Fedez denuncia via social l’interventismo estremo degli haters: dopo la festa a sorpresa nel supermercato, sarebbero stati allertati persino i servizi sociali per intervenire a tutela di Leone Lucia, contro il rapper minacce di morte e un biasimo diffuso per l’ostentazione e lo spreco di cibo.
Allertati gli assistenti sociali per togliere il figlio a Fedez, tutta colpa della festa nel supermercato?
Supermercato: grande punto di vendita al pubblico di prodotti di largo consumo, soprattutto alimentari, caratterizzato dal sistema del self-service, senza commessi. E’ questa la definizione che si legge sul dizionario.
Il supermercato è di fatto il luogo dove le persone vanno per approvvigionassi di cibo, esso è deputato all’acquisto di ciò che mangeremo.
Igiene, cura dei luoghi, rispetto del cibo, inteso come bene primario, sono caratteristiche tutelate e da tutelare, richiamano dei principi di rispetto che restano sempre intimamente connessi a quei luoghi.
Entrando nel supermercato Fedez, la Ferragni, la nonna e tutti gli amici non hanno fatto nulla di “malvagio”, del resto lo spreco che hanno messo in piazza non è diverso dal consumismo a cui la logica degli influencer di lusso ci abitua, tuttavia qualcosa è andato storto, qualcosa ha turbato la pace interiore delle persone, qualcosa ha leso la gaiezza che avrebbero voluto trasmettere. E quel qualcosa si chiama “necessità”.
Comunemente questi personaggi fanno vite al di sopra della media, frequentano luoghi inusuali, vestono abiti irraggiungibili e pertanto l’immagine che danno di sé resta in un limbo vicino a un paradiso lontano, osservabile, qualche volta criticabile ma mai raggiungibile. Entrando nel supermercato “sotto casa”, i due sovrani di Instagram hanno messo piede nel regno dei comuni mortali: hanno violato un luogo che ha a che fare con la normalità, de è faticosamente molto più vicino ai bisogni comuni di quanto loro stessi non immaginino.
Faticosamente non è un aggettivo scritto a caso, non sono 13 tasti pigiati senza senso, qui la fatica fa riferimento al bisogno materiale che le persone vivono: le famiglie devono mangiare con quel po’ che riescono a recuperare dal loro lavoro. Si dice, e non a torto, che i tempi delle vacche grasse siano finiti!
In quello stesso supermercato dove Fedez e la Ferragni hanno festeggiato, come in ogni supermercato d’Italia, c’è il bisogno:
nei generi alimentari le persone – dignitosamente normali – vedono le loro necessità, quelle che ogni giorno dobbiamo pagare (anche a caro prezzo) per mangiare e per far mangiare i nostri figli.
C’è il costoso latte in polvere per i neonati, c’è lo zaino più bello per la scuola ma proprio quello che non ci possiamo permettere, c’è la pasta in offerta e la carne, c’è l’olio che ha un peso economico specifico sulla spesa familiare. Insomma tutto quello che si muoveva intorno a Fedez e alla Ferragni non era il solito “spreco televisivo”, rappresentava, invece, un assalto irrispettoso a quella realtà comune con cui faticosamente si ha a che fare tutti i giorni.
Moltissime mamme come me hanno un budget medio di spesa settimanale e un panettone preso a calci, nella nostra mente di lavoratrici a mille euro al mese o giù di lì, si traduce irrimediabilmente in una cifra di quel budget. Fedez prenderebbe a calci un CD musicale che gli piace e che rispetta? Forse no, forse nel suo cuore quel gesto avrebbe un effetto di “violazione” simile a quello percepito dall’opinione pubblica dinnanzi allo spreco di cibo.
Ma cosa c’entrano gli assistenti sociali per togliere il figlio a Fedez?
Niente! Nulla è la sola risposta logica, come squallide e inutili sono le minacce e le critiche violente. La rete concede all’utente due meravigliose armi: non seguire più ed esprimere civilmente la propria opinione.
Fedez si è difeso elencando altri casi in cui si è fatto spreco del cibo in TV; per parte mia ritengo che se ne faccia spreco tutti i giorni in diversi contesti e in diversi modi, tuttavia ribadisco che è stata la violazione di un luogo “sacro” a rendere il messaggio fastidioso. E’ stato toccato un nervo scoperto di un’Italia che va verso l’impoverimento.
Chi no ha gradito, nemmeno a me è piaciuto, è libero di farlo notare nei limiti del corretto interloquire civile e lasciando la responsabilità genitoriale da parte. Chi non voglia più seguire le avventure social, in questo caso anche troppo social della coppia, ha a sua disposizione la possibilità del dislike, ovvero del non mi piace più.
L’eccesso di condivisone social ha i suoi limiti e induce in trappole inattese. Certamente la peggiore delle trappole è esprime il proprio mondo seguendo la propria immaginazione, senza, cioè, una prognosi sull’impatto mediatico delle azioni, delle circostanze e delle condizioni condivise pubblicamente. Insomma, “vivere social” a webcam sempre ON non è completamente un bene!