Chi ha conosciuto Pina Orlando, la mamma morta suicida nel Tevere – probabilmente insieme alle sue gemelline -, oggi chiede di astenersi dai giudizi: le considerazioni che si fondano soltanto sulle ricostruzioni giornalistiche restano molto lontane dalla conoscenza dei fatti, avulse dal dolore che le famiglie e gli amici cari hanno vissuto e vivono adesso.
Mamma morta suicida nel Tevere, ecografia del fondale per cercare le gemelline ma tutti dovrebbero astenersi dai giudizi.
La fonte web leggo.it (senza riportare alcuna fonte originaria dell’indiscrezione) rende pubblico un retroscena importante e pesante: la mamma suicida nel Tevere avrebbe condotto con sé due figlie gravemente disabili.
Secondo la ricostruzione resa pubblica dal portale web, Sara e Benedetta erano nate con gravi malformazioni che ne avrebbero compromesso le abilità e la vita: “una aveva gravi problemi motori, forse irreversibili, che l’avrebbero costretta in carrozzina e l’altra era cieca”, così testualmente si legge su leggo.it.
Sino ad ora la stampa aveva solamente rivelato la preoccupazione di mamma Pina per le condizioni di salute delle figlie, a dire che la donna fosse effettivamente stata particolarmente preoccupata per la salute delle sue bambine sarebbe stato il papà. Leggo.it aggiunge dettagli sulla salute delle bambine e afferma che la gravidanza era stata frutto di una fecondazione medicalmente assistita a cui la coppia era arrivata dopo tanto tempo e tante speranze profuse.
Non giudicate, non fatelo oggi. Piuttosto dedicate tutti i vostri pensieri alla mamma morta suicida nel Tevere.
A Pina io voglio dedicare i miei pensieri di Natale, per Lei e per i suoi tre angeli vorrei che arrivassero le mie preghiere a Dio affinché restituisca alle loro anime la pace perduta su questa terra corrotta dal dolore del corpo.
Mancando su Leggo una fonte accreditata che possa confermare l’indiscrezione relativa alle indicazioni di salute delle gemelline, non si può affermare con certezza che quanto pubblicato dal portale corrisponda effettivamente ai fatti e rappresenti la motivazione del gesto estremo di Pina. Tuttavia, se quanto pubblicato venisse confermato, il dolore di questa mamma, che ha partorito tre figlie e ne ha perduta una poco dopo la nascita, troverebbe collocazione in un dipinto a tinte grigie in cui l’amore di una mamma diventa così profondamente fragile da farsi insostenibile.
Qualsiasi “destino” culli ora quelle bambine – che al momento si cercano ancora nel Tevere – a tutte le mamme mi sento di chiedere di fare appello alla pietà: abbiate pietà, intesa qui come nobile sentimento di empatia.
Per questo domando a ciascuna mamma solo una preghiera che accompagni il viaggio di Pina e contemporaneamente ci insegni ad aiutare prima che giudicare.
Solo aiutando possiamo feci fattivamente artefici di un cambiamento culturale che si traduca in un sostegno alle mamme depresse e alle famiglie colpite dalla “diversità”.