La proposta della legge Pillon e le novità che hanno acceso l’opinione pubblica
La legge Pillon ha dato modo di parlare di sé anche in termini piuttosto accesi. Vitadamamma ha cercato di capire quali cambiamenti porterà se e quando verrà approvata e quali sono le preoccupazioni e gli entusiasmi che questo disegno ha provocato.
Le ragioni dietro la legge Pillon
Il disegno della legge Pillon esordisce proprio specificando scopo e criteri dietro a questo progetto. Si legge l’intenzione di rimettere famiglia e genitori al centro; di restituire ai genitori il diritto di decidere sul proprio figlio e limitando l’intervento del giudice ai soli casi in cui non vi sia accordo tra mamma e papà oppure se le decisioni prese siano contrarie all’interesse del minore.
Sono quindi descritte modalità e nuovi ruoli che permettono un miglior confronto tra i genitori. Ci si propone inoltre di salvaguardare l’”equilibrio tra entrambe le figure genitoriali e tempi paritari” seguendo le linee guida europee “al fine di garantire ad ogni genitore il diritto di essere informato e di partecipare alle decisioni importanti per la vita e lo sviluppo del loro figlio, nel miglior interesse di quest’ultimo…”
Il terzo criterio per la legge Pillon riguarda il mantenimento economico dei figli e spinge verso “una forma diretta, possibilmente individuando costi standard e capitoli di spesa. In questo punto è stato anche sottolineato come l’assegnazione della casa familiare sia motivo di maggiore conflitto negli accordi di separazione.
La quarta e ultima ragione su cui si basa la legge Pillon è la lotta all’alienazione parentale, cioè alla possibilità che un genitore possa influenzare il minore nella relazione con l’altro violando così i cosiddetti diritti di relazione.
È grazie al godimento del diritto ad avere relazioni con i propri familiari che le persone possono, nel contempo, esercitare i doveri legati al «fare famiglia».
Le novità dentro la legge Pillon
Tra gli scopi della legge Pillon vi è dunque quello di evitare per quanto possibile il tunnel giudiziario predisponendo degli strumenti che permettano il confronto e l’accordo tra i genitori senza l’intromissione del giudice.
In quest’ottica diviene così obbligatoria la figura del mediatore familiare: una terza persona che tenterà di far arrivare i due genitori ad un accordo. Tra le caratteristiche di questo ruolo sono elencati i requisiti, l’obbligo del segreto professionale (quel che accade con il mediatore non arriverà al giudice, a meno che non ci sia consenso di entrambi) i compiti del mediatore e la durata della mediazione, non superiore ai sei mesi.
Viene sottolineata l’importanza e l’obbligatorietà del piano genitoriale, cioè un accordo tra genitori che si impegnano a soddisfare al meglio i bisogni dei figli. Deve essere scritto e presentato a termine della mediazione. Se non viene rispettato da uno dei due genitori la legge Pillon prevede una figura di aiuto che si chiama coordinatore genitoriale che permette a madre e padre di superare “eventuali ostacoli al corretto e sereno esercizio della cogenitorialità assistendo i genitori nell’attuazione del piano genitoriale, monitorandone l’osservanza e risolvendo tempestivamente le controversie.” Anche questa è una figura professionale che deve avere determinati requisiti (e ovviamente una parcella).
Viene inserito nella legge Pillon il principio della doppia residenza o del doppio domicilio dei figli, “limitando le eccezioni ai casi di abuso o di negligenza verso un minore, o di violenza domestica”.
Ogni figlio di genitori separati avrà così due indirizzi dove dovranno arrivare le comunicazioni di tutto ciò che riguarda le attività del figlio, come la scuola, le attività extrascolastiche, ecc..
I bambini dovranno passare tempi paritari con entrambi i genitori con un minimo di 12 giorni al mese, compresi i pernottamenti. In casi eccezionali il giudice può prevedere un recupero nei periodi festivi.
Si presenta anche come innovativa la forma di mantenimento diretto: se la legge Pillon dovesse essere approvata così com’è non esisterà più un assegno di mantenimento forfettario e cumulativo. Nel piano genitoriale dovranno infatti essere evidenziati i capitoli di spesa e chi si occuperà di ogni singola voce. Ogni genitore sarà dunque chiamato a pagare direttamente le categorie che gli spettano calcolati in base a tabelle di costi ancora da definire e tenendo conto delle risorse economiche del genitore. Viene di conseguenza proposta l’eliminazione del reato penale, aggiunto recentemente nella legislazione, per quanto concerne il mancato mantenimento. Sempre per quanto riguarda l’aspetto economico se la casa di famiglia è cointestata o di proprietà del genitore non residente, chi ci abita è tenuto a versare al ex partner “un indennizzo pari al canone di locazione computato sulla base dei correnti prezzi di mercato”, cioè un affitto per l’utilizzo di una proprietà altrui.
