Il “Baby Day”, ovvero il giorno della nascita di un figlio, è quel momento in cui tutto cambia, in modo particolare la donna entra in una condizione emotiva di ipervigilanza e smette di essere quella che era prima di allora ( in questo senso, poco conta se si tratti del 1° o del 10° figlio).
Ogni bambino porta con sé un carico, diverso e peculiare, di responsabilità, ansie e paure dinanzi a cui la madre diventa un soldato sempre all’erta per il bene del figlio. La donna diventa ipervigile, ovvero mamma-soldato.
La mamma-soldato è contemporaneamente chiamata all’attenzione, alla cura, alla valutazione dei pericoli e all’esame dei rischi, in una sola parola è in perenne stato di iper-sorveglianza del bambino.
L’ ipervigilanza è una condizione emotiva comune a tutte le madri, tuttavia non è uno stato di normalità psicofisica né rappresenta una situazione a cui la donna era abituata prima del parto.
Indipendentemente dal numero dei figli partoriti, ogni neonato ingenera nella mamma un diverso stato di ipervigilanza che cambia in relazione ai bisogni e alle caratteristiche del figlio. Per esempio, se un bimbo ha il rigurgito, la mamma starà più all’erta quando il bebè riposa dopo la poppata oppure quando deve fare il ruttino e subito dopo averlo fatto mangiare.
In medicina l’ ipervigilanza viene ricompera tra i possibili fattori di stress emotivo (sia negli uomini che nelle donne). Essa è una condizione tipica dei soldati durante le missioni, in caso di ripetuti e lunghi pattugliamenti oppure sui campi di battaglia; ma è anche la risposta emotiva che la mamma dà alla nascita del figlio e al suo bisogno di essere curato.
Iper significa più, quindi l’ ipervigilanza altro non è che un aumentato stato di attenzione.
Se il soldato deve stare attento sul campo di battaglia, dov’è in gioco la sua vita, la mamma deve tenere gli occhi ben aperti in casa, per strada, al parchetto per prevedere ed evitare i pericoli a danno del figlio.
Il soldato e la mamma, sebbene in contesti diversi, fanno le stesse cose: osservano la realtà circostante, ne fanno una sintetica analisi e individuano o prevedono fonti di pericolo, questo ingenera uno sforzo mentale straordinario.
L’ ipervigilanza delle mamme è la vera causa della loro “fatica”.
La condizione di ipervigilanza in cui entra una mamma immediatamente dopo il parto risulta prolungata, infatti è tanto lunga quanto il tempo di crescita e sviluppo del bambino (sebbene sia maggiore nei primi mesi di vita, per poi attenuarsi con il passare degli anni).
L’ ipervigilanza delle mamme è anche una condizione improvvisa perché non esiste un “corso di preparazione” all’ ipervigilanza, ovvero ogni mamma reagisce diversamente allo stimolo all’attenzione che le viene da suo figlio. E’ persino raro che a una donna incinta qualcuno parli di ipervigilanza.
Da dove ha inizio l’ ipervigilanza delle mamme?
Il bebè stimola la mamma a stare attenta, le invia un messaggio senza parole: “Ho bisogno della tua cura“, è, però, un dato oggettivo che vi siano mamme più apprensive e mamme meno, mamme più capaci di delegare e mamme meno, mamme più iperprotettive e mamme meno. Questi e molti altri fattori legati alla cura del figlio (compreso il suo livello di buona salute), interferiscono con l’ ipervigilanza della mamma.
L’ ipervigilanza sfinisce, è essa la causa fisiologica del profondo senso di affaticamento che le madri avvertono. E gli effetti negativi si producono inesorabilmente anche nei periodi di maternità, quando, cioè, le mamme non lavorano fuori casa ma si prendono solo cura del neonato.
Accade spesso che le nonne, le mamme e le suocere, le zie e le conoscenti dimentichino tutto ciò che hanno vissuto loro stesse quando sono state giovani madri, allo stesso modo accade che gli uomini non comprendano ed è così che le mamme subiscono domande oppositive come queste:
“Sei sfinita? Com’è possibile che tu sia così stanca se non fai altro che badare a tuo figlio?”.
Ebbene chiunque entri in contatto con una neomamma deve sapere che la stanchezza è fisiologica ed è tutta colpa dell’ ipervigilanza.
E’ possibile individuare dei sintomi capaci di indicare l’insorgenza di un problema di stress, eventualmente riconducibile all’ ipervigilanza delle mamme. Quali sono questi sintomi?
- Affaticamento;
- spossatezza;
- vuoti di memoria;
- difficoltà organizzative;
- sudorazione;
- palpitazioni;
- difficoltà respiratorie non dipendenti da altre condizioni patologiche e eventualmente concomitanti alla sudorazione o alle palpitazioni;
- disturbi del sonno;
- ricorrenza di pensieri negativi.
L’insorgenza di questi sintomi in una mamma richiede massima attenzione sulla sua capacità di sostenere lo stimolo dell’ ipervigilanza. Anche l’istinto materno all’ ipervigilanza va controllato: è giusto osservare il bambino e accompagnarlo nella crescita prevedendo e minimizzando i pericoli, tuttavia ogni valutazione relativa al figlio, alla sua salute e alla salubrità dell’ambiente in cui vive e si muove deve essere razionale.
La mamma aggravata dalla iper-sorveglianza dovrebbe imparare a delegare, eventualmente anche invocando l’aiuto del papà; dovrebbe ritagliarsi del tempo con se stessa o con altre mamme; dovrebbe allontanare i pensieri negativi concentrandosi sui progressi del figlio e sul lavoro compiuto sino a quel momento.
L’eccesso di ipervigilanza si vince anche osservando i progressi che il figlio fa di giorno in giorno: ogni mamma dovrebbe ripetere a se stessa, con attenzione e costanza, che ogni piccolo passo del bambino verso l’autonomia e la crescita rappresenta, sempre e comunque, un suo grandissimo merito!
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