Gli inglesi lo chiamano babytalk, altro non è che l’avvio delicato e sistematico del processo di comunicazione con il neonato: per entrare in empatia col bebè, per costruire un rapporto duraturo e stabile e per rinsaldare il vincolo bambino-genitore, è indispensabile parlare ai neonati, ovvero parlare ai figli sin dai primi giorni di vita e possibilmente sin dalla vita intrauterina.
Parlare ai neonati non è sempre un’azione spontanea, ma è stimolante e benefica per il bambino
Il primo contatto mamma – bebè è sensoriale, è tale sin dalla gestazione e prevalente per tutta la fase di sviluppo del linguaggio, infatti, sono i sensi il primo richiamo del bambino e gran parte della sua capacità espressiva si manifesta attraverso il pianto, i sorrisi, le smorfie.
Malgrado “i silenzi” del neonato, le parole dei genitori e la voce della mamma hanno sin dai primi giorni di vita un ruolo fondamentale.
3 motivi per cui parlare ai neonati è importante
La voce della mamma è un suono conosciuto e rassicurante, ovvero il bebè riconosce la voce materna. Ciò vale anche se cambia la prospettiva di ascolto perché il bambino, dopo la nascita, sente la voce della madre chiaramente e senza filtri, mentre nella pancia la udiva dall’intento e filtrata attraverso la sacca gestazionale e il liquido amniotico.
In questo senso, ascoltando la voce materna il bambino recupera un suono familiare capace di restituirgli conforto e sicurezza. Queste stesse sensazioni valgono anche rispetto alla voce del papà, sempre che abbia parlato alla pancia della mamma durante i nove mesi.
La parola della mamma asseconda i bisogni, accudisce le nuove esperienze e dona protezione alla stessa stregua di una carezza. Pertanto, anche dinanzi a un’esperienza nuova, il bambino accompagnato dal suono materno (cioè dalle parole della mamma) troverà un appiglio rassicurante e stabile.
Inoltre parlare ai neonati prepara alla comunicazione verbale, istruisce alla gestione del suono e educa allo strumento parola.
Esistono dei momenti in cui la predisposizione del bebè all’ascolto è maggiore, è allora che parlare ai neonati è più proficuo e persino più semplice. Quali sono questi momenti?
La voce della mamma può essere un rilassante accompagnamento durante l’allattamento, nel momento del bagnetto (se vissuto con predisposizione e serenità), nella fase immediatamente precedete al sonno (se affrontata senza stress).
Le situazioni appena descritte rappresentano tre momenti di “quiete” emotiva del neonato, in queste condizioni (ovviamente se vissute senza ansie), il bambino può risultare particolarmente recettivo agli stimoli e pertanto può beneficiare delle parole della mamma sotto più aspetti:
- quello logico intuitivo, inteso come stimolo verbale e cerebrale;
- quello affettivo, inteso come sostegno al rapporto genitore – figlio;
- quello esplorativo, inteso come input alla comunicazione col mondo esterno.
Nella comunicazione verbale col neonato, è importante che la voce sia sempre supportata dallo sguardo. Il consiglio pratico che si dà alle mamme (ma anche ai papà) è quello di guardare negli occhi il bambino affinché il rapporto visivo (che rappresenta una forma di linguaggio sensosriale) supporti e sostenga le parole dando loro ancor più valore affettivo.
E’ bene parlare ai neonati con un tono avvolgente, caldo e rassicurante – il giusto tono favorisce il senso di sicurezza con molti benefici per l’autostima
I neonati non decodificano il senso compiuto delle parole ma ne percepiscono il valore emotivo e affettivo, il tono della voce è un primo strumento di manifestazione – espressione delle emozioni nascoste nelle parole.
Un tono pacato, positivo e avvolgente è sinonimo di sicurezza, sprone alla scoperta del mondo e alla interazione.
Chi strappa un sorriso ad un neonato mentre gli parla sta già creando un ponte comunicativo, ovvero sta interagendo e contemporaneamente sta consentendo al bebè di trovare coraggio e fiducia nella parola.
Sorrisi, risatine e gridolini rappresentano forme di risposta che vanno positivamente accolte e stimolate mentre si cerca di parlare ai neonati.
Gli adulti non dovrebbero mai preferire il silenzio quando stanno costruendo un rapporto con un nuovo nato. Anche se il bambino non capisce il senso delle parole, parlargli, spiegare semplicemente ciò che accade o raccontare i propri sentimenti, rappresentano strumenti di empatia e mezzi affettivi dalla potente carica emozionale.
I bambini che crescono in case silenziose possono avere una scarsa capacità lessicale, alcune difficoltà di interazione con gli altri, limiti nella espressione verbale, problemi di timidezza e persino possono essere caratterizzati da maggiore chiusura verso il mondo esterno.
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