Per quando riguarda invece la lotta all’alienazione parentale da parte di uno dei genitori contro l’altro, la legge Pillon prevede l’ascolto del bambino almeno dodicenne o comunque capace di discernimento davanti ad un esperto e videoregistrato solo quando strettamente necessario. Inoltre in caso di richiesta di affidamento esclusivo da parte di uno dei genitori “manifestamente infondata” il giudice può attuare tutti i provvedimenti previsti nel caso di condotta pregiudizievole: ad esempio può disporre l’inversione della residenza abituale presso l’altro genitore, può limitare la permanenza presso il genitore inadempiente o può disporre infine il collocamento del minore in una struttura specializzata per un tempo non superiore ai due anni in cui madre e padre dovranno impegnarsi per riacquisire la capacità genitoriale.
“Deve altresì essere posta in essere ogni misura idonea e opportuna per il recupero della capacità genitoriale dei genitori del minore, favorendo il reinserimento immediato in famiglia non appena possibile».
Le preoccupazioni davanti alla legge Pillon
Le preoccupazioni e le risposte in toni anche piuttosto accesi che la legge Pillon ha suscitato riguardano diversi aspetti.
In un articolo di Repubblica si legge come Gloria Soavi, presidente del Coordinamento italiano per i servizi maltrattamento all’infanzia (Cismai), sia preoccupata di come i bambini rischino di essere considerati alla “stregua di beni materiali”.
“La divisione a metà del tempo e la doppia residenza dei figli ledono fortemente il diritto dei minori alla stabilità, alla continuità e alla protezione, per quanto possibile, dalle scissioni e dalle lacerazioni che inevitabilmente le separazioni portano nella vita delle famiglie.”
Inoltre esprime preoccupazione davanti al concetto che se il bambino si rifiuta di vedere uno dei due genitori, questa sia manifestazione esclusiva di un condizionamento da parte dell’altro genitore.
“Il minore ha il diritto di rifiutarsi di mantenere un rapporto con un genitore che sia in vario modo inadeguato o lo abbia esposto a situazioni di violenza domestica”.
Altre preoccupazioni infatti riguardanti la legge Pillon riguardano infatti la sicurezza delle donne e dei bambini in caso di violenza domestica. L’obbligatorietà della mediazione e il pensiero di poter perdere l’affido dei propri figli in caso di violenza potrebbe essere un deterrente che spinge le vittime a non denunciare le violenze subite dal partner o dall’ex partner.
È palese inoltre che la legge Pillon aumenti i notevolmente i costi della pratica di separazione: mediatore, coordinatore, avvocati sono tutti professionisti che presenteranno una parcella che verrà pagata al 50% delle parti. Il costo eccessivo potrebbe essere visto quindi come ostacolo alla separazione.
Manuela Ulivi, avvocato milanese, mette in luce un altro problema: “Il mantenimento diretto fa passare l’idea che ogni genitore possa dare al figlio pari tenore di vita. Ma sappiamo bene che non è vero: sono le donne a lasciare il lavoro quando nasce un figlio, sono loro che vengono penalizzate nel fare carriera e sono sempre loro a guadagnare di meno. Una mamma difficilmente riuscirà a dare al figlio lo stesso stile di vita che gli garantisce il padre. E cosa succede se non lo fa? Che rischia di perdere l’affidamento.”
Quindi una legge ricca di innovazioni che però non tiene conto della realtà della società italiana. Una società in cui oltre a non esserci parità economica di genere, manca anche la medesima considerazione per i ruoli di padre e madre, basta pensare che per i neo papà è previsto un congedo di paternità di soli 4 giorni.
Di fronte alla valanga di critiche e preoccupazioni e la grande mobilitazione di moltissime associazioni e anche della rete, i legislatori hanno accettato che la legge Pillon venga valutata anche da team di esperti e si cercherà anche di ascoltare le ragioni di chi si oppone all’approvazione di tale decreto e ne chiede il ritiro.
Si tratta di un passo indietro per l’approvazione della legge Pillon , per la quale infatti non erano previste discussioni o modifiche.
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