Vittimismo e propensione al lamento; tendenza a guardare con sospetto chiunque non assecondi i suoi comportamenti; assoluta assenza di autocritica; spiccata negatività; estrema diffidenza; ipercriticità verso gli altri, mai verso se stesso; tendenza al controllo sulle persone, oltre che sulle cose; insoddisfazione cronica e sfiducia nella vita; aperta negazione dei suoi stessi problemi, sono questi i sintomi della sindrome di Calimero.
La sindrome di Calimero è quella condizione vittimista che spinge l’insoddisfatto e il negativo a trascinare chiunque gli orbiti intorno nel suo triste grigiore.
Codificata dallo psicoanalista francese Saverio Tommasella, questa patologia interessa tutti coloro i quali si atteggiano a vittime della vita senza ammettere mai le proprie responsabilità rispetto alle circostanze in cui “cadono”.
Calimero, il pulcino piccolo e nero, cadde nel fango, divenne così tanto nero da essere irriconoscibile, persino la sua mamma non lo riconobbe più. Da quel momento il piccolo pulcino visse una vita di disavventure e soleva ripetere a se stesso:”Qui tutti ce l’hanno con me perché sono piccolo e nero”.
Come si comporta chi è affetto dalla sindrome di Calimero?
In apparenza il Calimero di turno è solo e indifeso, siccome è solito raccontare le sue disgrazie, appare come uno sfortunato, se non un “perseguitato dalla vita”. Di fatto, però, le cose non stanno così, chi soffre di questa sindrome è fondamentalmente un passivo del dolore e dell’insofferenza, è cioè una persona che non reagisce alle avversità né cerca il modo di liberarsene o, quantomeno, di stare meglio.
Tristemente il Calimero genitore trasmette questa insofferenza, passività e angoscia anche sui figli, non risparmia loro l’atteggiamento vittimista e negativo.
Colui che soffre della sindrome di Calimero tende a spostare il proprio dolore e il proprio malessere sugli altri coinvolgendoli nel suo stesso disagio. Diventa sovente un manipolatore e si oppone a chiunque lo avversi, anche se semplicemente viene stimolato a reagire per stare meglio.
Chi è affetto dalla sindrome di Calimero pensa di avere un credito da riscuotere dalla vita, crede che il destino gli sia debitore per le sue sventure e presenta il conto a chiunque.
Approfittatori, lamentosi, inconsolabili, sempre pronti a ricevere aiuto ma mai capaci di ricambiare, sono così i Calimeri. Spesso nascondono il loro volto da manipolatori dietro maschere pietose da persone sfortunate e bisognose d’appoggio.
Le origini di questa situazione patologica vanno ricercate prevalentemente nell’infanzia, posto che la sindrome di Calimero ha poi, nel corso della vita, delle condizioni scatenati:
spesso chi ne soffre è stato un bambino poco amato o con condizioni familiari difficili.
Poi, nel corso della vita, la sindrome di Calimero esplode dinnanzi alle difficoltà dell’esistenza, pur restando il risultato della sedimentazione di una mancanza antica di amore e condivisione. I Calimeri mancano di punti di riferimento affettivi e per non essere ancora feriti vogliono gestire tutto ciò che incide su di loro, anche le persone che li circondano.
I sintomi della sindrome di Calimero:
Chi soffre della sindrome di Calimero è un vittimista che si lamenta continuamente senza mai ammettere alcuna responsabilità personale. Tal volta può essere irascibile e avere scatti d’ira o sbalzi d’umore, ciò prevalentemente quando nessuno gli consente di sfogare la sua frustrazione.
Il soggetto affetto da sindrome di Calimero ha costantemente bisogno di un capro espiatorio perché non ammette mai di avere alcuna colpa personalmente.
E, per di più, racconta sovente le proprie disgrazie a tutti, come se il suo stato fosse un vanto.
Il vero Calimero è ipercritico con gli altri, questo lo aiuta a giustificare se stesso e, così, chi lo guarda dall’esterno finisce col trovarlo supponente. Per parte sua è diffidente e si altera ogni qual volta gli viene mossa una critica, è incapace di ricevere il diniego degli altri men che meno di giudicare oggettivamente le posizioni avverse. Tendenzialmente non si fida di nessuno, agisce come se la verità gli appartenesse incondizionatamente.
L’assenza totale di autocritica determina un rifiuto netto della propria realtà, di fatto chi è affetto dalla sindrome di Calimero nega completamente di avere un qualsivoglia problema e pertanto rifiuta in radice anche solo la possibilità di lasciarsi aiutare.
Comunemente i Calimeri tendono ad esercitare un controllo manipolatorio sugli altri, vogliono gestire situazioni ed emozioni secondo i loro bisogni perché vivono ogni cosa e ogni momento con assoluto egoismo, si sentono sempre al centro del mondo.
Come si può vincere il giogo emotivo della sindrome di Calimero?
Chi ne è affetto nega di avere un problema e questo è di per sé un nodo importante del disagio che questa sindrome ingenera anche a livello familiare.
Di fatto il soggetto affetto dalla sindrome peggiora se viene circondato da persone accondiscendenti, se nelle sue elucubrazioni mentali non viene accompagnato alla cognizione oggettiva e ragionata della realtà.
Chi sta accanto a un Calimero deve fargli domande mirate che riguardino i suoi sentimenti e i suoi comportamenti, deve impedirgli, anche a costo di litigare, di travisare la realtà e deve condurlo a ragionevolezza.
E’ ingiusto che chi soffre della sindrome di Calimero si approfitti del prossimo, pertanto chi si sente sfruttato da un soggetto con una sintomatologia simile a quella descritta dovrebbe prendere le distanze, smettere di osservare la situazione con occhi pieni di pietà e soprattutto non assecondare più comportamenti auto-commiserativi.
Alla sindrome di Calimero Saverio Tomasella ha dedicato un libro.
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