Ogni neogenitore sperimenta quasi subito il bisogno di comprendere il figlio: “Come capire se il noeonato ha fame, sonno, caldo o freddo, se ha le coliche o è sazio?”
Sono questi alcuni dei dubbi più ricorrenti tra le mamme e i papà.
Qui ci occuperemo dell’appetito del neonato esaminando il pianto e gli atteggiamenti del corpo.
Diciamo subito che il pianto è la lingua del neonato, ovvero il suo primo e più generale strumento di espressione e comunicazione, e i genitori ne sono sempre più consapevoli.
Se da un lato le mamme e i papà moderni prestano attenzione alla comprensione dei segnali manifestati dal bebè (al pianto come agli atteggiamenti fisici), dall’altro nessuno più nega che il neonato nasca già con un bagaglio di sensazioni e reazioni personali accumulato durante i nove mesi in utero.
Come capire se il neonato ha fame attraverso il pianto.
Ci sono bambini che piangono poco e altri che piangono molto, tuttavia è assolutamente normale che i bambini piangano. L’assenza di pianto può essere persino un segnale preoccupante.
Il bimbo, meravigliosamente appena nato, deve adattarsi a una diversa vita e il pianto gli permette di manifestare una reazione a stimoli e esigenze. Anche mangiare è un’esigenza primaria: ecco spiegato perché il bebè piangerà anche quando avrà fame.
Gli “studiosi del pianto del neonato” sostengono che il pianto da fame ha una peculiarità: sarebbe “preceduto da un groviglio in gola che può essere scambiato per un colpo di tosse” (Citazione da L’ABC della Psicologia dei Bambini – Sprea Editori).
Da mamma ritengo che, per distinguere i bisogni fisiologici del bambino, sia più facile identificare i segnali fisici che accompagnano il pianto.
Come capire se il neonato ha fame attraverso i segnali del corpo.
Gli esperti li chiamano “schemi di comportamento del neonato“, altro non sono che quegli atteggiamenti fisici che rivelano un bisogno del bebè, comunemente si associano, appunto, al pianto.
Il neonato che ha fame, oltre a piangere, si succhia le labbra, arriccia la lingua e avvicina le manine alla bocca.
Rispetto alle manifestazioni di fame del bebè, il consiglio è quello di assecondarle sempre: cosiddetto allattamento a richiesta. Rispetto all’allattamento a schemi orari (per esempio ogni tre ore), le poppate a richiesta consentono l’autoregolazione del neonato.
Non tutte le mamme sanno che il bisogno di fame insoddisfatto prolungatamente comporta un rischio: dopo aver desiderato la poppata lungamente, il neonato non allattato a richiesta può mangiare con foga incamerando anche molta aria e ciò massimizza l’esposizione alle coliche.
Fonte immagini it.123rf con licenza d’uso – Id Immagine: 42714382