È corretto utilizzare il termine setta quando si parla del movimento religioso dei Testimoni di Geova?
Questa domanda è divenuta nel corso degli anni oggetto di diverse discussioni e controversie sulle quali ancora oggi non è possibile porre la parola fine. Vediamo insieme perché.
I Testimoni di Geova sono una setta: vero o falso.
Per cercare di comprendere meglio il quesito qui sopra proposto, è importante chiarire il concetto di setta.
Ad approfondirlo in modo esaustivo è uno scritto presente su un blog creato da un ex Testimone di Geova allo scopo di “analizzare gli insegnamenti dei Testimoni di Geova in chiave critica, per evidenziare gli errori e le contraddizioni presenti nelle dottrine e nella prassi di questo gruppo”.
Qui viene specificato che il termine setta, che deriva dal latino secare, che significa tagliare o dividere, può avere due diverse interpretazioni:
- Indicare come setta un gruppo ristretto di persone che si sono distaccate da una chiesa o religione già esistente. In questo caso tale termine non sempre può essere utilizzato in modo negativo;
- Indicare come setta un gruppo che crea una “divisione” tra coloro che vi aderiscono e il mondo esterno. In questo caso, che poi è quello più comune ed ha connotazioni negative, si viene a creare una sorta di muro ideologico e psicologico tra chi appartiene al gruppo religioso e chi non ne fa parte.
Ma quali sono le caratteristiche che ci permettono di classificare un gruppo religioso come setta nella sua accezione più negativa? Eccole spiegate in 8 punti chiave:
- Controllo totale dei propri membri: le guide spirituali di una setta tendono ad imporre la propria autorità e rappresentano in un certo qual modo la “legge” del gruppo religioso. Presentandosi inizialmente come “guide”, fanno in modo che gli adepti riconoscano un’unica e sola verità, ossia quella che professano e che impongono ai propri associati. Non è consentito avere dubbi o un pensiero autonomo, e di conseguenza mettere in discussione la verità del loro Dio;
- Pressione psicologica: al fine di ottenere la fedeltà ma soprattutto il controllo dei propri membri, le guide delle sette esercitano una vera e propria pressione psicologica sugli adepti. Il pensiero di questi ultimi viene condizionato attraverso il senso di colpa, le minacce di un castigo divino in caso di disobbedienza alle loro regole, eventuali pressioni da parte del resto del gruppo finanche il totale isolamento dell’individuo stesso, costretto ad interrompere i rapporti con amici e parenti che non appartengono alla setta;
- La chiesa prima di tutto: in una setta vengono imposte ai membri che ne fanno parte regole e divieti molto rigidi che interessano vari aspetti della loro vita (abbigliamento, rapporti con gli altri, in particolar modo con il sesso opposto, etc.). In breve, l’esistenza degli associati ruota attorno alle attività che la loro chiesa richiede, anteponendo quest’ultima alle esigenze del singolo individuo o a quelle familiari;
- Modificare il significato delle parole: in una setta il significato di alcuni termini, soprattutto quelli tratti dai testi sacri come la Bibbia, può essere distorto al fine di adattare gli stessi al proprio credo religioso. Ciò permette alle guide spirituali di riuscire a manipolare il pensiero dei propri adepti rendendolo più affine al loro;
- Condannare tutte le altre chiese: un gruppo religioso definito setta in modo negativo indica come appartenenti al sistema satanico, e quindi contrarie a Dio, tutte le altre chiese indistintamente;
- Persecuzione: ogni intervento negativo, critica o contestazione nei confronti della propria chiesa, considerata unica detentrice di verità, viene interpretata dagli adepti della setta come una forma di persecuzione verso di loro, nonché come ulteriore conferma della loro valenza;
- Reclutare i soggetti più deboli e facilmente manipolabili: l’attenzione dei membri di un dato gruppo religioso, nello specifico coloro che sono incaricati di reclutare altri associati, tende ad orientarsi sui soggetti più deboli, come ad esempio i giovani. Questi infatti sono considerate persone insicure ed immature e per tale motivo maggiormente attratte da chi offre loro una miglior sicurezza e stabilità, soprattutto emotiva;
- Paura dell’abbandono: il senso di colpa, l’isolamento punitivo e la promessa di un castigo di Dio ogni qualvolta si contravviene alle regole della setta fanno sì che nei membri cresca la paura di abbandonarla pur avendo maturato dei forti dubbi nei confronti della stessa.
