Dovremmo chinare tutti il capo dinnanzi a queste tre bare e all’abbraccio di questi genitori e della loro unica figlia superstite: negli involucri della morte, bare bianche ornate di fiori, ci sono i tre figli del magnate di ASOS uccisi negli attacchi terroristici di Pasqua in Sri Lanka.
Questi funerali portano via le spoglie di tre bambini, strappati al mondo da qualcosa molto lontana da loro, qualcosa d’incomprensibile in un destino del tutto estraneo alla loro immaginazione: il terrorismo, probabilmente di matrice addirittura religiosa.
Il terrorismo semina morte e raccoglie sangue tra gli innocenti, viene ordito e diffuso con l’intenzione di infondere nell’animo del mondo il germe della paura: i terroristi vogliono la nostra paura. E’ stato così anche per gli attentati che hanno ucciso la Pasqua in Sri Lanka e coinvolto nel lutto il mondo intero.
Anders e Anne avevano quattro figli, oggi ne conservano solo una nell’abbraccio terreno e altri tre li vedono salire al cielo, angeli, memoria e dolore.
L’unica figlia della coppia ad essere sopravvissuta è Astrid, mentre Alfred, Alma e Agnes sono morti quando l’Hotel Shangri-La è stato preso d’assalto dagli attentatori e le vetrate della sala della colazione sono letteralmente esplose, segno di una detonazione violenta che dall’interno della struttura lussuosissima ha spazzato via vite e futuro, sogni e aspettative.
E’ probabile che anche il magnate sia rimasto ferito, ma rispetto alle sue condizioni sono state date pochissime notizie, nulla è stato più forte del dolore emblematico della perdita dei suoi tre figli.
Il funerale dei tre figli del magnate di ASOS
L’ultimo addio è stato colorati da fiori rosa, lilla e viola e da palloncini liberati nel cielo dalla sorella, intorno alla famiglia un tappeto di amici, tantissimi i bambini, come bambini erano questi angeli. I volti illustri, pure presenti, si sono confusi con gli altri nella spontaneità delle lacrime e del dolore, che qui ha reso uguali tutti.
Queste tre bare bianche sono il simbolo della caducità della vita, della debolezza umana, della relatività del danaro e del possesso, ma sono anche il simbolo dell’inaudita violenza a cui l’uomo è capace di piegare se stesso.