Fin dove può spingersi un essere umano?
Fin dove può arrivare pur di ottenere il proprio scopo?
Leggendo quanto accaduto a Mara Cristiana Ribeiro, una 23enne incinta di 8 mesi e mamma di una bambina di un anno, ci si rende conto di come, sempre più spesso, la realtà possa arrivare a superare la fantasia, per quanto macabra ed orrenda essa sia.
23enne incinta uccisa e sventrata per rubarle il bebè.
Il corpo esanime di Mara Cristina Ribeiro da Silva, la 23enne incinta, è stato ritrovato in una foresta di João Pinheiro, città brasiliana situata a nord-ovest dello Stato del Minas Gerais, lo scorso martedì 16 ottobre. La giovane aveva un filo metallico attorno al collo ed il ventre tagliato.
Ad ucciderla una sua amica, la 40enne Angelina Ferreira Rodrigues, che ha confessato l’omicidio escludendo solo in un secondo momento un diretto coinvolgimento del marito e di terze persone.
La polizia è riuscita a scoprire l’agghiacciante e orrendo delitto solo dopo che Angelina si era recata insieme al neonato all’ospedale Santa Casa di João Pinheiro lo scorso lunedì 15 ottobre.
Giunta al nosocomio, la donna, che appariva molto nervosa, aveva dichiarato ai medici di aver appena partorito, tuttavia il suo continuo rifiuto ad effettuare una visita ginecologica, unitamente al fatto che riusciva a camminare in modo normale, hanno insospettito i sanitari che hanno così allertato la polizia.
Una volta arrivati in ospedale, i militari hanno convinto la donna a farsi visitare; messa alle strette, la signora Rodrigues ha confessato di non essere la madre del piccolo ma che quest’ultimo apparteneva ad una sua amica, una 23enne incinta, già mamma di una bambina di 1 anno, di cui si erano perse le tracce.
La donna ha raccontato alla polizia di aver ricevuto il neonato da un’altra persona, una donna con la quale la 23enne incinta aveva appuntamento nel quartiere Bairro Água Limpa. Dopo averla accompagnata sul luogo dell’incontro, Angelina ha affermato di aver visto le due donne uscire e, 25 minuti dopo, veder tornare solo la 40enne con il neonato che doveva essere portato immediatamente in ospedale.
Ritrovatasi il bambino tra le braccia, la Rodrigues avrebbe chiamato il marito e si sarebbe recata al nosocomio più vicino.
Condotta poi alla centrale di polizia insieme al consorte, la donna ha in seguito rilasciato una seconda dichiarazione nella quale confessava di aver commesso da sola l’atroce e folle delitto della 23enne incinta, escludendo così il coinvolgimento del marito e di una terza persona.
Sul quotidiano locale Globo si legge:
“Ha confessato di aver attirato la 23enne incinta ai margini della BR-040, di averla drogato con l’alcol, di averla appesa con un filo metallico legato al collo e di aver aperto il suo ventre per prendere il neonato”.
Una volta appresa la verità, la polizia è riuscita a trovare il corpo senza vita della giovane mamma.
23enne incinta uccisa: si sospetta la premeditazione.
Intervistata dal succitato giornale locale, la zia della 23enne incinta uccisa, ha rivelato che la signora Rodrigues si era avvicinata ancor più alla nipote sin da quando aveva scoperto la sua seconda gravidanza:
“La donna ha sempre sognato di avere una bambina e quando ha visto che mia nipote era rimasta incinta ha iniziato ad offrirle aiuto. Le ha prestato il denaro per l’ecografia e ieri ha detto che avrebbe comprato il corredo per aiutarla”.
È possibile che il desiderio di un figlio l’abbia spinta a compiere quell’orribile ed atroce delitto?
Secondo l’ufficiale Carlos Henrique Gomes Bueno, la polizia ha stabilito che la donna soffre di un disturbo mentale, nonostante ciò gli agenti sono convinti che non abbia agito da sola.
La coppia è trattenuta nel carcere di João Pinheiro dalla notte di martedì 16 ottobre, giorno del ritrovamento del cadavere della 23enne incinta. Entrambi sono accusati di omicidio di primo grado (reato per il quale rischiano una pena di oltre 13 anni) e di aver cercato di far riconoscere come proprio il figlio di un altro (in Brasile questo è considerato un crimine contro la famiglia), reato la cui pena prevede un massimo di 6 anni di reclusione.
Il neonato è stato riferito all’Hospital São Lucas dove è attualmente ricoverato nell’unità di terapia intensiva neonatale con un quadro clinico stabile.
Di lui, nonché della sorellina maggiore, si prenderanno cura il padre e gli altri parenti della 23enne incinta uccisa.
Fonte: Globo
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