Si dice che ogni donna abbia dentro di se un forte istinto materno che la rende mamma prima ancora di esserlo.
Nonostante ciò, vi sono alcune donne che non riescono a vivere appieno le gioie della maternità, che non riescono a provare sin da subito quello sconfinato amore che esplode quando si trovano dinnanzi ad un test di gravidanza positivo oppure quando stringono per la prima volta tra le braccia il loro bambino.
Tina Medlock è una mamma che non ha vissuto quell’immediata e subitanea gioia ma si è innamorata di suo figlio Joseph poco alla volta, sorriso dopo sorriso, pianto dopo pianto, affrontando insieme a lui le grandi difficoltà che la vita ha riservato loro.
Tina Medlock: mamma scrive una lettera al figlio autistico.
Tina Medlock è una mamma di 43 anni originaria dello Yorkshire, antica contea inglese, che, dopo la diagnosi del figlio Joseph, che soffre di ASC (autism spectrum condition), ha deciso di aprire un blog nel quale racconta il loro viaggio ma soprattutto la loro verità sull’autismo mettendo in evidenza gli alti e bassi della loro quotidianità.
Schietta, sincera e a volte anche pungente, nella lettera che Tina Medlock ha dedicato a suo figlio, pubblicata nel giorno di San Valentino sulla pagina “Love What Matters”, non ha nascosto le difficoltà dell’essere madre, in particolare il non essere riuscita sin da subito ad amare suo figlio, vedendosi negare quella sconvolgente esplosione di gioia ed amore che travolge le neo mamme.
“Caro Joseph, vorrei dirti che mi sono innamorato di te nel momento in cui ho scoperto di essere incinta; non l’ho fatto. Vorrei dirti che ti ho amato dal momento in cui ho visto il tuo viso, i tuoi capelli castano scuro e l’intensa voglia sul tuo naso; non l’ho fatto. Ti volevo con tutto il mio cuore, eppure non ti ho amato con ogni centimetro di esso e non so perché”.
Nella sua accorata lettera, Tina Medlock racconta di come abbia dovuto faticare duramente per poter essere una mamma “degna” di questo nome. Si, perché quella mancata esplosione di gioia di maternità descritta su libri e riviste dedicate alle neo mamme, e raccontata da amiche e parenti, l’ha fatta sentire inadeguata, sbagliata, una mamma non mamma.
A tutto ciò si è poi aggiunta la diagnosi di ASC (autism spectrum condition) – condizione dello spettro autistico, da non confondere con ASD (disturbo dello spettro autistico) – una disabilità riguardante quella parte dello sviluppo che può influenzare il modo in cui una persona comunica e si relaziona con gli altri.
Le persone affette da ASC hanno infatti difficoltà ad interagire con gli altri mostrando un distacco o indifferenza nei confronti degli altri, resistenza al cambiamento, il non avere percezione del loro ruolo all’interno di un gruppo e non avere percezione del pericolo (fonte ASC).
“Il giorno in cui ti è stato diagnosticato l’autismo, ho pianto per quella che sembrava l’eternità. Non potevo immaginare come sarebbe stata la nostra vita. Ero addolorata per quel bambino che sentivo di non aver mai avuto il permesso di avere. Ero addolorata per l’infanzia che sentivo che non avresti avuto e ho pianto in modo incontrollabile per la paura per ciò che ti avrebbe portato l’età adulta. Sembrava che ti fosse negata l’opportunità di amare, vivere ed imparare ed io mi sentivo un po’ responsabile per ciò che eri”.
Il dolore raccontato da Tina Medlock era ed è soprattutto legato a quel bambino che Joseph sarebbe potuto diventare e che forse non potrà essere.
Eppure, nonostante le sue paure e le tante difficoltà incontrate durante il loro cammino, questa mamma ha saputo affrontare i propri demoni riuscendo a trovare un po’ di luce, e di pace, nei piccoli gesti quotidiani di Joseph, ma soprattutto in quei progressi che un occhio esterno non potrà mai percepire ma che risultano giganteschi ad un genitore come Tina Medlock.
“Quando sai che sono arrabbiata vieni verso di me e mi dici: ‘Sorridi, mamma’. E io rido. E quando fai quelle domande che tutti i genitori odiano, tipo ‘Siamo arrivati?’, quando il motore non è nemmeno partito, devo sopprimere le risate. Mi illumino di orgoglio quando mi dici cosa stai facendo o fai domande che abbiano un significato. E lo faccio perché ho un barlume di normalità. Provo a non dirlo ad alta voce o a non caricarlo di troppa speranza perché non so se si appianerà o se è davvero l’inizio di una ripida curva dello sviluppo”.
In questo duro ed impegnativo percorso sia Joseph che Tina Medlock sono riusciti a riscoprire l’amore, quell’incredibile legame che li ha uniti sin da subito ma che solo in quest’ultimo periodo si è palesato nei loro cuori.
Un amore che è sempre esistito dentro di loro ma, a differenza degli altri, aveva bisogno di qualcosa in più per poter esplodere.
“La verità, Joseph, è che mi ci è voluto un po’ per innamorarmi di te e di tutti i problemi con cui hai avuto a che fare sin da piccolo, mi ha fatto desiderare di proteggerti e amarti in un modo che non avrei mai immaginato. Mi dispiace non averti amato quando ho visto il tuo volto per la prima volta ma, giorno dopo giorno, il mio amore per te è cresciuto e io non solo ti amo, ma ti adoro con ogni centimetro del mio cuore”.
La lettera di Tina Medlock offre importanti spunti di riflessione sia per quei genitori che si sentono inadeguati e non alla pari con gli altri perché tardano ad innamorarsi dei loro figli (e capita più spesso di quanto si possa pensare), sia per chi ogni giorno affronta l’autismo e le piccole battaglie quotidiane che tale disturbo comporta.
Perché, come dice Tina, l’autismo “Non è qualcosa che possiamo battere ma possiamo superare molti dei problemi che porterà”.
Fonte: Lovewhatmatters – Josephamazingspectrumcoat – Facebook