Il Natale è uno di quei periodi in cui noi genitori esercitiamo, senza rendercene nemmeno veramente conto, la peggiore arma che abbiamo contro i nostri figli: il ricatto. La lista nera di Babbo Natale, a cui il bambino crede fermamente, complice il suo pensiero animistico, è una potente arma di ricatto che vizia lo spirito del Natale e sottrae al bimbo la possibilità di dare un senso e un peso valoriate a questa festa.
Frasi tipo con cui i genitori minacciano i bambini nell’approssimarsi del Natale
“Se non fai il bravo, finirai sulla lista nera di Babbo Natale e non avrai nemmeno un regalo.“
“Sei stato cattivo, Babbo Natale non ti porterà i regali!“
“Babbo Natale ti osserva, attento a come ti comporti!”
Ciascuna di queste frasi è un’affermazione radicalmente sbagliata e apertamente in contraddizione con quello che dovrebbe essere lo spirito natalizio da trasmettere ai bambini. La lista nera di Babbo Natale suona come un ricatto che smarrisce la gratuità del dono, propria dello spirito della festa, e contemporaneamente tradisce il concetto di generosità.
Il ricatto non è uno strumento educativo
Il comportamento del bambino non andrebbe mai ispirato al ricatto: “Se fai questo, io ti do quello in cambio“.
Il ricatto è uno strumento manipolatorio attraverso il quale chi è in una posizione di forza (fisica o mentale) può imporsi sulla parte più debole; all’interno della relaziona umana questo meccanismo altera la spontaneità delle parti e ne lascia emergere il carattere interessato e finalistico. Nostro malgrado inquina la vita degli adulti e corrompe il cuore della modernità, siamo così assuefatti al ricatto da correre il rischio di applicarlo incondizionatamente alla nostra esistenza estendendolo anche alla relazione con i bambini.
Bisognerebbe, però, riflettere sulle conseguenze di una relazione educativa improntata sul ricatto.
Ricatto e lista nera di Babbo Natale
I bambini ricattati, ovvero spaventati dalla famigerata lista nera di Babbo Natale, non assumono il buon comportamento perché ne comprendono valore e importanza, ma, più probabilmente, si adattano alle richieste degli adulti solo temporaneamente e solo per ottenere il loro scopo, ovvero i regali di Natale. In questo modo non saranno accompagnati a un riesame dei loro comportamenti, non svilupperanno un pensiero critico e, anzi, assumeranno la logica dell’opportunità.
La minaccia della lista nera di Babbo Natale si traduce, quindi, in un patto di non belligeranza tra genitore e figlio. Una volta trascorso il Natale, la sussistenza della pace e del buon comportamento non sarà diventata né un obiettivo né un valore, piuttosto necessiterà di un valido sostituto, ovvero un altro ricatto (per esempio: “Se non fai il bravo non avrai nessun regalo per il compleanno”).
Ricatto e spirito natalizio
Il Natale è gratuità, altruismo e riflessione: i regali che Babbo Natale porta a tutti i bambini del mondo incarnano questi principi. Essi sono la rappresentazione vivida del dono che arriva senza compromettersi in quei passaggi materiali a cui l’adulto è costretto ed è istruito ogni giorno: soldi, bisogno, richiesta, scambio, acquisto.
Agli occhi dei bambini, i regali di Natale sono pura magia. Per di più dimostrano quanto Babbo Natale sia generoso e spronano i bambini a beneficiare di questo senso di altruismo nonché a farlo proprio.
La leggenda di Babbo Natale ha un valore confortante per il bambino: incarna un bene che la società moderna stenta a rappresentare ai più piccoli: il bene senza condizioni, corrispettivi o obblighi.
Infatti il Natale, per come si sostanzia nel racconto del regalo portato sulla slitta dal vecchio Babbo, è concretizzazione di un amore manifestato a tutti e senza un corrispettivo. Il regalo di Babbo Natale arriva dalle mani di un vecchietto sulla slitta, non arriva da chi ti ama per relazione di nascita (mamma, papà, nonni) e nemmeno proviene da qualcuno che chiede qualcosa in cambio.
