Non mandare i figli al nido d’infanzia o alla scuola materna è un reato morale, non civile. Per quanto il nostro ordinamento giuridico consideri obbligatoria la scuola solo a partire dalla primaria (6 anni d’età del bambino), sottovalutare l’importanza della scuola d’infanzia e materna rappresenta un errore comune.
Almeno tra i 24-36 mesi e i 6 anni, la scuola materna è carburante per la crescita personale e sociale dei nostri figli; mentre il nido d’infanzia (che accoglie i bambini più piccoli) anticipa le competenze sociali e relazionali, costruisce autonomie permettendo ai bimbi di trovare familiarità anche fuori dalle mura domestiche.
In tal senso, la scuola d’infanzia (o il nido d’infanzia) non può essere derubricata a mera “necessità” abbracciata per esigenza dai genitori che lavorano.
Alla luce di queste considerazioni, resta sbagliato mandare i bambini a scuola con discontinuità e disaffezione verso l’istituzione.
Differenze tra nido d’infanzia e scuola materna
In questo articolo divulgativo, Vita da Mamma proverà a fare luce sulle motivazioni sociologiche e pedagogiche per cui non mandare i figli alla scuola materna o scuola dell’infanzia è un reato morale, ovvero priva i bambini di un’esperienza determinante per la loro crescita.
Con la premessa che la terminologia trae spesso in inganno,
- per scuola materna (e più precisamente si dovrebbe parlare di scuola dell’infanzia, detta anche asilo o giardino d’infanzia) si intende l’intera organizzazione pre-scolastica destinata ai bambini in età compresa tra i 3 anni e i 6 anni;
- per nido, asilo nido o nido d’infanzia si intende, invece, il servizio educativo che accoglie i più piccini tra i 3 mesi e i 36 mesi.
Perchè è importante la scuola materna, motivazioni
La frequentazione della scuola materna è importante perché consente ai bambini di apprendere le prime e fondamentali regole sociali, ovvero gli usi non scritti del vivere in comunità.
All’asilo, infatti, i bambini fanno esperienza di relazione strutturando anche i primi affetti non parentali. Tra i 24 e i 36 mesi la scuola dell’infanzia può rappresentare innanzitutto il luogo in cui il bambino avvia un cammino sociale
I sociologi sostengono che gran parte delle regole di interrelazione umana si costruiscono sulla base di un sapere comune, cioè di consuetudini e usi di reciprocità che si desumono dalla vita sociale e dalla sua pratica. Per esempio, sono usi comportamentali o regole di uso comune il rispetto dello spazio e delle cose altrui, della condivisione, del mutuo aiuto, solo per fare pochi accenni.
Ad un occhio adulto, è chiaro che queste pratiche sono fondamenti del vivere in società, tuttavia è difficile che il bimbo possa apprenderle in casa, accanto all’amorevole genitore, nonno o zia, perché per farle proprie è indispensabile il contatto diretto con gli altri.
Frequentando la scuola materna, nel rapporto con i pari e le Maestre, il bimbo potrà capire che cos’è una relazione affettiva fuori dalla famiglia, come si tratta un amico e quali limiti può avere la confidenza.
A casa, diversamente, il figlio o il nipote è centro di attenzioni mirate ed esclusive e ciò non per demerito delle famiglie, bensì perché è naturale concentrasi sui bambini ed è normale che l’adulto di riferimento sia sempre molto rispondente ai bisogni dei piccoli.
Educazione ala comunicazione non verbale e sentimentale
Il linguaggio è lo strumento più immediato per comunicare con gli altri ed entrare in relazione col prossimo. Mentre il bambino a casa gode di un rapporto unico con la mamma (che lo interpreta in una stretta e intima reciprocità e comprensione), a scuola è “costretto” a esprimere i suoi bisogni in maniera riconoscibile a tutti, in primis verbalizzandoli.
Nell’esigenza di farsi comprendere, il bambino tende ad affinare il linguaggio, pertanto la scuola materna diventa palestra di parole.
E’ in questo stesso ambito che il bambino capisce che il linguaggio non è solo strumento concreto di soddisfazione di bisogni materiali (devo bere, allora lo chiedo alla maestra) ma è anche canale di interazioni sentimentali (parlando, ovvero comunicando e entrando in relazione, imparo a volere bene e a farmi volere bene).
Proprio all’asilo il bambino è pronto a relazionarsi ai pari e per istinto sperimenta i primi affetti fuori dal contesto familiare, con essi prova il bene, la delusione, la gioia di essere ricambiato in un affetto o lo sconforto di non esserlo.
La scuola materna educa alla responsabilità
Non di rado, a casa il genitore tende, bonariamente, a sostituirsi all’apprendimento autonomo del bambino. Spesso le azioni di cura passano per facilitatori (ti aiuto io) ma finiscono per diventare ostacoli alle autonomie, tant’è che si ricorda ai genitori che il più grande dono che si possa fare ai figli è l’educazione a fare da soli.
A scuola l’autonomia viene restituita al bambino come “necessità organizzativa” il bimbo è chiamato a diventare responsabile delle proprie azioni e di se stesso, fa quindi esercizio costante di autonomia e autovalutazione.
Consigli per i genitori di bambini che vanno a scuola tra i 24 mesi e i 6 anni
Relazione, comunicazione, verbalizzazione, affettività, responsabilità e autonomia sono le conquiste che rendono importante la scuola materna.
Ai genitori va ricordato che per raggiungere questi obiettivi:
- È necessario favorire un rapporto sereno con la Maestra e l’istituzione scolastica, e i genitori sono i primi a dover allontanare da sè le ansie di separazione dal bambino. Un interessante approfondimento pubblicato su Riza.it suggerisce ai genitori di controllare le proprie emozioni dinnanzi al bambino, “perdere il controllo o commuoversi in modo plateale al momento del distacco” è controproducente.
- È importante non trasmettere al bambino le proprie ansie e i propri timori, in particolare è raccomandabile non evocare nel piccolo l’idea del distacco o quella dell’assenza. Domande come: “Ti sono mancata mentre eri a scuola?” Possono scatenare nel bambino sensi di colpa o disorientamento, gli possono evocare la mancanza della mamma e pregiudicare una buona permanenza a scuola (ho personalmente trattato questo argomento in un video che vi invito a guardare e che troverete anche in calce a questo scritto).
- In presenza del bambino, mai parlare male delle Maestre e della scuola o sminuire il loro lavoro. Abbiamo trattato questo argomento in un articolo dedicato: “Parlare male della Maestra davanti ai bambini, perché non farlo” .
- All’opposto, è utile responsabilizzare il bambino facendogli percepire la scuola come una positiva opportunità di crescita. Tuttavia nemmeno è corretto esaltare la scuola.
- In ragione dell’integrazione col gruppo classe e della continuità del lavoro, è bene garantire al bambino una stabile frequentazione scolastica.
- È indispensabile alimentare rapporti sereni e non competitivi con i compagni.
@montessorianamente.mamma La #mamma ti è mancata? Cosa non dire al #bambino #pedagogia #inserimentoasilo #inserimentoalnido #vitadamamma ♬ suono originale – Federica Federico
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