Ogni bambino viene creato e generato, cioè nasce – sin dal concepimento – attraverso un processo di fusione, trasformazione e generazione di materia vitale e umana. Questa è, però, meraviglia e non ingegneria.
Le pratiche di manipolazione della vita e la maternità surrogata rischiano di minimizzare, se non addirittura di annullare, le differenze tra generazione umana e costruzione del bambino.
La medicalizzazione della procreazione consente a molte coppie inferiti di superare i limiti di patologie più o meno gravi, vince cioè la sterilità di coppa aumentando le possibilità di successo del concepimento.
Tuttavia le stesse pratiche – peraltro fortemente “commercializzate” – finiscono col vincere anche i limiti “fisiologici” della natura permettendo a coppie omosessuali o a single di avere un figlio.
Due donne possono diventare due mamme usando il seme di un donatore esterno, ma senza incontrarlo mai; due uomini possono diventare due papà usando l’ovulo di una donna estranea e\o l’utero come “culla della vita” in affitto.
E’ così che è nata Uma, coinvolgendo i suoi due padri, la zia e la nonna, rispettivamente sorella di un papà e mamma dell’altro.
Nonna 60enne partorisce sua nipote
Uma è la costruzione di un amore che alla meraviglia della vita unisce l’ingegneria della medicina genetica e della tecnologia della fecondazione, nonché la partecipazione allargata di un’intera famiglia: Lei è un esperimento riuscito con amore e gloria scientifica. Non si può non rimanere commossi dinnanzi alla vita, ma non si può negare che in vicende come questa ci sono più frontiere etiche che vengono valicate, più scenari morali e umani che vengono a intrecciarsi tra loro e molte domande sul futuro della procreazione.
Procediamo con ordine e vediamo com’è nata Uma e perché le immagini che la presentano al mondo la vedono “venire alla luce uscendo dal grembo della nonna”, mentre i due due papà assistono al parto.
Le immagini della nascita di Uma, così come proposte al mondo, mostrano una donna di 60 anni che partorisce: nonna 60enne partorisce sua nipote, questi i titoli dei giornali
Una mamma-nonna, direbbe qualcuno. Mai affermazione fu, teoricamente, più vera, se non fosse per il fatto che questa bimba non avrà mai un genitore mamma, quantomeno nel senso del genere! Uma, infatti, di genitori ne avrà due ma solo maschi: ha due papà.
Sua nonna non è la sua mamma, nemmeno è biologicamente legata all’ovulo in cui Uma ha trovato la vita, la nonna è colei che ha messo a disposizione il suo utero come culla della vita di sua nipote ed è la protagonista del parto.
Ma ragioniamo con ordine e partiamo dai due papà: Eliot e Matthew, due uomini innamorati e sposati che hanno deciso, ad un certo punto del loro percorso, di mettere su famiglia.
Per fisiologia due uomini non possono procreare insieme, non possono fondere il loro patrimonio genetico per generare un figlio. Per diventare genitori serve loro o una donna oppure un figlio già messo al mondo e lasciato solo (un orfano). In altre parole, come qualunque coppia di uomini che si ama, per diventare papà hanno dovuto scegliere tra due opzioni: o un utero in affitto o un’adozione.
Qual è la differenza?
Se lo chiedete a me vi rispondo che l’adozione è un grande atto di canalizzazione dell’amore che viene letteralmente condotto su un figlio che il destino conduce alla sua casa; non c’è un parto, ma c’è una nascita come genitori e un’alta come figlio. Se domandate a qualcun altro la stessa cosa vi risponderà che è una questione di patrimonio genetico.
Io ritengo che il cuore faccia più dei geni e sia in grado di produrre un amore egualmente grande.
- Uma è figlia biologica della zia, la sorella di Matthew, è lei la donatrice dell’ovulo,
- la nonna ha cullato la crescita in utero della nipote,
- mentre il seme che artificialmente ha fecondato la vita è quello di Elliot Dougherty (il papà biologico, cioè, è il figlio della nonna-culla).
In una sola nascita sono coinvolti “artificialmente ed emotivamente”: il papà-seme; il papà di cuore; la zia-ovulo; la nonna-utero.
La nonna ha messo la bimba nelle mani dei papà, ma nelle foto del parto si comporta esattamente come una madre ed è indubbio che il suo rapporto emotivo con la bambina sia enorme;
la zia vedrà crescere il frutto di una parte di sé, ma non sarà riconosciuta dalla piccola che come zia. Il suo ovulo è “materiale di generazione”che non farà di lei la mamma di Uma.
Dei papà, poi, uno è biologico, l’altro no. E per un non comune fato, che in natura sarebbe impossibile fuori dall’incesto, padre e figlia hanno abitato lo stesso utero, cioè quello della nonna. Potrebbero dirsi papà e figlia – fratelli di nascita.
Questa storia può essere letta come una fiaba moderna di cooperazione di una grande famiglia nella generazione di una figlia “costruita” con un po’ di ciascuno, eppure la figlia, alla fine, non è di tutti ed è una persona che dovrà comprendere il suo percorso di nascita speciale.
Ma questa storia può avere anche un’altra lettura più complessa in punto di etica: è la costruzione di un bambino per il bisogno di averlo sentendolo proprio sin dalle ecografie. Non si può negare che lo stesso amore poteva essere destinato a un bambino orfano, venuto al mondo dalla natura e rifiutato dalla ragione o dalle circostanze della vita dei suoi genitori biologici.
Questa vicenda ha due volti:
- la natura superata dall’uomo;
- l’uomo (incarnato da un qualunque bambino orfano) che viene al mondo secondo natura ma non trova nessuno che sappia superare l’amor proprio per raggiungere il suo cuore e colmare vuoti.
Su questo c’è molto da riflettere!