Santa Clause, Babbo Natale, San Nicola, Santa Lucia e la Befana si impongono all’attenzione del bambino ciascuno come una figura superiore dotata di un amore capace di estendersi incondizionatamente a tutti i bambini.
Lista nera di Babbo Natale, come se la spiega il bambino
Il bambino, a suo modo, interpreta i comportamenti e le parole di noi adulti: egli è dotato di una propria capacità riflessiva (commisurata alle sue competenze, cognizioni e sviluppo socio-relazionale) che segna le acquisizioni della sua crescita, mentre il nostro agito di adulti, ovvero ciò che facciano e diciamo, segna il modo in cui i figli si spiegano la realtà.
Il bambino non deve orientare il suo comportamento al beneficio. In questo senso, minacce come: “Se sarai bravo avrai il tuo regalo, mentre se farai il cattivo sarai sulla lista nera di Babbo Natale e non avrai nulla“, si traducono nella mente del bambino in coercizioni. Così, per i nostri figli la frase appena esposta in esempio equivale a dire: “O fai come ti dico o rischi di non avere regali“.
Piuttosto il bimbo dovrebbe essere messo in condizione di riflettere sul merito, sul miglioramento e dovrebbe poter scommettere su se stesso. Questa condizione è ambientale e la determiniamo noi adulti con i nostri comportamenti.
La lista nera di Babbo Natale può togliere autorevolezza a mamma e papà, ecco spiegato il perché
La lista nera di Babbo Natale finisce sempre bruciata perché tutti i bimbi, anche i “peggiori”, ottengono sempre il regalo sotto l’albero. Il fatto che il bambino, per quanto non sia stato ubbidiente, trovi comunque il suo regalo da scartare sotto l’albero di Natale è un ulteriore errore di mamma e papà: in questo caso il regalo, infatti, smentisce la minaccia e toglie autorevolezza agli adulti.
In primis faccio una piccola precisazione sul termine “peggiori”: qui non si riferisce ai bambini (come Pedagogista e madre sottolineo sempre che non esistono bambini migliori o peggiori, ma solo bambini), quanto piuttosto è volto a stimolare la riflessione degli adulti sul concetto di mortificazione. Pertanto uso questa terminologia come una pungente provocazione.
Che usiate il termine cattivo, peggiore, non buono o pessimo, state sempre esprimendo un giudizio che mortifica e avvilisce il bambino. Il figlio sul quale si fa incombere la punizione dell’iscrizione nella lista nera di Babbo Natale è un figlio che subisce l’accusa di essere non buono, non all’altezza, non abbastanza da. E sarà, già solo per questo, un bambino mortificato.
I bambini definiti cattivi, pessimi, peggiori, indegni di rientrare tra i buoni e iscritti nella famigerata lista nera di Babbo Natale, alla fine dei giochi trovano sempre il loro regalo sotto l’albero. Questa antinomia di situazioni (per cui da un lato gli viene detto di non essere bravi, ma dall’altro gli viene comunque dato il regalo) cosa comporta nella mente del bambino?
I bambini si sforzeranno di dover essere buoni, bravi e diligenti, per ottenere un altro regalo l’anno successivo? No, affatto! Nelle loro piccole menti diranno a se stessi: “Caro Babbo Natale, le parole stanno a zero! Ho il mio regalo, il resto non conta!“
Tutte le raccomandazioni, le paure e i ricatti saranno finiti nel pattume prima ancora della carta natalizia!
Questo avrà la peggiore delle conseguenze: toglierà valore alle parole degli adulti; agli occhi del bambino non conterà il “perdono di Babbo Natale” quanto piuttosto il fatto che il regalo è arrivato malgrado tutte le marachelle e le mortificazioni, nonostante i rimproveri e le tante promesse di essere più buono e bravo, ovviamente promesse mai mantenute.
Lasciate da parte la lista nera di Babbo Natale e aiutate vostro figlio a riflettere sul magico potere dell’altruismo, sulla gratuità e sul miglioramento di sé come risposta positiva alla vita. Per quanto sia difficile, parlare e spiegare vale più rispetto al punire e mortificare.
Articolo implementato e aggiornato (17\12\2018 – aggiornamento 17\11\2024)
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