomi delle piccole, un movente egoistico:
Louise Porton adescava uomini sui siti di incontri e cercava di intrecciare relazioni a fini di lucro, le bambine rappresentavano per lei un limite.
La donna sostiene, invece, di non aver mai considerato le sue figlie come un ostacolo, all’opposto asserisce che la sua intera vita era costruita intorno a loro.
Intanto, poco prima della morte delle bambine, Louise ha cercato su internet istruzioni circa il decesso di un bambino, come provocarlo, cosa osservare mentre la morte sopraggiunge, scendendo, peraltro, in ricerche specifiche sul rigor mortis e il raffreddamento dei corpi. Tutto ciò è una prova emersa in fase investigativa, lo pensano gli investigatori e lo suggerisce persino la logica.
Fanno testo le tracce in rete dei contatti presi da Louise Porton sui siti d’incontri; inoltre è stata rubricata a suo carico la testimonianza di una vicina di casa che ha affermato di essersi presa lungamente cura delle bimbe negli ultimi giorni della loro vita mentre la mamma, all’apparenza per nulla preoccupata, era spesso impegnata in fatti “sociali”. La stampa internazionale non precisa i dettagli della testimonianza ma tutto riconduce a un personaggio che conserva poco delle comuni accezioni di madre amorevole.
Lexi Draper aveva tre anni al momento della morte, Scarlett Vaughan, 17 mesi, come suggeriscono i cognomi, le figlie di Louise Porton venivano da rapporti diversi e i papà appaiono al momento del tutto estranei alla vicenda
Le bambine, non molto prima del decesso, erano ricorse a cure mediche per problemi respiratori, dai referti risulta la difficoltà dei dottori a chiarire le cause dei disturbi. Ancora adesso “i medici non sono riusciti a trovare alcuna ragione naturale per cui entrambe le figlie di Louise sono morte“, si esclude, però, una morte naturale.
Lexi fu portata in ospedale il 2 e il 4 gennaio 2018 con apparenti problemi respiratori.
I medici credettero di identificare un’infezione al torace e la dimisero con una cura antibiotica. Il 15 gennaio la bimba fu trovata morta dai paramedici che arrivarono a casa Porton dopo una chiamata di emergenza.
Il 1° febbraio fu l’ultimo giorno di vita di Scarlett, Louise Porton dichiarò che la figlia si era addormentata nella macchina mentre lei la portava in ospedale, ma non dormiva affatto, era deceduta (e probabilmente già da qualche ora).
La signora Porton ha destato da subito i sospetti dei paramedici che hanno notato in lei un distacco non giustificabile in una madre. “Era apparentemente calma e senza emozioni“, hanno detto paramedici e medici riferendosi alla presunta mamma killer.
Ma come sono morte le figlie della signora Louise Porton?
Le autopsie e gli accertamenti medici rivelano che le bambine presentavano entrambe segni di un’ostruzione deliberata delle vie aeree. “Qualcuno ha deliberatamente interferito con il loro respiro“, hanno sostenuto i medico in aula e una simile morte, forzosamente coartata, pretende delle azioni e uno spazio di manovra tale da stringere molto il campo d’azione dei sospetti.
Vicende come questa devono rappresentare un monito: la società intera è chiamata a prestare attenzione ai bambini e al loro benessere, situazioni di abbandono vanno denunciate. Spesso è l’omertà sociale la prima colpevole delle tragedie del mondo, spesso i bambini degli altri sono considerati e guardati con distacco perché la società tutta si è deresponsabilizzata verso l’infanzia che invece dovrebbe essere un patrimonio comune e condiviso.