Leggendo le caratteristiche qui descritte, o ascoltando le testimonianze di ex associati reperibili anche sul web, verrebbe spontaneo associare alcuni dei suddetti punti non solo ai Testimoni di Geova ma anche ad altri movimenti religiosi.
Ma chi sono i Testimoni di Geova?
Li si incontra per strada o bussano alle nostre case, spesso camminano in coppia, persone educate, sorridenti e sempre ben vestite che diffondono le loro conoscenze ed il loro credo distribuendo riviste da loro stessi redatte, Torre di Guardia e Svegliatevi, e ponendo diverse domande agli interlocutori.
In pochi sanno che questa società religiosa in origine fu chiamata “Studenti Biblici”. Fondato da Charles Taze Russell nel 1870, in Pennsylvania, come gruppo di studio della Bibbia, ritenuta l’unica e più importante fonte della parola di Dio, il movimento prese il nome di Testimoni di Geova solo nel 1931.
Secondo l’ultimo rapporto del movimento religioso, nel 2017 i Testimoni di Geova presenti nel mondo erano 8.457.107, un numero che sembra destinato a crescere data la risultanza degli anni precedenti (nel 2016 erano 8.340.847).
Tornando alla domanda posta in apertura di articolo, gli stessi Testimoni di Geova respingono ogni possibile riferimento al termine setta chiarendo che:
“No, noi Testimoni di Geova non siamo una setta. Piuttosto, siamo cristiani e facciamo del nostro meglio per seguire l’esempio e gli insegnamenti lasciati da Gesù Cristo. Non siamo una setta pericolosa, anzi pratichiamo una religione che reca beneficio a noi stessi e ad altri. Per esempio la nostra opera ha aiutato molti a liberarsi da tossicodipendenza, alcolismo e altri vizi. Inoltre, grazie a corsi di alfabetizzazione, insegniamo a migliaia di persone in tutto il mondo a leggere e a scrivere. Partecipiamo a operazioni di soccorso in caso di calamità. Proprio come comandò Gesù, facciamo del nostro meglio per aiutare gli altri”.
Di parere contrario invece è Emanuele Nacci, avvocato e professore di diritto pubblico, oggi ex Testimone di Geova e presidente del gruppo “Shalom” di Bari, associazione che si occupa di sostenere psicologicamente coloro che sono riusciti ad uscire o si sono allontanati da sette o da movimenti religiosi così detti “alternativi”.
“Sono una vera setta che plagia le coscienze di molte persone e ne condiziona la vita, fino al punto di sfasciare famiglie e creare dipendenza psicologica. Ho sperimentato sulla mia pelle cosa vuol dire l’ostracismo praticato senza pietà nei confronti di chi si dissocia dalle loro dottrine”.
Era il gennaio del 2013 quando Nacci rilasciava la sopra citata intervista alla testata giornalistica online Barinedita, rivelando al giornale che la figlia faceva ancora parte dei Testimoni di Geova e di non poter avere contatti con lei.
Ai membri del movimento religioso è infatti assolutamente vietato avere qualunque tipo di contatto, anche solo un saluto, con i membri dissociati, anche se appartenenti alla loro famiglia.
Come Emanuele Nacci, altri che hanno vissuto quella realtà hanno descritto e continuano a descrivere i Testimoni di Geova come una setta, mettendo fortemente in discussione gli insegnamenti dati all’interno di quello specifico gruppo.
Non sono d’accordo coloro che ne fanno parte che continuano ovviamente a respingere ogni accusa di questo genere.
E tu, che idea ti sei fatto al riguardo?
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