Sono otto le condizioni, i comportamenti e gli istinti che favoriscono l’esaurimento nelle mamme stanche e nervose:
- giudizio degli altri, a cui corrispondono tutti quei comportamenti sociali messi in atto per apparire brave, perfette, serene e pienamente aderenti ai modelli conformi alle aspettative comuni;
- emozioni negative scatenate dall’ansia, dallo sconforto o dalla paura di non essere all’altezza;
- conflitti familiari, spesso si ingenerano conflitti educativi e di gestione delle dinamiche di coppia e di famiglia (ciò prevalentemente avviene tra marito e moglie ma può accadere anche tra genitori e nonni);
- conflitti interni che esplodono soprattutto quando le cose della vita vanno diversamente dalle nostre aspettative e dai nostri progetti;
- difficoltà a eleggere i valori primari della famiglia, questo avviene sovente quando gli stimoli ideali dei figli configgono con quelli dei genitori;
- stanchezza;
- retaggi del passato;
- difficoltà a conciliare i tempi del lavoro con i bisogni familiari.
La psichiatra e esperta di puericultura Francoise Dolto ha scritto: “
Quando i genitori sono vivi, felici e allegri e trattano il figlio come una persona umana non hanno motivo per essere ansiosi e insicuri”. Così, in una massima approssimazione, le mamme stanche e nervose potrebbero risolvere i loro problemi trattando i figli come “persone umane”, ma cosa vuol dire questo?
In realtà vuol dire tutto: equivale, infatti, a spogliarsi da sovrastrutture educative riconoscendo al bambino e al ragazzo la sua specialità.
Proprio tenendo conto dell’inutilità di qualsivoglia sovrastruttura o canone socialmente imposto, vogliamo esaminare – dal punto di vista delle donne – le diverse condizioni, i comportamenti e gli istinti che favoriscono l’esaurimento delle mamme stanche e nervose:
Il giudizio degli altri è un fattore che pesa grandemente sulle mamme stanche e nervose.
La società contemporanea è altamente stereotipata e ci ha abituato a dei modelli, spesso a dei modelli di perfezione, a cui ciascuno di noi si sente obbligato ad aderire.
Dovremmo tutti imparare che la serenità è una scelta di vita che nasce da un approccio personale e intimo all’esistenza e parte dall’adesione a dei valori importanti (o meglio a quei valori che personalmente vengono considerati come importanti). Pertanto ciascuno di noi dovrebbe sforzarsi di essere felice, di scoprire il proprio equilibrio in armonia con se stesso e senza forzature sociali.
La paura di non essere all’altezza del proprio ruolo aggrava lo stress delle mamme stanche e nervose.
Care mamme, sappiate che non esiste un ruolo prescritto, stereotipato, già disegnato e nemmeno esiste un copione già dettagliato: la maternità è la manifestazione di un’unica emozione che si chiama amore. A ciascuno di noi spetta il diritto di coniugare l’amore in base alla propria sensibilità e al proprio modo di essere.
Va detto che nella paratia quotidiana la paura di non essere abbastanza brave come madri e compagne è un derivato del giudizio altrui, non di rado la non appropriatezza è una sensazione -vittimista e colpevolizzante – scaturente dagli sguardi degli altri, dagli atteggiamenti impertinenti e dai tanto invadenti consigli non richiesti.
Abbiate cura di ascoltare solo il vostro cuore.
Stanchezza, stress e ansia discendono spesso da conflitti familiari.
Il disaccordo tra coniugi, tra mamma e suocera, tra papà e suocera, tra cognate e cognati è spesso origine e causa di condizioni psicologiche complesse, ciò ingenera stati di ansia, ira repressa, fatica nella comunicazione familiare.
Le famiglie che soffrano di problematiche simili dovrebbero imparare a rendersi più autonome, stringendo alleanze chiare tra moglie e marito, stabilendo delle regole di convivenza non derogabili e incontrandosi in un dialogo che sia aperto al compromesso.
Avere difficoltà a eleggere i valori primari della famiglia significa essere incapaci di stabilire un preciso ordine di priorità ideali a cui ispirare il proprio operato come genitori e verso cui orientare i figli.
L’educazione dei figli non è sempre uguale e nemmeno è sempre facile. Esiste un’età in cui i bambini meritano di essere considerati ragazzi e già tra i 9 e i 10 anni sono preadolescenti, è questa l’età in cui è più difficile avere ideali comuni e condivisi. Il progetto benefico e positivo di appartener tutti, come famiglia, a uno stesso ideale è figlio di due cose: dialogo e esempio.
Perciò, se veramente volete ispirare i vostri figli ad un bene superiore e ideale, è indispensabile che siate incarnazione rale e concreta di buon esempio.
Stanchezza e difficoltà a conciliare i tempi del lavoro con le esigenze familiari sono aggravanti dello stress delle mamme.
Tutte le mamme stanche e nervose pagano il prezzo dell’affaticamento. In realtà, sopratutto per le mamme che lavorano, è molto complicato trovare degli spazi personali e defaticanti, dei varchi dentro il vortice del “da farsi perenne”.
Sarebbe bene avere un hobby a cui dedicare uno spazio stabile; sarebbe giusto avere del tempo per sé, anche solo il tempo di un caffè con le amiche o le colleghe; sarebbe proficuo alleggerirsi nelle faccende di casa e nell’accudimento dei figli possibilmente anche delegando a qualcuno alcune attività, magari le più pesanti ed onerose (in questo la divisione dei compiti familiari e l’aiuto dei nonni sono cose preziose).
Ogni mamma ha diritto ad un piccolo spazio per se stessa, questo non equivale ad amare meno i figli, significa solo concedere loro l’opportunità di crescere con una madre più rilassata, serena e felici.
I retaggi del passato in termini di memoria educativa possono rappresentare dei limiti alla serenità familiare.
Chi ha avuto un’educazione punitiva, per esempio, può tendere a reagire con violenza e ira ai capricci dei bambini non conoscendo i canali comunicativi e relazionali dell’educazione dialogante;
chi non ha beneficiato di un rapporto affettivo fatto di coccole e carezze può essere reticente ai badie agli abbracci;
chi è vissuto in una famiglia silenziosa può manifestare difficoltà al dialogo.
Quello che ciascun genitore deve imparare a fare è un esercizio di memoria:
ciascuno di noi deve riuscire a tornare bambino nei suoi pensieri recuperando i ricordi brutti e belli e, in questo modo, deve esaminare aspettative e desideri.
Questo sforzo di memoria diventa un’analisi del mondo attraverso gli occhi dei piccoli e aiuta a riflettere sui desideri dei bimbi facilitandone la comprensione.
Ciascuno di noi, come genitore, deve poi fare un atto di coraggio: è necessario scegliere che educazione si vuole dare ai propri figli emancipandosi anche dai retaggi sociali e familiari.
Quello che più conta è sforzarsi di comprendere i propri bambini, di scoprirli e assecondarne i desideri.
Così vista la posizione di Francoise Dolto assume un valore diverso, le mamme stanche e nervose potrebbero trovare giovamento in cose semplici come parlare, disinteressarsi ai giudizi altrui, stringersi nell’amore familiare, non trasportare sul figlio la proiezione dei propri desideri, ma imparare a scoprirlo per quel che è.
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